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mercoledì 25 ottobre 2017

I CANNOLI ALLA CREMA PER L’MTCHALLENGE, CROCE E DELIZIA.

Delizia per gli occhi e per il palato. I cannoli sono uno dei simboli della nostra pasticceria. Sia che si tratti dei cannoli alla ricotta siciliani sia quelli piccolini di pasta sfoglia, ripieni di solito di crema pasticcera.
Nel vassoio di paste non mancano mai.
Sanno proprio di domenica, di pranzo in famiglia, di feste comandate.
Sono proprio questi cannolini piccoli che Francesca ci ha invitati a fare nella sua sfida dell’MTChallenge.



giovedì 1 dicembre 2016

BISCOTTI AL MIELE E CIOCCOLATO E I PREPARATIVI PER IL NATALE

Primo giorno di Dicembre.
Adesso si. Adesso posso finalmente scatenarmi con i preparativi per il Natale.
Io sono sempre un po’ restia a iniziare troppo presto e ultimamente c’è la tendenza di tirar fuori gli addobbi dell’albero mentre ancora si mettono via sdraio e ombrelloni.
Un filino presto. Forse si.
Io faccio la gnorri, la superiore, la snob, però poi in realtà inizio a pensare a cosa fare per rinnovare le decorazioni, a cosa cucinare per i vari pranzi e cene, a cosa regalare ad amici e parenti, cercando anche di ricordarmi cosa ho regalato l’anno precedente e cosa ho ricevuto per evitare figure barbine.
Diciamo che mi trattengo fino ai Santi, poi mi prende la sindrome dell’Elfo di Babbo Natale e  comincio a scartabellare libri e riviste di cucina e cucito.



lunedì 21 novembre 2016

TIRAMISÙ AL CIOCCOLATO E COGNAC PER MTCHALLENGE

Altra sfida, altra ricetta.
Dai piattini salati in stile catalano si passa al dolce più amato e conosciuto al mondo, tutto italiano: il Tiramisù.
Susy May ce lo ha proposto per la sfida di Novembre dell’MTChallenge in due versioni.
Una è quella originale: savoiardi, uova, mascarpone, zucchero, caffè e cacao, come lo conosciamo tutti, ma proprio tutti visto che è il dolce italiano più amato all’estero.
L’altra è molto particolare, nata dalla fantasia di Susy e dal suo amore per il cinema.
Un “tiramisù burlesque”, dedicato alla regina del burlesque, la sensuale Dita Von These.
E qui si arriva al succo della questione: per la gara bisogna fare si un tiramisù, ma anche dedicarlo a un film o un icona del cinema, possibilmente un icona sexi.


venerdì 22 aprile 2016

QUANDO LA FROLLA SI MONTA LA TESTA E BEVE TROPPO: I BISCOTTI PER L’MTC PARTE SECONDA.

Seconda proposta per l’MTChallenge di questo mese sempre per la sfida sui biscotti lanciata da Juri & Dani.
In realtà doveva essere la prima. Ma non ero sicurissima della riuscita e non sapevo se avrei avuto il tempo di rifarla. Così ne ho fatte due contemporaneamente, con gli stessi ingredienti miscelati in modo diverso.
Una è la frolla classica alla birra con cui ho fatto i frollini che avete visto nel post precedente.
Questa è una frolla montata, sempre con cioccolato e birra.




mercoledì 20 gennaio 2016

BUDINI AL LATTE DI RISO: dolce light, vegano, gluten free e senza lattosio.

Tutto insieme? In un unico dessert? Ma davvero?
Va bene che notoriamente non sono molto amante dei dolci. Io prediligo quelli semplici, poco inzuppati, non stucchevoli, che non ti si piazzano sullo stomaco per gli anni a venire insieme al rimorso per aver nuovamente interrotto la dieta.
Ma diciamoci la verità, certi rimorsi di coscienza non mi hanno mai fermata, non più di tanto.




lunedì 21 dicembre 2015

BISCOTTI COCCO-CIOCCO-PISTACCHIO PER NATALE

Lo so. Lo so. Lo so che di biscotti in giro ce ne sono a camionate.
Specialmente biscotti di Natale.
Lo so di non essere un genio, soprattutto se con i biscotti ci costruisco casette.
Potevo farli a Luglio, allora si che sarei stata originale, avrei di sicuro battuto tutti sul tempo.
I biscotti di Natale per le feste sulla spiaggia. Una furbata.



sabato 21 febbraio 2015

BACI DAI CARAIBI: AL MOJITO E ALLA PIÑA COLADA

Baci di cioccolato parte II.
Perché il colpevole torna sempre sul luogo del delitto.
Dopo aver già abbondantemente martoriato l’arte cioccolataia (si dice così?), non paga, ho pensato che il mondo avesse bisogno di un’altra mia esibizione.
Una botta di vita. Un’epifania dolciaria.
Se ne sentiva proprio la mancanza.

D'altronde l’avevo ben detto che nella mia capoccia fumante ne ho in serbo una ventina, perlomeno.
Quindi non sono proprio riuscita a fermarmi ai primi due disastrosi esperimenti. Figurarsi.
Anche se sono perfettamente consapevole che non riuscirò mai a raggiungere la perfezione, non ho resistito, dovevo assolutamente provare ancora.

Potevo anche “limitarmi” a rifare il cioccolatino classico, che già da solo varrebbe lo sforzo. Altrimenti modificare giusto qualcosa mantenendo le proporzioni della ganache interna: ho pensato di mettere mandorle, pistacchi o noci invece delle nocciole, cioccolato fondente o al latte invece del gianduia, oppure aggiungere qualche spezia, del caffè in polvere, granella di biscotti, cereali soffiati, briciole di meringa. 
Sulle prime avevo pensato di replicare i cioccolatini ripieni di crema allo zafferano e croccante che avevo fatto quasi due anni fa, con esiti a dir poco esilaranti (beata ignoranza!).

Ma il mio cervellino invece ha partorito la sua genialata, con annessi moti di ira funesta.
Perché il frutto di questa alzata di ingegno sono state due creme al cioccolato bianco al gusto di due cocktails famosi: il mojito e la piña colada.
Benissimo. 
Quindi basta aggiungere rum, lime e menta nel primo caso e cocco, ananas e rum nel secondo. 
E che ci vuole?
Ci vuole del cervello e una precisione da farmacista nel bilanciare gli ingredienti.
Bisogna che si sentano tutti i sapori, che l’alcool non prevarichi, e che il cioccolato bianco serva da legante ma non renda stucchevole il tutto. Soprattutto non bisogna esagerare con i liquidi, altrimenti la ganache non tira, non si rassoda. Già il cioccolato bianco è infido e bastardo di per se. Se poi lo si va a offendere con l’aggiunta di troppa roba!!

Insomma ho avuto il mio bel daffare. Perché prima c’era troppo succo d’ananas e la crema era molle, allora ho aggiunto il cocco ma poi l’ananas non si sentiva più. La menta che avevo sapeva poco di menta. Assaggia ora, assaggia dopo, con tutto quel rum, mi son quasi ubriacata.
E son sacrifici. Cosa non si fa per l’MTChallenge.
Se mi ritrovo alcolizzata (e obesa) sapete a chi dare la colpa.

Non sto a tediarvi nuovamente con la fase del Temperaggio del cioccolato. L’odissea cioccolataia ve l’ho già illustrata nel post precedente. Dico solo che un eruzione vulcanica avrebbe fatto meno danni.
Senza contare tutta quella sfilza di dei pagani e santini vari che si sono riuniti intorno al tavolo a fare il tifo, richiamati da invocazioni disperate, qualcuno si aggira ancora tra le pentole.
Se vi andasse di imparare questa tecnica leggetevi il post di Annarita che la spiega nei minimi dettagli. Così vi rendete conto di quanto io sia inetta visto che nemmeno così sono riuscita a impararla bene.

Alla fine ce l’ho fatta. Più o meno. Bruttarelli son bruttarelli.
Ma devo ammettere che questi mi son proprio piaciuti.
I baci al Mojito li dedico a mio marito. 
Quelli alla Piña Colada a me stessa.
A noi due. Insieme. 
Perché siamo molto diversi ma anche molto simili.
Da tradizione i baci di cioccolata prevedono il bigliettino con una frase d’amore, io ne ho scelte due. Tratte da una meravigliosa canzone di Celentano che è stata l’inno del giorno del nostro matrimonio. Ce l’hanno cantata i nostri amici in chiesa, modificata un po’ per l’occasione.
E visto che quest’anno sono vent’anni che affrontiamo la vita insieme, tredici di matrimonio, ci meritiamo una dedica speciale.


“… La mia anima si spande come musica d’estate
Poi la voglia sai mi prende e si accende con i baci tuoi …”


“… Due caratteri diversi prendon fuoco facilmente
Ma divisi siamo persi, ci sentiamo quasi niente …”


Adesso vi do la ricetta prima che mi commuova troppo e non è da me. Poi non vorrei che a voi si cariassero i denti dal troppo zucchero!!













BACI AL MOJITO

Per la crema:
150g cioccolato bianco,
70g latte condensato,
50ml rum bianco,
½ lime,
2 rametti di menta fresca.

Per la copertura:
300g cioccolato fondente al 50%

Tagliate il lime a spicchi e mettetelo in un bicchiere con le foglie di un rametto di menta, schiacciate bene col pestello di legno, unite il rum e fate macerare per mezz’ora.
Fate scaldare il latte condensato. Unite il rum, filtrandolo con un colino e schiacciando bene il lime e la menta per ricavare i succhi.
Fate sobbollire delicatamente per circa 2 minuti, in modo che si addensi un pochino e l’alcool evapori in parte. Unite il cioccolato bianco fuso e incorporatelo bene.
Unite anche qualche foglia di menta tritata finemente a coltello.
Fate raffreddare e lavorate il composto con una spatola per renderlo soffice, mettete in frigo a rassodare bene per un’ora circa.
Con una sac à poche formate i classici cioccolatini con una cupoletta in cima, come sono lo sapete tutti. Perché siano baci è necessaria la cupoletta. Lasciateli in frigo fino al momento di servirli. Questa crema è molto morbida e tende a patire il calore.
Fate sciogliere il cioccolato fondente, temperatelo con la tecnica che preferite e ricoprite i cioccolatini. Metteteli ad asciugare in luogo fresco ma non in frigo.

Il temperaggio è fondamentale se si vogliono ottenere cioccolatini lucidi e croccanti, che non si sciolgano al contatto con le dita e che si riescano a togliere bene da eventuali stampi.
Se non si fa correttamente magari non si pregiudica il gusto finale, forse, ma senz’altro i cioccolatini ne perdono in consistenza, conservabilità e aspetto.
Quindi conviene imparare se si vuole preparare praline in casa, altrimenti vi tocca mangiarvele tutte in due giorni …
Io ho utilizzato la tecnica per inseminazione che vi riporto in breve: si scioglie 2/3 del cioccolato grattugiato a bagnomaria o al microonde, deve raggiungere la temperatura di circa 45°C. fuori dal fuoco di unisce il resto del cioccolato grattugiato e si mescola per farlo sciogliere. In questo modo la temperatura scende. Lo si lavora con la spatola fino ad avere 28°C circa. Poi lo si riporta a 30°C, che è la temperatura di utilizzo. Si deve cercare anche di mantenere questa temperatura durante tutta la lavorazione. Questa è in realtà la parte più difficile. Ovviamente le temperature variano a seconda del tipo del cioccolato.







BACI ALLA PIÑA COLADA.

Per la crema:
200g cioccolato bianco,
50g latte condensato,
50ml rum bianco,
50ml polpa di ananas frullata*,
70g cocco rapè.

*potete usare anche del succo d’ananas ma attenzione perché essendo liquido occorre poi aumentare il cioccolato bianco, oppure sciogliere un foglio di gelatina, ammollato e strizzato. Inoltre bisogna considerare che di solito il succo è zuccherato e questo compromette un po’ il gusto finale. La polpa secondo me è meglio.

Per la copertura:
300g cioccolato fondente.

Portare a bollore il latte condensato con l’ananas e il rum, fate addensare per un paio di minuti a fuoco dolce, mescolando. Unite il cocco mescolate bene e spegnete.
Unite anche il cioccolato bianco fuso. Incorporate perfettamente e fate raffreddare.
Mettete in frigo per un’ora circa.
Formate i cioccolatini come da ricetta precedente. ricopriteli di cioccolato e fateli asciugare al fresco ma non in frigo.







 Barbatrucco: se l’arte del temperaggio proprio non vi convince potete far raffreddare queste creme una notte in frigo, formare delle palline e rotolarle semplicemente nel cacao amaro, anche misto a zucchero di canna scuro così diventano scrocchiarelli o nel cocco. Conservateli però in frigo e consumateli velocemente perché senza la copertura al cioccolato sono molto deperibili. Non saranno professionali come i cioccolatini ricoperti ma fanno comunque la loro porca figura. 







Caraibi, mojito ... insomma! Visto il tempo forse sarebbero stati più indicati al Bombardino!

mercoledì 18 febbraio 2015

BACI DAL GIAPPONE alla marmellata Anko per l’MTChallenge.

Voglio morire lì, tra le bignòle! ” … o più correttamente tra i baci di cioccolata. Sepolta da una colata di cioccolato temperato.
Parafrasando un’espressione di Stefania Bertola, è questo che ho pensato mentre mi accingevo a preparare i miei primi baci.
Sto parlando proprio di quei deliziosi e perfettissimi cioccolatini della nota marca, quelli con tanto di frase d’amore nell'incarto.
Prepararli o meglio tentare di farlo è il compito che ci è stato affidato da Annarita, la vincitrice della sfida appena passata dellMTChallenge.
A dire il vero appena ho appreso l’argomento di questa sfida mi sono entusiasmata. Pur non essendo una golosa di dolci ho una passione sfrenata per il cioccolato e l’idea di riuscire a rifare in casa i cioccolatini mi ha esaltata non poco. Questi cioccolatini in particolare, che già di per se sono perfetti così come sono, ma che possono essere personalizzati a piacere.
Lo prova il fatto che il mio cervellino ha subito iniziato a elaborare possibili varianti, accostamenti di ingredienti e sapori. Dico solo che in poco più di un’ora ne avevo immaginati già una ventina. Anche al limite del surreale.
Non preoccupatevi. Non vi inonderò di post sulla cioccolata.
A porre il freno alla mia fervida immaginazione ci ha pensato il confronto con la cruda realtà.
Perché un conto è pensare di farli. Ben diverso è farli sul serio.
Eppure sembrava così semplice.
Si prepara una farcia morbida, una ganache, una crema, aromatizzata a piacere, le si da la tipica forma con la cupoletta e si ricopre tutto con una colata di cioccolato fuso, bianco, gianduia, fondente. Facile.
La tecnica per fondere correttamente il cioccolato, il temperaggio, è stata dettagliatamente spiegata dalla stessa Annarita nel suo post, ripreso in seguito dall’MTChallenge.
Ho anche una bella enciclopedia di pasticceria con un tomo dedicato al cioccolato.
Inoltre sono in possesso di un ottimo termometro, unica concessione alla mia filosofia di lavorare in una cucina “diversamente attrezzata”, che non contempla l’uso di strumenti moderni a parte un vetusto mixer di dimensioni ridicole.
Il piano di marmo, o granito nel mio caso, è già parte integrante della mio piano cottura.
Perfetto. Ho tutto. Sono in una botte di ferro.
Che voglio di più?
Sprofondare in una colata di cioccolato fuso e finirla li, per esempio.
Perché non basta grattugiare, sciogliere a bagnomaria (delicatamente per carità che se qualche bolla d’acqua si insinua nel cioccolato è la fine!) misurare la temperatura, spatolare, incorporare altro cioccolato, rispatolare, raffreddare, riscaldare nuovamente, rimisurare la temperatura, mantenerla tale, mescolare … no, non basta!
Perché quello stramaledettissimo cioccolato non ne vuole spere di colare nel modo giusto, di raffreddarsi nel modo giusto.
Così mi ritrovo a intingere sti agglomerati di crema che sembrano vivi, perché è già tanto se si riesce a recuperarli nel cioccolato fuso, poi li tiro su e li adagio “delicatamente” sul vassoio … un cavolo! Questi maledetti si spatasciano, si stravaccano, non vogliono star dritti con la loro cupoletta in cima, e il cioccolato cola ovunque. Quando non rimangono appiccicati alla forchetta, allora cerco di farli scivolare giù con un colpo secco rischiando di farli rimbalzare direttamente sulla parete di fronte.
Ok. Respiro e riprovo. Nel frattempo il cioccolato si è un po’ raffreddato. Dovevo stare attenta alla temperatura ma ero troppo presa dal resto.
Così devo rifare da capo il temperaggio. Il “vangelo secondo Knam” mi suggerisce di integrare il cioccolato con altro fuso al microonde che alza la temperatura e poi farla nuovamente scendere spatolando disperatamente. E spatoliamo. Disperatamente.
Pronta di nuovo. Con la freddezza di un chirurgo vascolare prelevo la pralina con una forchetta e intingo. Stavolta ci riesco senza perdermela nel pentolino e senza sbrodolare magma in ogni dove.
Toh, l’ho pure adagiata in maniera precisa e pulita sul vassoio senza troppe sbavature, stavolta non ci sono attaccati tutt’attorno gli anelli di Saturno!
Sono soddisfatta. Salvo poi scoprire che sotto il cioccolatino è rimasto scoperto. Nudo.
Cerco di riacquistare un minimo di calma e contegno.
Ritempero per la terza volta e via andare.
Questa volta il risultato è abbastanza soddisfacente. Anche perché man mano che si raffreddano riesco a staccare delicatamente l’eccesso di cioccolato con un coltellino.
Iniziano ad avere una forma più riconoscibile, sembrano più dei veri baci e non dei tartufi scorzoni masticati dal cane.
Adesso devono asciugare. Non devono essere toccati, per carità, altrimenti il calore delle dita può compromettere tutto. Li lascio sulla credenza del salotto, in un punto fresco e “consiglio caldamente” a tutti di stare alla larga. Eppure, avverto un certo movimento sospetto … mah.
Quando il giorno dopo vado a prenderli per le foto di rito noto con disappunto che:
a-    Mi sembrano decisamente meno della sera prima.
b-   Qualcuno non è rimasto perfettamente liscio e brillante ma ha una superficie rugosa o peggio sfumata. Segno che il temperaggio non era del tutto corretto. Almeno non costantemente.
c-    Qualcuno presenta dei segni sospetti … segni che non c’entrano nulla con i problemi del temperaggio … segni di forma concentrica … inequivocabile: impronte digitali di piccole dimensioni. Ho già un sospetto. Al mio confronto quelli di CSI son boy scout.
Decido di fotografarli comunque, scegliendo i meno peggio. Perché in fondo sono soddisfatta di me stessa: ci ho provato, a dispetto della mia proverbiale incompetenza e approssimazione ci sono anche riuscita, almeno in parte. Infine mi sono venuti anche buoni. Cosa questa non così scontata visto che ho scelto una farcia un po’ particolare che non prometteva granché bene all’atto pratico.
Ho scelto infatti di farcirli con la confettura di fagioli azuki, sia quelli rossi che quelli verdi.
Questa confettura è tipica della cucina giapponese, è la base di quasi tutti i loro dolci, pochi per la verità. In questo periodo mi sto dedicando a sperimentare qualche ricetta giapponese che non sia sushi o tempura e mi sono imbattuta in questa ricetta. Da li a volerne fare dei cioccolatini il passo è stato breve.
Questi baci li dedico a una persona che ultimamente ha una fissa per il Giappone. Una persona che ogni volta che dico di voler lasciar perdere il blog mi incoraggia con un sorriso e un commento buffo e orgoglioso. Una persona che ha dimostrato di fidarsi e di voler assaggiare cose che mai avrei creduto assaggiasse. Ma soprattutto la persona che ha lasciato quelle impronte di bimbo (non ci sono dubbi) sui cioccolatini. Mio figlio Diego.
La mia frase d’amore materno è più un augurio e un consiglio. Anzi due, come i due tipi di baci.

Il tuo sorriso è la forza della tua vita.
Se sorridi puoi cambiare te stesso, gli altri e il futuro
“Egao wa ikiru enerugi.
Egao ga areba jibun ga kareru tanin ga kareru unmei ga kareru.”
Proverbio giapponese.

“In qualsiasi direzione vai, vacci con tutto il cuore”
Aforisma zen.











BACI KOSHIAN CON RISO SOFFIATO

Per la copertura:
300g cioccolato fondente al 60%
Per la farcia:
100g marmellata Anko (di azuki rossi) versione Koshian,
30g cioccolato fondente al 50%,
1 cucchiaio di Sakè o grappa bianca (facoltativi),
3 cucchiai colmi di riso soffiato.

Per la marmellata Anko:
100g fagioli Azuki rossi,
100g zucchero.

Sciacquate per 4-5 volte i fagioli in acqua corrente. Metteteli in ammollo per tutta la notte coperti con acqua fredda.
Sciacquate nuovamente e metteteli in una pentola coperti di acqua fredda, portate a bollore, quando forma la schiuma scolate e sciacquate. Ripetete l’operazione per altre due volte. Questo procedimento serve per togliere il sapore allappante dei fagioli.
Rimetteteli nuovamente nella pentola con il doppio del loro volume di acqua fredda, portate a bollore e fate cuocere a fuoco dolce per almeno due ore mescolando di tanto in tanto.
L’acqua si deve assorbire tutta e i fagioli devono essere molto morbidi. Se così non fosse unite poca acqua calda e continuate a cuocerli.
A questo punto unite lo zucchero, fatelo sciogliere e cuocete per circa 15 minuti mescolando continuamente per ottenere un composto sodo e granuloso, con ancora qualche pezzo di fagiolo. Questa versione si chiama “Tsubu an”.
Per ottenere la versione “Koshi an” occorre frullare la marmellata o passarla al passaverdure. Si può frullare anche prima di mettere lo zucchero.
Mettete in un vaso di vetro ben pulito, chiudete, fate raffreddare e conservate in frigo. Se volete conservarla più a lungo sterilizzate il vasetto ben chiuso in acqua bollente per almeno 30 minuti.




Preparate la crema dei cioccolatini.
Scaldate la confettura Anko con il Sakè o la grappa. In questo modo si ammorbidisce un po’ ed evapora un po’ l’alcool. Ma potete anche omettere il liquore. Io li ho fatti entrambi perché doveva mangiarli anche mio figlio.
Sciogliete il cioccolato grattugiato a bagnomaria e unitelo alla confettura. Mescolate bene e fate raffreddare. Unite il riso soffiato.
Formate tanti mucchietti grossi come una nocciola, con l’aiuto di una sac à poche o con due cucchiaini. Date la classica forma di bacio con una piccola cupoletta di confettura sulla sommità oppure con qualche granello di riso soffiato.
Mettete in frigo a solidificare per mezz’ora.

Temperaggio del cioccolato e copertura dei baci.
Per il temperaggio ho preferito usare la tecnica per inseminazione: tritate il cioccolato e mettetene 2/3 in un pentolino. Fatelo fondere a bagnomaria, facendo attenzione che l’acqua del bagnomaria bollendo troppo non vada a finire nel cioccolato, altrimenti si rovina.
Potete anche farlo fondere al microonde, a media potenza, azionandolo per 15 secondi alla volta e mescolando il cioccolato finché è ben sciolto.
Quando il cioccolato è sciolto e ha una temperatura di circa 45°C (è meglio avere un termometro) unite il resto del cioccolato grattugiato e mescolatelo bene, fuori dal bagnomaria. Lavoratelo con una spatola per due minuti circa in modo da incorporare bene tutto il cioccolato e abbassare la temperatura a circa 28°. A questo punto rialzate la temperatura a circa 30°C semplicemente rimettendolo nel bagnomaria, non sul fornello. In questo modo potete anche mantenere la temperatura del cioccolato … o almeno provarci.

Adesso tuffate le palline di crema nel cioccolato fuso una alla volta, ricopritele delicatamente e prelevatele con una forchetta. Adagiatele su un vassoio coperto di carta forno e fate asciugare al fresco ma non in frigo.





BACI “MAME AN” AL TE VERDE, ZENZERO E RISO SOFFIATO.

Per la copertura:
300g cioccolato fondente al 70%
Per la farcia:
100g confettura Mame an di Azuki verdi,
30g cioccolato bianco,
1 cucchiaino te verde Matcha,
un pizzico di zenzero in polvere,
3 cucchiai di riso soffiato,
1 cucchiaio di Sakè (facoltativo).

Per la confettura Mame an:
100g fagioli Azuki verdi,
100g zucchero.

Il procedimento è lo stesso della Anko. Però questa rimane decisamente più dolce e stucchevole, penso che se mai la rifarò diminuirò un po’ lo zucchero.

Per la crema dei cioccolatini.
Scaldate la confettura con il Sakè, incorporatevi il te verde e lo zenzero e mescolate per qualche minuto perché si insaporisca bene e l’alcool evapori. Sciogliete il cioccolato bianco e unitelo alla confettura. Fate raffreddare e incorporate il riso soffiato.
Formate i cioccolatini come per la ricetta precedente. Metteteli in frigo per mezz’ora e poi ricopriteli col cioccolato fuso temperato.
Devo ammettere che subito ero un po’ scettica su questi secondi cioccolatini, confesso che la marmellata di Azuki verdi ha un gusto un po’ strano, poco riconoscibile come dolce ai nostri palati occidentali, mettiamola così. Invece tutto sommato non è affatto male, forse il te, lo zenzero, il cioccolato amaro sopra …






Vi lascio con un altro proverbio, sempre dedicato al mio piccolo ladro di cioccolatini. Però ha giurato che si è mangiato solo quelli più brutti: “quelli non li fotografavi di certo, tanto valeva mangiarli”. Che si può rispondere?

Quando si è in un pasticcio, tanto vale goderne il sapore
Cit. Confucio (Che era cinese, ma calza a pennello …)


Ecco le prove del misfatto....



venerdì 9 gennaio 2015

TORTA CIOCCOLATO MASCARPONE E COCCO SENZA GLUTINE

Oggi è venerdì. Quindi oggi è il Gluten Free(Fry) Day.
Vi chiederete cosa centri con me.
Io non sono celiaca e nemmeno qualcuno dei miei famigliari.
Ma ho amici che lo sono, amichetti di mio figlio, conoscenti. Quindi mi è capitato almeno una volta di dovermi preoccupare di quello che mettevo in tavola.

Preparare una semplice merenda per bambini può essere insidioso se non si conosce a fondo la materia. Perché non basta escludere la farina. Ci sono tanti alimenti, soprattutto se confezionati che “possono contenere tracce di …” , addirittura il prosciutto.
Ma non solo, bisogna fare molta attenzione a non usare stoviglie “contaminate”, cioè con cui si ha già toccato alimenti glutinosi.
Però non è così difficile in realtà. Basta un po’ di informazione. Un po’ di accortezza. Un briciolo di organizzazione.
Inoltre sono davvero tanti gli ingredienti già di per se senza glutine: patate, riso, carne, pesce, verdure, frutta. I miei adorati formaggi.

Ma soprattutto bisognerebbe informarsi bene, anche per non parlare a vanvera.
Perché dire intollerante al glutine e basta, non significa proprio nulla. Come per tutte le altre intolleranze alimentari del resto.
Oggi si fa un gran parlare di intolleranze e allergie. Spesso a sproposito. Appena uno ha un po’ di mal di pancia salta fuori questo spauracchio. Anzi per alcuni è diventato quasi una moda. Per  altri un business.

Così a rimetterci sono proprio quelli che intolleranti lo sono davvero.

Perché vengono guardati con fastidio. Perché se è vero che adesso ci sono tanti prodotti gluten free a disposizione questo non necessariamente vuol dire che siano più a buon mercato.
Intanto il pressapochismo dilaga.
Ma la celiachia, come altre intolleranze alimentari, è una cosa seria. Fa star male sul serio.

Io ne so ancora pochissimo, certo. Forse perché non ne sono colpita personalmente. Per questo non me la sono mai sentita di parlarne. Per non aumentare il cumulo di cavolate che circolano su questo argomento.
Ma grazie ad alcune blogger, che invece conoscono personalmente la materia, ho iniziato a chiarirmi le idee.
Inoltre è più frequente di quello che si pensa cucinare senza glutine. Pensiamo alle patatine fritte, alla polenta con il sugo di salsiccia, al risotto in tutte le sue declinazioni, alle frittate.
La farinata ligure!

Giusto ieri ho preparato una torta. Avevo del mascarpone aperto da un paio di giorni che doveva essere utilizzato e non a crudo. Della frutta secca, un rimasuglio di cocco rapè. Montagne di cioccolato delle calze befanesche.
Ho preparato una torta. Ma ho sostituito la farina con l’amido di mais. Semplice. Non è poi così difficile preparare una merenda gluten free. Che la possano mangiare tutti senza discriminazioni. Anche questo aspetto non è da sottovalutare. Specialmente se si tratta di bambini. Non è per niente bello che si sentano esclusi solo perché non possono mangiare certe cose, quando basterebbe un minimo di organizzazione.

La torta si può fare in due versioni. Una veloce alla “Fast and furious”, dove praticamente si mescolano gli ingredienti e via in forno. Rimane più friabile e leggermente più asciutta, con le nocciole e il cocco che si sentono sotto i denti.
L’altra versione è più morbida e umida, con una consistenza un po’ più fine. Più da dopo cena con l’accompagnamento di crema inglese o zabaione caldo. Che guarda caso sono anch’essi normalmente sglutinati, perché privi di farina.

Certamente nel caso di celiaci a tavola occorre verificare che tutti gli ingredienti (maizena, cacao, lievito, anche il cioccolato!) siano davvero a spiga barrata, senza la famosa dicitura “potrebbe contenere tracce …” e consentiti dal prontuario dell’AssociazioneItaliana Celiachia. Ma basta solo far più attenzione al supermercato. Leggere bene le etichette. Usare utensili perfettamente puliti e qualche altro accorgimento. Ma su questo vi rimando a chi ne sa più di me, per esempio Stefania e Gaia, tanto per dirvene due. Ma sul sito Gluten Free Travel and Living ne troverete altre.

Intanto buona merenda sglutinata. A tutti.

 
 
 
 

TORTA SENZA GLUTINE AL MASCARPONE CIOCCOLATO E COCCO (in due versioni).
Ingredienti:
3 uova medie,
200g cioccolato fondente (quello consentito),
150g mascarpone,
120g zucchero,
100g maizena (consentita),
80g cocco rapè,
80g mandorle pelate o nocciole,
1 cucchiaio di cacao amaro (consentito),
1 cucchiaino di lievito per dolci (facoltativo, piuttosto usate un pizzico di bicarbonato)
un pizzico di sale.

Controllate sempre che tutti gli ingredienti siano consentiti ai celiaci, che abbiano cioè il marchio spiga barrata.

Versione n°1: torta morbida e umida.
Spezzettate il cioccolato e fatelo fondere a bagnomaria mescolando, fatelo intiepidire.
Frullate finemente le mandorle o le nocciole con un cucchiaio di zucchero fino ad avere un composto il più fine possibile. Unite anche il cocco e dare ancora una frullata.
Lavorate a crema soffice le uova con lo zucchero rimasto, incorporate il mascarpone e un pizzico di sale. Unite le nocciole macinate con il cocco e il cioccolato fuso tiepido.
Infine incorporate la maizena e il cacao setacciati col lievito.
Versate in una tortiera di circa 30cm di diametro e infornate a 180° per 10 minuti, poi abbassate la temperatura a 170° circa e continuate a cuocere per altri 20 minuti.
La torta deve avere una bella crosticina dorata ma essere ancora leggermente umida all’interno, ma non molle altrimenti è cruda.
Servitela fredda o tiepida spolverata di zucchero a velo e cocco rapè.






Versione n°2: torta friabile. Che poi è quella che ho fatto io.
Spezzettate grossolanamente il cioccolato e frullatelo con le nocciole e 1 cucchiaiata di zucchero fino ad avere un composto granuloso come sabbia.
In una ciotola lavorate le uova con lo zucchero, un pizzico di sale e il mascarpone fino ad avere una crema spumosa. Unire la maizena, il cocco, il cacao, il levito e il composto di cioccolato. Amalgamare bene con una spatola e versare in una teglia di circa 30cm di diametro foderata con carta forno umida.
Infornate a 180° per 10 minuti, poi abbassate la temperatura a 160° e proseguite per altri 30 minuti circa. Dentro rimane comunque un pochino umida per via del cioccolato fondente.
Una volta fredda spolveratela con zucchero a velo e cocco.