domenica 29 settembre 2013

UNA TORTA PER FESTEGGIARE


Oggi sono contentissima!!! Lo scrivo con tutti gli esclamativi e pure le faccine J J J :-D :-D!!!!!
Perché ho ricevuto una notizia che ha dell’incredibile: sono arrivata prima al contest di Colors & Food. (Con questa ricetta)

Per me è un evento sensazionale e devo innanzitutto ringraziare Cinzia e Valentina che mi hanno scelta. Devono aver ricevuto una botta in testa, un’insolazione, un lieve scollegamento nelle sinapsi, ma ormai l’hanno fatto e io sono MOLTO contenta!

Quando l’ho saputo in famiglia c’è stato un attimo di scompiglio:
Il tutto si è svolto più o meno così:
Sabato pomeriggio, marito sprofondato sul divano con il cane, figlio che sta progettando qualcosa che forse è meglio non sapere, io che mi prendo mezz’ora per il mio blog.

Io ad alta voce: “Toh! Sono usciti i menù in giallo e rosso di Colors&Food! Vediamo che ricette ci sono … wow! Certo che queste ricette sono proprio invitanti, stanno pure bene insieme!!”
Mio marito annuisce con gli occhi sulla tv.

“Bene. Adesso aspettiamo il tema della prossima sfida. Chissà cosa si inventeranno.
Ummh! (mugolio preoccupato, forse teme qualche esperimento strano) Ok, però alla fine chi ha vinto tra queste?”
"Uh sai che non lo so?  Devo ancora guardare.”

Il post del vincitore allora deve essere già uscito... me lo sono perso!!....................apro il post e penso … ma quella sembra la mia foto … no, quella E’ la mia foto …. cosa c’entra la mia foto?... perché è li?...... attimo di silenzio per mettere a fuoco…

“ UUAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!!!!!!!!”

Mio marito sobbalza risvegliato dal letargo televisivo e mi guarda basito, con quello sguardo intelligente di chi ha smesso di russare un secondo prima. Devo avere una strana espressione perché si alza e viene a vedere:
Che è successo? Sembri una gallina che ha fatto l’uovo di due rossi!!”  
Sa essere così british a volte!

Comunque si alza e guarda lo schermo del PC che gli stavo freneticamente indicando:
Guarda li e dimmi se la vedi anche tu!!”
“Ma vedo cosa? Che hai?”
“ Tu leggi e basta!”

Povero maritino, l’ho costretto a leggere tre volte la stessa pagina per essere sicura.
Alla fine è accorso pure mio figlio, forse preoccupato, o forse rassegnato, dalla vena di follia dei suoi genitori. Anche lui mi ha rassicurato: “SI mamma, c’è proprio scritto che hai vinto!”
Per il resto della serata ho assunto un’espressione trionfante e anche un po’ beota!
Anche ora stento a crederci.

Per me è stata una sorpresa davvero. Penso veramente che ci fossero un sacco di ricette meritevoli, originali, ben strutturate e bilanciate con gli ingredienti, anche ben presentate. Per non parlare della bellezza di certe foto!!

Comunque accetto con gioia perché mi sento incoraggiata a continuare e spronata a migliorare.
Adesso me lo devo meritare questo onore.

Per questo oggi mi va di festeggiare con voi, anche solo virtualmente. Per farlo ci vorrebbe un bel dolce, di quelli morbidi e cremosi. Per esempio un bel tiramisù, o una bavarese, o una bella torta al cioccolato farcita con una crema soffice e golosa.
No meglio tutte e tre le cose insieme:

TORTA TIRAMISÙ.






Per la pasta biscotto:
4 uova grandi,
150g zucchero,
130g farina 00,
75g cacao amaro,
½ bustina di lievito,
3 cucchiai di marsala (facoltativo),
1 pizzico di sale.

Per la crema:
500g mascarpone,
2 uova,
250ml latte intero,
60g zucchero,
1 cucchiaino raso di maizena,
1 bustina vanillina,
200ml panna,
6g gelatina in fogli.

Per completare:
3 tazzine di caffè,
3-4 cucchiai di latte,
1 cucchiaio di marsala (facoltativo),
2 cucchiaini di zucchero,
cacao amaro.

Preparate il biscotto: montate a schiuma soffice le uova con lo zucchero, unire a poco a poco la farina setacciata con il cacao e  il lievito. Unire il liquore.
Versare in una placca foderata di carta forno. Infornare a 160° per circa 20 minuti.
Togliere dal forno e rovesciare su uno strofinaccio pulito e togliere subito la carta.Far raffreddare.

Preparare la crema, mentre il biscotto cuoce: lavorare i tuorli con lo zucchero la vanillina e la maizena, versare a filo il latte caldo ma non bollente. Rimettere nel pentolino e portare quasi a bollore mescolando, abbassare il fuoco al minimo e  continuare a cuocere per 2 minuti mescolando. La crema non deve bollire.
Spegnere il fuoco e incorporare la gelatina ammollata in acqua fredda e strizzata. Mescolare per farla sciogliere bene e far raffreddare. Mescolare ogni tanto.

N.B. La crema inglese si dovrebbe fare senza farina o amidi, ma tende ad impazzire facilmente, cioè si straccia, si divide, quando il calore è troppo alto. Se questo succede, per recuperarla bisogna aggiungere un cucchiaino raso di maizena e lavorare con la frusta. Di solito funziona. Ma per fare ancora prima ed evitare l’inconveniente è meglio mettere la maizena da subito.

Lavorare il mascarpone per montarlo leggermente, incorporare la crema inglese.
Montare la panna con un pizzico di sale e incorporarla delicatamente al composto. Mettere in frigo fino al momento dell’utilizzo.

Preparare una bagna con il caffè, il latte e lo zucchero. Se non ci sono bambini e se piace potete aromatizzare con marsala o altro liquore a piacere. Molto adatto il Baileys.

Tagliare dalla pasta un cerchio uguale al fondo di uno stampo a cerniera  di circa 22cm di diametro (aiutarsi con il fondo della tortiera).  Foderare lo stampo con della carta forno per evitare che la torta si attacchi. Adagiare il disco di pasta sul fondo, bagnarlo con metà del caffelatte. Versare metà della crema sulla pasta. Mettere in freezer a solidificare per 20 minuti. Nel frattempo riporre la crema rimasta in frigo.

Tagliare la pasta biscotto avanzata a pezzetti, bagnarli con il resto del caffelatte e ricoprire la superficie della torta cercando di distribuire bene i pezzetti. Premerli con delicatezza per farli aderire alla crema.

Completare con il resto della crema, livellandola bene. Battete leggermente la torta sul tavolo in modo che non rimangano vuoti. (Io ho avuto troppa fretta e gli strati non sono ben definiti!!)
Mettere la torta in frigo per almeno 5 ore. Per accelerare i tempi mettete in freezer il dolce per un’oretta e poi lasciarlo in frigo per almeno 2 ore.

Sformate la torta, eliminando la carta delicatamente e adagiatela sul piatto di portata. Se la mettete 15-20 minuti in freezer prima, l’operazione riuscirà più facilmente .
Cospargete la superficie con cacao amaro.




 
Questa è una torta molto semplice che non richiede molta manualità ed esperienza nella decorazione,infatti sono riuscita a renderla carina persino io. Chi di voi è in grado di fare quelle belle decorazioni da alta pasticceria magari adesso starà scrollando la testa.
Comunque vi assicuro che  era davvero buona.
Come al solito le foto non le rendono giustizia. Però oggi ho una scusante: qui c’è un tempo da lupi, piove a dirotto, a mezzogiorno sembrava già notte e quindi la luce era quella che era. Già come fotografa non sono un gran che quando c’è la luce giusta!! Inoltre ci siamo pappati il dolce con degli amici e non abbiamo fatto nemmeno una foto alla fetta!! Mi sono dimenticata!

sabato 28 settembre 2013

GLI ANNI DISPARI E IL RICICLO DEGLI ALBUMI.

Tra pochi giorni sarà il compleanno di mio figlio: 9 anni. Mi chiedo come abbiano fatto a passare così in fretta. Ho la sensazione di essermi persa qualcosa per strada.
Mi accorgo di questo scorrere via veloce del tempo quando noto come adesso sta diventando sempre più autonomo, più aperto al mondo. Ovviamente quando non gli conviene ridiventare ancora piccolo!!
Ci sono sere che non ne vuole sapere di dormire e mi chiama in continuazione con mille pretesti e io sbuffo un po’ perché magari sono stanca, ho ancora mille cose da fare prima di potermi concedere un po’ di relax sul divano o c’è un film in tv che non vorrei proprio perdermi. Poi però mi viene in mente che siamo alle soglie di quell’età terribile in cui il bacio della buona notte diventa superfluo se non addirittura sgradito, quindi mi godo il più possibile questi attimi di dolcezza.

Ma il momento esatto in cui una mamma ha la percezione della crescita del figlio è nei cambi di stagione, soprattutto quando si passa dall’estate all’autunno: dai pantaloni corti a quelli lunghi!
Quando si tirano fuori dagli armadi i pantaloni e le tute che in primavera andavano benissimo e adesso invece sono più corte di 3cm buoni. Nel passaggio inverso si nota meno.
Ma quei pantaloni che sembra che abbiano litigato con le scarpe proprio non si possono guardare! Non può mica andare in giro come Sbirulino!

Così si parte a fare shopping. Credetemi se vi dico che preferirei andare a zappare.
Prima di tutto perché mi ritrovo in giro per il centro commerciale con un condannato al patibolo alle calcagna, perché questa è l’esatta espressione di mio figlio (e anche di mio marito se viene). Si trascina sbuffando e protestando, esasperante e noioso come un moscone. Ogni tanto devo persino controllare che sia ancora dietro a me o invece non abbia deviato verso l’immancabile negozio dei videogiochi. Secondo me lo mettono apposta, così se un genitore perde di vista il figlio va direttamente li e lo trova  a colpo sicuro.
Io per fortuna ho anche un’altra opzione: ogni volta mi faccio strapare la promessa di fare un salto in libreria o in edicola … e qualcosa di bello da comprare si trova sempre! Del resto da qualcuno avrà pur preso!

Quest’anno il pensiero del rinnovo guardaroba mi innervosisce un po’ di più: siamo nell’anno dispari! Ora spiego per quelli che magari non hanno figli. Chi ha figli di età superiore ai 18 mesi capirà.
Fino ai 18-24 mesi, tutto fila liscio. Le taglie di solito si dividono con intervalli di 3 mesi. Quindi è facile trovare abiti che vadano bene al proprio pargolo.
Poi non si sa per quale ragione, il 90% delle ditte di abbigliamento per bambini decidono che le taglie devono seguire la tabellina del 2,gli anni pari quindi.
Io vorrei tanto sapere qual è quella mente geniale che ha stabilito questo. Perché ormai quasi tutte le marche si sono uniformate in questo andazzo.

Ma non lo sapete che i bambini crescono e molto da una stagione all’altra figuriamoci in due anni? Noi adulti in due anni cresciamo solo in circonferenza, purtroppo.
Per i bambini due anni sono tanti, anche un anno se è per questo, a volte vuol dire 3cm di gamba in più. Ci sono coetanei che hanno altezze e corporature diverse. Qualcuno sembra già più grande e qualcuno anche più piccolo di quell’età.

Ma perché se mio figlio, che ha 9 anni ed è di altezza e corporatura media per l’età, ha bisogno di pantaloni, devo scegliere tra la taglia 8 anni, che è piccola o nelle migliori delle ipotesi è giusta giusta , e quella da 10 anni che però ovviamente è ancora un “filino” grande? E non è una questione di orlo, che si accorcia, si tratta di vestibilità.

Va bene, compriamo pure roba più comoda così magari dura una stagione in più, in tempi di crisi è meglio non sprecare, ma non è sempre così facile fare questi calcoli, perché a volte crescono meno, a volte di più, o semplicemente la roba si consuma e necessita di essere cambiata (avete mai visto come arrivano a casa i maschi dopo aver giocato al campetto?).

Quindi se uno è negli anni dispari ed è cresciuto per la taglia precedente, ma ancora poco per quella dopo, è rassegnato ad andare in giro con  le maniche arrotolate e i bragoni molli e cascanti che ci sta dentro anche il compagno di banco. Che poi magari già sono un po’fatti così di loro, perché anche a 6 anni si deve andare in giro col sedere di fuori e l’elastico delle mutande in vista.

Si perché quelle menti brillanti hanno deciso che anche i piccolini devono indossare i pantaloni a vita bassa, o larghi stile rapper del Bronx o stretti e aderenti come la calzamaglia di Diabolik. Vorrei sorvolare su quello che propongono per le bambine!
Ai bambini non dovrebbe interessare la moda. A parte scegliere tra la maglietta di Sponge Bob e quella di Ben 10, tra i pois e le pailettes, poi per il resto devono solo stare comodi e liberi di muoversi. Possibilmente con vestiti della loro taglia.

Come al solito mi sono lasciata prendere la mano. Però adesso mi consolo perché ho appena finito di preparare dei dolcetti con il mio bambino. Che nonostante il tempo che vola ha sempre voglia di cucinare con la sua mamma.
Questi dolcetti sono nati così, con quello che avevo in casa e per utilizzare degli albumi avanzati.  Lui è stato bravissimo, ha praticamente fatto tutto da solo. Infatti le manine che vedrete sono le sue.

 

 

TORTINE CON RICOTTA E ALBUMI AL CIOCCOLATO.

Ingredienti per circa 16 tortine:
100g ricotta,
100g farina00,
100g amido di mais,
170g zucchero,
1 uovo+2 albumi,
½ limone,
1 bustina di lievito,
1 pizzico di sale,
gocce di cioccolato fondente.

 
Lavorare l’uovo intero con lo zucchero e la ricotta fino ad ottenere una crema ben montata. Unire pian piano la farina setacciata con l’amido e il lievito. Amalgamare bene.




Aggiungere il succo di mezzo limone e infine gli albumi montati a neve con un pizzico di sale.
Riempire fino a 3/4 i pirottini di carta disposti sulla placca del forno, è meglio metterli dentro gli stampini d’alluminio usa e getta, così tengono meglio la forma.
Se non li avete riempite direttamente gli stampini di alluminio leggermente imburrati.
Cospargete la superficie delle tortine con le gocce di cioccolato.
Infornate a 160° per circa 20 minuti. Aspettate almeno che siano tiepidi per mangiarli.

 
 
 
 


 
Mi sono proprio divertita a coinvolgerlo nel blog, infatti penso che lo faremo più spesso e magari potrebbe diventare un appuntamento fisso. Proprio lui mi ha suggerito l’idea di una pagina dedicata alle “sue” ricette. Mi piacerebbe. Vedremo se gli impegni scolastici ed extra lo permetteranno.

Intanto voglio ringraziare Simona perché mi ha fatto l’onore di scegliermi per questo premio:

 

E ringrazio sempre Simona e anche Consuelo che entrambe mi hanno regalato un altro premio che mi ha fatto molto piacere:

 
 
 

Io le ringrazio e prometto che appena riuscirò cercherò di onorarli e girare questi premi ad altre blogger, anche se non sarà facile per me scegliere. Intanto li dedico a tutti quelli che in questi pochi mesi mi hanno fatto il piacere di una visita.

martedì 24 settembre 2013

MI SCAPPA DI FARE PLIN PLIN!!

No, non sono diventata matta. Non più del solito comunque. Non  mi sono nemmeno bevuta una cassa di minerale minacciata dall’uccellino della pubblicità.

Oggi voglio solo presentare una ricetta che ho preparato per l’MTChallenge di settembre.

Come ho già spiegato in un post precedente  la sfida del mese è sui ravioli del plin, che sono quei piccoli raviolini piemontesi, ripiegati su se stessi, con il plin appunto che è il pizzicotto che si deve dare alla pasta in fase di chiusura per dargli la giusta forma.
La volta scorsa mi ero attenuta alla ricetta classica della tradizione langarola, quella che aveva dato Elisa, la vincitrice della sfida precedente.

Ma come per tutte le edizioni di questo contest una volta sola non basta, poi ci si prende gusto e le idee vengono fuori da sole, quasi scalpitano. Così ci si ritrova a rifare la stessa ricetta in tante varianti, per la gioia della famiglia che deve far da cavia ai vari esperimenti.
In questo caso non è capitata così male: assaggiare tutta una serie di ravioli non credo possa definirsi un sacrificio. Per quanto riguarda la linea: io e mio marito l’abbiamo persa già da un po’ quindi non possiamo nemmeno dare la colpa al’MTC.

Il piatto che vi vado a presentare non è poi così particolare. Ho semplicemente messo insieme delle ricette diverse.
All’inizio volevo semplicemente rifare i ravioli di cinghiale come li fa la nonna di mio marito, ovviamente con il plin. Ma avevo voglia di un tocco un po’ diverso.
Mi sono venuti in mente i tagliolini al cacao che tra l’altro stanno benissimo con un sugo di selvaggina, tipo lepre, capriolo e … cinghiale, appunto.
Non dovevo fare altro che mettere insieme le due cose.

Per il ripieno ho utilizzato un cinghiale selvatico, gentilmente fornitomi da mio zio cacciatore, quindi la marinatura è stata molto lunga.
La ricetta per il cinghiale stufato è quella della mia famiglia, nello specifico mia zia che è la specialista in cacciagione, per ovvi motivi matrimoniali. L’ho chiamata alla ligure  perché in effetti noi usiamo il vino bianco e non il rosso, uno sproposito di erbe aromatiche, niente funghi o pomodoro. Come ho visto fare invece in Piemonte. Ma non ho la presunzione che questa distinzione sia valida. Diciamo che è la ricetta che sono abituata a fare.

 

  

 

 

RAVIOLI AL CACAO CON RIPIENO DI CINGHIALE.

Per la pasta:
200g farina bianca,
50g semola fine,
2 cucchiai di cacao amaro,
2 uova,
1 dl di vino bianco secco,
sale un pizzico,
acqua.

Per il ripieno:
300g di cinghiale stufato
100g salsiccia di maiale,
200g bietoline,
1 piccolo porro,
1 uovo,
2-3 cucchiai grana grattugiato,
pangrattato,
noce moscata,
olio extra vergine d’oliva.

Per il cinghiale in umido alla ligure:
400g  polpa di cinghiale,
vino bianco,
1 bicchierino di marsala secco,
1 cipolla,
½ carota,
½ gambo di sedano,
2 spicchi d’aglio,
salvia, timo, rosmarino, alloro, prezzemolo
peperoncino in polvere,
sale,
olio extravergine d’oliva.

Innanzi tutto bisogna preparare il cinghiale: lavatelo bene, tagliatelo a dadi di 3cm circa e mettetelo in una ciotola con mezza cipolla affettata, una foglia di alloro, uno spicchio d’aglio spellato, un rametto di rosmarino e qualche foglia di salvia. Coprite con del vino bianco, più o meno ½ litro, e fate marinare per almeno 4 ore, meglio una notte.






Tritate finemente la cipolla rimasta con sedano, carota e un mazzetto di aromi (rosmarino, salvia, prezzemolo, timo), spellate l’aglio. Mettete tutto in un tegame con un filo d’olio e una foglia di alloro. Fate riscaldare a fuoco dolce.

Nel frattempo, in una padella antiaderente molto calda, fate rosolare il cinghiale ben sgocciolato dalla marinata. Fatelo colorire da tutti il lati, fiammeggiate con un bicchierino di marsala, poi trasferitelo nel tegame con gli aromi caldi.

Coprite con del vino bianco e portate a bollore. Poi continuate la cottura a fuoco moderato, con il coperchio lievemente scostato per 2 ore circa. Alla fine regolate di sale e a piacere aggiungete un pizzico di peperoncino.
La carne deve essere tenera e il liquido si deve essersi ridotto a meno della metà.

A questo punto il cinghiale è già ottimo così. Si può servire semplicemente con la polenta o anche del purè oppure unire in cottura due patate sbucciate e tagliate a dadi e cuocerle insieme alla carne, come uno spezzatino. Eventualmente unire poca acqua.

Rosolare la salsiccia a pezzetti in una padella.
Far raffreddare la carne, sgocciolatela dal fondo che terrete da parte. Tritatela con il tritacarne insieme alla salsiccia.

Tritate finemente il porro e fatelo stufare con un cucchiaio di olio e uno di acqua in padella. Lavate le bietole, tritatele finemente e mettetele nella padella col porro ad appassire.
Mescolate la carne e le verdure, eventualmente passate tutto al mixer. Legate con un uovo e il grana grattugiato. Se  il composto fosse troppo molle unite del pangrattato.

Impastate la farina col cacao, le uova, il vino, un pizzico di sale e acqua quanto basta a formare un impasto liscio e omogeneo. Lasciatelo riposare per mezz’ora avvolto nella pellicola.
Tirate la sfoglia sottile, preparate i raviolini quadrati o con il plin (per il procedimento vedete QUI). Disponeteli su dei vassoi di cartone spolverati di farina.





Eliminate l’aglio e l’alloro dal sugo di cinghiale, unite un bicchiere di vino bianco e fatelo restringere della metà. Legatelo con un cucchiaino di burro lavorato con poca farina e una punta di cacao amaro.
Lessate i ravioli in abbondante acqua salata, scolateli e conditeli con il sugo di cinghiale.

Sugo alternativo: Riduzione di vino rosso e scalogno.
Affettate finemente 5-6 scalogni, fateli appassire dolcemente in una noce di burro, bagnate con 1dl di brodo di carne e fate cuocere finchè sono morbidi. Unite 2dl di vino rosso corposo e fate restringere della metà. Legate la salsa con poco burro freddo.








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lunedì 23 settembre 2013

LA FATA DEI CASSETTI E IL CALZINO SPERDUTO.

Mi piacerebbe sapere perché a ogni lavatrice che faccio c’è sempre un calzino spaiato, abbandonato a se stesso dal compagno che misteriosamente è scomparso.
Non so se a voi vi capita ma a me si. Ogni volta.
Sullo stendino ne rimane sempre uno solo soletto, l’amico single nelle cene dove tutti arrivano accoppiati.
E l’altro dov’è? Eppure in lavatrice l’avevo infilato. Almeno così sembrava.

Come prima cosa cerco nelle maniche delle camicie, non so perché tendono ad appropriarsi di cose non loro; altrimenti guardo di sotto, nel cortile, perché  mi cade sempre qualcosa, visto che non faccio mai niente di fretta io … e va già bene che sotto al balcone abbiamo un piccolo giardino.

A volte ricompare, il fedifrago, nascosto nella lavatrice o nel cesto della biancheria sporca, ovviamente in mezzo ai panni di un altro colore. Con le ovvie conseguenze: avete mai lavato un calzino colorato in mezzo alla biancheria bianca? Io si.

Poi ci sono i casi in cui la coppia è divisa da un destino avverso e crudele: mio figlio. Che quando si cambia non si toglie semplicemente i vestiti e li mette da parte, magari sulla sedia. Piegati no, ora non esageriamo, anche appallottolati ma tutti nello stesso posto andrebbe già bene. No, lui è uno sportivo, lui preferisce il lancio carpiato triplo degli indumenti.

Così poi io devo diventare matta a raccogliere ogni cosa, oltretutto non è così facile, perché devo stare attenta a dove metto i piedi visto che la stanza è disseminata di giochi e oggettini vari. Devo muovermi come un ninja in mezzo a trappole di ogni tipo alla ricerca del tesoro del drago. In questo caso c’è l’elevata possibilità che qualche calzino scompaia misteriosamente: non so che fine faccia, forse è inghiottito dal caos e mandato in un’altra dimensione, comunque non si trova più. Bon, sparito, puff!!

E io rimango li con il superstite che gira da solo per il cassetto, finchè mi rassegno alla dipartita e gli do degna sepoltura nel bidone … a quel punto, di solito dopo un giorno o due, l’esule ricompare, ma ormai non trova più nessuno a casa ad aspettarlo e quindi anche per lui il destino è segnato.

Stavo seriamente pensando di addestrare il mio cane alla ricerca dei calzini spaiati, visto l’odorino tartufato che a volte emanano non dovrebbe nemmeno essere così difficile.

Per mio figlio invece ho un altro progetto: adesso che ha nove anni e quindi non passerei proprio come una strega, è giunto il momento che il principino cominci ad imparare a fare il bucato, a stendere ma soprattutto a stirare. In fondo io ho iniziato a questa età e non mi sento traumatizzata dalla cosa. Basta solo che si renda conto di che cosa vuol dire.

Magari per non ritrovarsi a trent’anni e credere ancora che esista la fatina dei cassetti.

Perché, cari macho men, sto per farvi una rivelazione choc: esiste Babbo Natale, la Befana e pure il topino dei denti, ma purtroppo NON esiste nessuna fatina dei cassetti che fa apparire per magia i vestiti lavati e stirati nel’armadio. NON C’E’. Se esistesse sarebbe troppo impegnata a cercare i calzini sperduti.

Dopo questa epocale rivelazione che cambierà la storia dei lavori domestici, vi do una ricetta veloce veloce, che mi è venuta in mente per utilizzare gli avanzi della ricetta dei tortelli che ho postato ieri. Mi erano avanzati dei pomodori confit, del peperone giallo arrostito e un po’ di granella di pane croccante. Così ho preparato una pasta al volo.
 
 

 

 
 

 

SPAGHETTI CON PEPERONI, POMODORINI E PANE CROCCANTE.

Per 3 persone:
240g spaghetti,
½ peperone giallo arrostito e spellato,
10-12 pomodorini ciliegia freschi,
10 pomodorini confit,
1 spicchio d’aglio,
granella di pane croccante,
olio extra vergine d’oliva,
sale, peperoncino in polvere.

Per il pane croccante  e i pomodorini confit andate a vedere la ricetta nel post precedente.
Mentre bolle l’acqua per la pasta tagliate a dadini il peperone e fatelo scaldare in padella con l’aglio spellato e 2 cucchiai d’olio.

Immergete per 2 secondi i pomodorini ciliegia nell’acqua bollente, scolateli con la schiumarola e spellateli, tagliateli a metà e fateli rosolare insieme al peperone. Eliminate l’aglio e unite un pizzico di peperoncino in polvere.

Intanto buttate la pasta nell’acqua bollente salata e scolatela ancora piuttosto al dente. Versatela nella padella del condimento e terminate la cottura con 3-4 cucchiaiate della loro acqua.
Aggiungete i pomodorini confit, fate saltare la pasta ancora un minuto.
Prima di servire mantecate con un cucchiaio di olio e il pane croccante.

Se vi piace cospargete con parmigiano grattugiato o ancora meglio con della ricotta stagionata.
 
 
 
 
 
 
 
 

domenica 22 settembre 2013

I TORTELLI DI HEINZ BECK… più o meno!!!

Heinz Beck.
Non ci sarebbe nemmeno da aggiungere altro. Perché lui è LO CHEF, il Maestro Miaghi della cucina italiana.
E io ho osato rifare una sua ricetta. Anzi ho commesso il più clamoroso delitto di lesa maestà addirittura osando MODIFICARLA.
Il fatto che questo piatto fosse presentato su Sale & Pepe di Agosto e quindi ho anche modificato l’ennesima ricetta di questa rivista consideratelo un dettaglio, ve ne prego.
Nell’attesa che un fulmine mi colpisca cercherò di fornire una spiegazione, perché io ho una valida scusante, anzi più di una: la prima è l’aglio orsino, una pianta aromatica il cui sapore e odore ricorda quello dell’aglio appunto. Bene, non sono riuscita a trovarlo.

Volevo sostituirlo con erba cipollina ma non ero convinta.  Per quanto sia persuasa che la sostituzione non sarebbe poi così male, non volevo stravolgere troppo la ricetta.
Così per molto tempo questo piatto è rimasto nella mia lista delle cose da fare.
Poi di recente ho scoperto che esiste anche l’erba aglina, molto simile alla sorella cipollina, ma con aroma d’aglio. Molto più delicata. Appena ne ho avuto qualche stelo fra le mani mi sono decisa a provare la ricetta.

Seconda variante i pomodori ciliegini: non li amo molto, li trovo molto acquosi e con la buccia troppo spessa. Li ho comprati per la ricetta ma non erano molto maturi, un po’ pallidini insomma. Sono molto meglio i datterini, ma non li ho trovati. Per cui  alla fine ho usato dei pomodori perini ben maturi ma sodi, che oltretutto provengono dall’orto di mio papà.

Terza variante: il colore giallo. E qui devo dare una spiegazione. Con questa ricetta vorrei partecipare ancora una volta alla sfida di Settembre di Colors & Food che come saprete ha come filo conduttore l’uovo e i colori rosso e giallo.

Quindi: il rosso dei pomodorini, degli scampi e del croccante di pane c’è; l’uovo sta nella sfoglia; il giallo mancava. Si , la sfoglia all’uovo è gialla, ma volevo avere un tocco più deciso.
Quindi ho inserito il peperone giallo grigliato. Che secondo me ci sta benissimo anche come sapore. Spero che il maestro non mi lanci un anatema. Ma non credo che lo verrà mai a sapere, anche se fosse dubito che la cosa gli toglierebbe il sonno.

Dunque veniamo alla ricetta che è un po’ articolata e prevede diversi passaggi:

 
 
 
 

TORTELLI ALLA PAPPA DI POMODORO CON SCAMPI E PEPERONI SU SALSA ALL’ERBA AGLINA.
Liberamente tratta da una ricetta di Heinz Beck. Tra parentesi metterò le mie varianti (mammamia!!!)

Dosi per 4 persone:
Per la pasta:
160g farina 00,
80g semola,
2 tuorli (io 2 uova intere)
sale, acqua qb.

Per il ripieno:
250g pomodorini  confit (io pomodori perini) qualcuno in più per decorare,
150g circa di salsa di pomodoro, fatta con pomodori freschi, aglio e basilico,
30g pane raffermo ( più pangrattato e grana),
1 spicchio d’aglio,
3 foglie di basilico,
olio extra vergine d’oliva,
sale.

Per la salsa:
200g foglie di aglio orsino,
30ml brodo vegetale,
10g patata lessata,
olio extra vergine d’oliva.

Per il pane croccante:
80g pane raffermo,
20g cipolla ( 2 piccoli cipollotti freschi)
1 spicchio d’aglio,
5 acciughe,
½ cucchiaio di concentrato di pomodoro,
2g capperi,
120ml vino banco,
peperoncino in polvere,
olio extra vergine d’oliva.

Per completare:
8 scampi (una ventina di mazzancolle)
qualche pomodoro confit
½ peperone giallo arrostito e spellato.

Procedimento:
Innanzi tutto preparare i pomodori confit: scottate per pochi istanti i pomodori in acqua bollente, spellateli, privateli dei semi e tagliateli a filetti. Se sono i pomodorini tagliateli a quarti. Conditeli con olio sale e timo metteteli su una placca foderata su carta forno e fateli riposare ½ ora poi infornateli a 80g per circa 4 ore. Questa è la ricetta così com’era su Sale & Pepe. Io in realtà li inforno sempre a 140° circa per 2 ore, forno ventilato. Vedete voi.

Preparate il ripieno: riducete il pane  a cubetti e fatelo scaldare in una padella con un cucchiaio d’olio, lo spicchio d’aglio e la salsa di pomodoro. Il pane deve ammorbidirsi.
Eliminate l’aglio, unite il basilico a julienne e i pomodori confit tritati fini.
Fate raffreddare bene, se il ripieno fosse troppo molle unite altra mollica di pane sbriciolata o pangrattato. Io ho aggiunto anche 2 cucchiaiate di grana grattugiato.

Preparate i tortellini: impastate le due farine con i tuorli, un pizzico di sale e acqua quanto basta ad ottenere un impasto omogeneo. Usando le uova intere praticamente non occorre acqua. Fate riposare circa un’ora poi stendetela molto finemente, ritagliate dei cerchi, farciteli con un cucchiaino di ripieno, chiudete a mezzaluna e poi piegateli a tortellino. (Io  ho anche provato a chiuderli tipo ravioli del plin … ormai mi sono lanciata).
 
 
 

Intanto preparate il pane croccante: tagliate a cubetti il pane raffermo. Rosolate la cipolla tritata con l’aglio, le acciughe, i capperi, il concentrato di pomodoro e peperoncino a piacere (non troppo). Bagnate con il vino e fate ridurre della metà. Unite il pane e mescolate fino a completo assorbimento. Fate essiccare in forno 1 ora, qui lo chef non specifica la temperatura, io l’ho infornato a 160° ventilato. Poi frullatelo finemente.

Mentre l’acqua bolle preparate la salsa: sbollentate le foglie di aglio orsino per 1 minuto in acqua bollente. Se non le avete trovate come me usate l’erba aglina ( continuo a dire che l’erba cipollina ha un suo perché), poi raffreddatele in acqua e ghiaccio. È importante questo passaggio, non fate come me chi ho avuto la presunzione di saltarlo: in questo modo la salsa diventa più scura ma rimane meno amarognola. Frullatele con la patata lessata, il brodo vegetale e un cucchiaio d’olio.

Saltate le mazzancolle o gli scampi in padella con poco olio, uno spicchio d’aglio e una spruzzata di vino bianco, sgusciateli e teneteli al caldo.

Infine preparate il piatto: lessate i tortellini, fateli saltare in una padella con burro fuso, grana grattugiato e brodo vegetale. Io li  ho fatti saltare nella padella dei gamberi con i peperoni,  i gamberi, qualche filetto di pomodoro confit, un filo d’olio e 2 cucchiai della loro acqua di cottura.
Disponete sul fondo del piatto la salsa, distribuite i tortellini, gli scampi sgusciati, il peperone giallo tagliato a filetti e la granella di pane croccante.

Volevo mettere anche qualche filetto di pomodoro confit per richiamare il colore rosso del ripieno … ma mi sono dimenticata, quando me ne sono accorta erano già finiti!!

 

 

Ora come vedete ho cercato di impiattare con tutti i crismi, come insegna lo chef. Ho capito che è meglio non riempire troppo il piatto con porzioni esagerate, così tutti gli elementi che lo compongono hanno il giusto risalto. Verissimo.
Ma c’è un piccolo problema. E qui mi rivolgo a tutti gli chef e cuochi in ascolto. Va bene il piatto ben apparecchiato, certamente anche l’occhio vuole la sua parte, ma sapete cosa succede nella mia famiglia se arriva in tavola un piatto con solo OTTO tortellini?
Mio marito, per esempio, ma potrebbe essere un famigliare a caso, se li mangerebbe in due-forchettate-due e poi serafico direbbe: “Sono cotti. Puoi scolare!”. Capito chef?

Non c’è niente da fare: nella mia famiglia si impiatta a badilate!

 
 
Variante ancora più sacrilega: ho condito una porzione di ravioli con un sughetto fatto con un ovulo tagliati a fettine, saltato in padella con olio, aglio e una spruzzata di vino bianco, ho unito poi 2 cucchiai di salsa di pomodoro. Anche questo accostamento più montanaro non è affatto male. Con il ripieno e il pane croccante sta molto bene. Chef perdono!!!

venerdì 20 settembre 2013

SAVE THE LAST AUBERGINE.

La settimana scorsa nel blog di Carla (Un’arbanella di basilico) ho scoperto un’altra iniziativa davvero carina. A onor del vero ogni volta che passo da lei ne scopro sempre qualcuna nuova. E ovviamente mi lascio coinvolgere. Ecco cosa ho scoperto:




 

Anche io come lei adoro le raccolte di ricette. Non sono dei veri contest perché non c’è un vincitore. Semplicemente si mandano ricette inerenti a un argomento e il blog ospite le posta tutte insieme in un bell’elenco, anzi un menù che chiunque può consultare.

La raccolta in questione ha come protagonista i prodotti della terra: ortaggi, legumi, frutta e cereali. La settimana scorsa,dicevo, è stata ospitata da Carla. Io ci tenevo a partecipare proprio con lei, ma non ci sono riuscita.

Questa settimana però mi sono data una mossa, anche perché questa volta “la raccoglitrice di ricette” è Elena diZibaldone Culinario, un’altra blogger che seguo con piacere.
Vi spiego brevemente in cosa consiste questa iniziativa:

Questo evento è iniziato nel 2005 e continua ogni settimana da allora.
La fondatrice è Kalyn di
Kalyn’s Kitchen che ha pensato di postare le foto delle sue piante prendendo spunto all'evento settimanale Sweetnicks, dove bisognava partecipare con le foto dei propri cani e gatti, a cui lei però non poteva partecipare essendone sprovvista!!
Dal novembre del 2008, l'organizzatrice internazionale di questa raccolta è Haalo del blog
Cook (almost) Anything At Least Once.
Esiste una edizione italiana e l'organizzatrice è Brii del blog
Briggishome e qui potete trovare tutte le raccolte settimanali.

Se volete sapere come si fa a partecipare andate nel blog di Elena e troverete tutto.

 
Ieri stavo pensando a cosa preparare poi ho aperto il frigo e ho trovato le melanzane che mi ha portato mio papà domenica. Le ultimissime dell’orto. Melanzane viola e bianche.
Mi guardavano speranzose di essere utilizzate per qualcosa di sfizioso.
Visto che sono le ultime e quindi un po’ più amarognole e piene di semini l’ideale è grigliarle.

Ma dopo averle grigliate occorre “apparecchiarle” un pochino altrimenti o me le mangio tutte io o rimangono li a girare per il frigo finchè una mano pietosa non le butta nel cestino dell’umido.
Così mi è venuto in mente di fare una torta salata.  Uno strudel salato per la precisione.

 
 
 
 
STRUDEL DI MELANZANE E FETA AL SESAMO.

Ingredienti per 6-8 persone.

Per la pasta:
250g farina 0,
2 cucchiai olio extra vergine d’oliva,
 ½ bicchiere divino bianco secco,
sale un pizzico.

Per il ripieno:
1 melanzana viola non piccola,
2 melanzane bianche piccole,
100g feta,
100g ricotta fresca,
100g robiola,
1 uovo,
origano e maggiorana,
pangrattato (meglio ancora crakers non salati sbriciolati finemente),
olio extra vergine d’oliva,
semi di sesamo.

Lavate le melanzane e tagliatele a rondelle, mettetele in un cola pasta cosparse di sale grosso a perdere il liquido di vegetazione che è amaro.

Impastare la farina con un pizzico di sale, l’olio, il vino bianco e poca acqua, in modo da ottenere un impasto liscio e molto morbido. Ma non appiccicoso.
Lasciare riposare la pasta per una mezz’oretta avvolta nella pellicola.

Nel frattempo risciacquate le melanzane e grigliatele su una piastra molto calda. Fatele raffreddare.
Frullate la robiola con la ricotta, la feta e l’uovo.

Tirate la sfoglia molto sottile aiutandovi con le mani, formate un rettangolo e adagiatelo su un canovaccio pulito leggermente infarinato.

Cospargete la pasta con 2-3 cucchiai di pangrattato, serve ad assorbire l’eccessiva umidità del ripieno.  Spalmate il ripieno al formaggio sulla pasta, distribuitevi sopra le melanzane grigliate. Aromatizzate con foglioline di maggiorana fresca e origano.

Ripiegate di un paio di centimetri i due lati corti, poi arrotolate lo strudel partendo dal lato lungo vicino a voi. Aiutatevi con lo strofinaccio. Chiudete lo strudel e adagiatelo a mezzaluna sulla placca del forno foderata di carta forno umida.

Emulsionate 4 cucchiai di acqua con 1 di olio e un pizzico di sale. Spennellate con questa salamoia tutto lo strudel, specialmente le due estremità che tendono a seccare.

Cospargete di semi di sesamo e infornate a 180° per circa 25 minuti.
Servite tiepido.