venerdì 30 gennaio 2015

GNOCCHI GRATINATI DI ZUCCA, TAPIOCA E GRANO SARACENO SENZA GLUTINE

Ancora?! Ma quante ricette di gnocchi ci saranno in questo blog?
Almeno una decina di sicuro.
C'era davvero l'esigenza di farne un'altra?
Certo che si.
Questi sono i primi che faccio completamente senza glutine.
Mi sono voluta cimentare in questa ricetta innanzi tutto in onore del Gluten Free (Fry) Day, di cui ormai mi sono innamorata, perché mi sento stimolata e sfidata a provare ricette davvero per tutti.

Inoltre qualche giorno fa al supermercato mi è capitata per le mani una confezione di farina di Tapioca. Veramente è già un po’ che mi faceva l’occhiolino dallo scaffale delle farine.
La Tapioca è una farina, o più propriamente un amido, derivata da un tubero di origini tropicali la Manioca. Questo amido viene usato molto nelle cucine dell’America Latina, Brasile in testa, per preparare budini, biscotti e dolci vari. È in fatti un ottimo addensante.
Ha un elevato potere calorico ma nel contempo è molto digeribile, il che la rende adatta per la preparazione di alimenti per bambini piccoli e anziani. Non ha un grande apporto di nutrienti, per cui viene usata insieme ad altri alimenti.

Mi ricordo infatti che durante lo svezzamento a mio figlio preparavo una crema con passato di verdura, amido di mais e tapioca. Oddio non è che allora ne fosse propriamente entusiasta, dovevo abbondare di parmigiano e condire con dell’olio buono (anche perché era tutto completamente senza sale). Completato lo svezzamento quindi, addio tapioca.
Ma adesso vedendola al supermercato e non come alimento per l’infanzia mi è venuta una gran curiosità di provarla.

Insomma questa Tapioca mi si è letteralmente gettata nel carrello. L’ho dovuta portare a casa.
Rimuginando su come utilizzarla, a parte la suddetta pappina, mi sono ricordata che è anche un alimento naturalmente senza glutine. Così ho pensato di impiegarla per i miei esperimenti del venerdì. Ma non me la sono sentita di fare un piatto con questo alimento predominante, ho preferito mischiarla ad altre farine.

Preparare una pasta fresca senza glutine è una sfida nella sfida, perché non solo bisogna stare attenti agli ingredienti che si usano ma soprattutto in questo caso l’impasto è difficilissima da tirare, si sbriciola, non vuole stare insieme. Perché è il glutine che crea una maglia che rende resistente e malleabile la pasta e le permette anche di lievitare.
Lo so che le vere blogger gluten free sanno fare anche questo, sanno tutti i trucchi per riuscire nell’intento. Sapete che c’è anche chi fa una vera pizza con tanto di lievito madre senza glutine?
Qui non la trovate. Io non sono in grato di gestire il lievito madre col glutine, figuriamoci senza.

Però la pasta fresca mi era rimasta in gola.
Così ho pensato di aggirare l’ostacolo: faccio gli gnocchi. Che sono un impasto morbido e piuttosto umido, che non deve essere lavorato, tirato, spianato. Anzi, bisogna lavorarlo il meno possibile.
Come elemento legante ho usato la zucca. Perché la adoro, perché il suo sapore dolce contrasta con quello un po’ legnoso del grano saraceno ma soprattutto perché ne ho appena tagliata una gigante che deve essere utilizzata prima che vada male (questa non sarà l’unica ricetta con la zucca mi sa).
Quindi ecco gli ennesimi gnocchi. Li ho poi fatti gratinare con un formaggio di malga saporito e pezzetti di zucca.

Buon appetito a tutti.














GNOCCHETTI  GRATINATI AL GRANO SARACENO CON ZUCCA E FONTINA (SENZA GLUTINE).

Ingredienti per 4 persone.
Per gli gnocchi:
130g farina grano saraceno,
60g farina di riso,
60g farina di tapioca,
300g zucca pulita e cotta a vapore,
1 uovo,
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva,
noce moscata, sale.

Per condire:
100g fontina (o toma o altro formaggio semi stagionato che fonde),
200g zucca pulita,
150ml panna liquida,
grana grattugiato,
sale, noce moscata,
una noce di burro.

Preparate gli gnocchi: schiacciate la polpa di zucca cotta con una forchetta in modo da avere una crema omogenea. Mischiate le farine con una macinata di noce moscata, un pizzico di sale  e fate la fontana. Al centro rompete l’uovo, unite la zucca e l’olio e impastate velocemente fono ad avere un composto omogeneo e morbido.
Fate dei rotolini grossi come il manico di un cucchiaio di legno e tagliate i gnocchetti di circa 2cm.

Preparate il condimento: tagliate la zucca cruda a dadini e fateli lessare per qualche minuto in acqua leggermente salata, scolateli con la schiumarola quando sono ancora al dente.
Condite la panna con una generosa macinata di noce moscata e sale affumicato.
Tagliate anche il formaggio a dadini. Imburrate una pirofila.
Lessate gli gnocchi nell’acqua della zucca, cuoceteli per qualche minuto, devono essere cotti ma non molli. Scolateli con la schiumarola e metteteli nella pirofila imburrata.
Mettete nella pirofila anche i dadini di zucca e i dadini di formaggio, mescolate e condite con fiocchetti di burro.
Irrorate tutto con la panna e cospargete con parmigiano grattugiato.
Infornate a 200° per circa 15 minuti. La panna si deve un po’ asciugare e il formaggio fondersi.






NB: controllate che tutte queste farine abbiano la spiga barrata sulla confezione. La mia farina di tapioca e grano saraceno infatti aveva la dicitura “naturalmente senza glutine” ma in piccolo piccolo quella “potrebbe contenere tracce di …” .
Oltretutto queste confezioni si trovavano sullo scafale dove ci sono anche le altre farine. Quindi il rischi di contaminazione è molto alto. Sta cosa mi lascia alquanto perplessa.


I Love Gluten Free (FRI)DAY - Gluten Free Travel & Living




martedì 27 gennaio 2015

HAPPY BIRTHDAY ALE

Oggi è il compleanno di un’amica, Alessandra.
Amica di web, di blog, di social network e compagna di avventura in questo mondo di pazzi e golosi impenitenti che è l’MTChallenge, di cui è ideatrice e coordinatrice.
Quindi è anche la principale responsabile di tutte le nostre paturnie culinarie mensili, con annesse tragedie dell’assurdo familiari, negozianti portati all’esasperazione, allestimenti di set fotografici al limite del surreale, minacce di divorzio, figli che vogliono trasferirsi in collegio “almeno li non si deve aspettare le fotografie per mangiare che neanche a un matrimonio!!”, ma anche riappacificazioni davanti a una nuova ricetta sperimentata con successo.
È anche colei che ci ha trascinato con entusiasmo nella splendida avventura dei libri dell’MTC.
Purtroppo non ho ancora avuto il piacere di conoscerla personalmente. Per ora.
Non voglio fare un post melenso e magniloquente.
Non ne sono capace, non è nella mia natura e forse non so nemmeno se lei lo apprezzerebbe davvero. Per quel poco che ho potuto capire di lei.
Anche perché lei è ligure come me e se questo conta qualcosa allora vuol dire che è una donna pratica, diretta, poco avvezza alle smancerie.
Più portata a una sana ironia, che tutto purifica e niente risparmia.
Ironia che per i liguri come me non significa sempre nella battuta aperta e vivace di un romano o di un toscano, a volte è solo una mezza parola, un mugugno, un’alzata di sopracciglio, ma c’è dentro tutto, non serve aggiungere altro.
Quindi da donna diretta e franca non posso dire che siamo amiche, almeno non nell’accezione tipica del termine: non ci siamo mai viste ne parlate direttamente se non attraverso il PC e in tempi abbastanza recenti. Della sua vita e della sua famiglia conosco solo quello che lei ci racconta nel blog.
Però ho trovato una bella affinità di pensieri, gusti e modi di fare.
E questo il più delle volte basta e avanza per farti considerare amica una persona.
Anche perché a volte l’amicizia passa per vie traverse. Si rivela la dove uno non si aspetta.
Basta una parola detta al momento giusto. Una frase. Un incoraggiamento.
Per festeggiare il compleanno della Ale, tutti i membri della community dell’MTChallenge si sono organizzati in un party virtuale. Anche e soprattutto cucinando qualcuna delle sue ricette.
Io ho pensato di fare i canestrelli salati all’acciuga che lei aveva postato due o tre anni fa sul blog Menù Turistico, dal quale è nato poi l’MTChallenge.
Dopo qualche periodo in cui si limitava a “tramare nell’ombra” ha ripreso a postare meravigliose ricette con un blog tutto suo: “An old fashioned lady”.
C’erano un sacco di ricette tra cui scegliere, molti dolci, forse più adatti a un party.
Invece io ho scelto qualcosa di salato. Perché io preferisco il salato.
Perché adoro la pasticceria salata.
Perché questi biscottini li avevo già preparati varie volte in tempi non sospetti, quando cioè non avevo ancora il blog ma ero una semplice navigatrice. 
Ma anche perché l’altra sera avevo ospiti a cena e come aperitivo sono da “porca figura” assicurata, in più sono facilissimi e velocissimi da fare  e si possono preparare anche il giorno prima. 
Che volete farci sono ligure, pratica ed essenziale sino al midollo.
Ovviamente non ho resistito e ho dovuto modificare la sua ricetta. Ma di poco.
Del mio ci ho aggiunto solo i pinoli, che stanno a un ligure come i ciccioli a un emiliano. 
Secondi solo al basilico. E se avessi avuto anche quello …


Disegno di Mai Esteve



 





Canestrelli salati con acciughe e pinoli.

Ingredienti per circa 30 canestrelli:
130g farina 00,
100g burro,
50g parmigiano grattugiato o grana,
30g pinoli,
2-3 acciughe sotto sale (io 2 cucchiaini di pasta di acciughe),
qualche goccia di succo di limone.

Frullate finemente i pinoli. Se usate le acciughe sotto sale sciacquatele bene sotto l’acqua fredda e tamponatele con un pezzo di carta assorbente, poi riducetele in poltiglia il più possibile omogenea eliminando ogni traccia di lische. Io ho usato la pasta di acciughe. Mescolate i pinoli alla farina, unite il burro freddo  a pezzetti e iniziate a lavorali velocemente formando delle grosse briciole. Unite tutti gli altri ingredienti e impastate il più rapidamente possibile, unendo se occorre pochissima acqua fredda, giusto un cucchiaio o due.
Bisogna cercare di lavorare il meno possibile la pasta altrimenti si brucia il burro …
… ora io questa cosa ve la dico come da manuale, come viene costantemente riportata in ogni rivista, libro e trattato di cucina che si rispetti ma sinceramente mi è sempre sembrata una raffinatezza per iniziati, un abracadabra tanto per farla un po’cadere dall’alto. Io non ho mai visto la pasta prendere fuoco per autocombustione spontanea se maneggiata troppo. Tutt’al più potrebbe ammorbidirsi troppo l’impasto ma tenendolo un po’ di più nel frigo ritorna bello sodo come deve essere. E vi posso assicurare che al momento dell’utilizzo e all’assaggio non è che ci sia tutta sta differenza. Ma magari io non ho un palato così raffinato.
Anche perché è piuttosto vago il concetto di lavorazione rapida e veloce: dipende dall’ umidità della farina, se il burro è troppo freddo, se ci sono altri ingredienti liquidi.
Inoltre un po’ la si deve lavorare, non possono certo rimanerci grumi di burro o di altre cose.
Ma certamente più la si manipola e più si scalda e diventa tutta appiccicosa e molliccia col rischio di dover aggiungere troppa farina e farla poi rimanere secca e gommosa in cottura.

Insomma voi lavoratela il meno possibile, appena avrete una bella pasta liscia, omogenea e compatta smettete, avvolgete tutto nella pellicola per alimenti e mettete in frigo per almeno mezz’ora. Ma si può lasciare in frigo la pasta ben sigillata anche per qualche ora così se dovete preparare un po’ di cose per la cena  vi potete organizzare con i tempi.
Se la pasta fosse davvero troppo molle, aggiungete pochissima farina e compattatela alla bell’è meglio. Mettetela nel frigo, nella pellicola per una ventina di minuti, poi stendetela col mattarello e ripiegatela per tre o quattro volte. Richiudete nella pellicola e via in frigo fino al momento dell’utilizzo, comunque ancora una mezz’oretta.
Senza tanto stress. Non si incendia il frigo, tranquilli.
Fine della parentesi tecnico-puntigliosa.

Ora stendete la vostra bella pasta sulla spianatoia leggermente infarinata a uno spessore di circa 4mm. Con degli stampini per biscotti ricavate i frollini che adagerete sulla placca coperta di carta forno. Non hanno lievito, quindi in cottura crescono pochissimo ma voi lasciateli un po’ distanziati fra loro comunque.
Consiglio di tenere la teglia in frigo ancora 15-20 minuti. Così anche se nel formare i biscottini, ritagli compresi, la pasta si fosse ammorbidita troppo, ecco che ritorna bella e compatta.

Infornate a 180° per circa 10-12 minuti, forno statico. La placca deve essere posta nel ripiano centrale. Togliete dal forno appena i biscotti iniziano a dorare in superficie. Lasciateli raffreddare completamente prima di toccarli: subito saranno ancora morbidi e sembreranno crudi, ma raffreddandosi diventano belli croccanti e friabili.






BUON COMPLEANNO ALESSANDRA!

lunedì 26 gennaio 2015

CANEDERLI ALLA LIGURE per l’MTChallenge di Gennaio.

E se non mi sbrigo rischio pure di perdermelo.
Perché mancano pochi giorni. Poi si passa ad un altro argomento, un’altra sfida.
Questo mese si parla di canederli all’ampezzana. Quelli proposti da Monica.
I canederli sono un piatto tipico della cucina mitteleuropea di origine tedesca e austriaca ma che si sono diffusi anche al di qua delle Alpi. Quindi si conoscono con tanti nomi diversi e ovviamente anche le ricette subiscono molte variazioni.
Il comune denominatore è il pane raffermo. Perché i canederli fanno parte della tradizione contadina e montanara. Quindi sono il risultato di una cucina povera e attenta a non sprecare nulla di ciò che la dispensa ha da offrire, ma nello stesso tempo ricca di sapore e sostanziosa.
Con il pane avanzato e pochi altri ingredienti vengono creati questi grossi gnocchi, cotti poi nel brodo, serviti nel brodo stesso o asciutti.
Si poteva rimanere fedeli alla ricetta data da Monica, che li prepara come nella tradizione del suo territorio di origine. Oppure decidere di tradurla in varianti personali.
L’importante è mantenere invariati l’ingrediente principale, il pane raffermo, e la tecnica di preparazione.
La cosa sembra facile. Ma in realtà non lo è affatto. Perché ogni possibile variazione deve essere pensata e calibrata per risaltare ma nello stesso tempo armonizzarsi nella ricetta.
Per un po’ sono stata nell’imbarazzo totale.
Mi sono venute in mente decine di possibili ricette, ma ogni volta che pensavo di averla trovata ecco che qualcosa me la faceva sfumare. O perché alla fine non mi sembrava più tanto una genialata o, se lo era, qualcuno ci aveva già pensato e l’aveva già preparata.
(Andatevi a fare un giro nella pagina dedicata agli sfidanti e ne vedrete delle belle e delle buone!)
Confesso che per un attimo avevo pensato di rinunciare.
Poi improvvisamente un barlume ha lentamente fatto capolino tra le tenebre.
Ho pensato alla ricetta di Monica e al fatto che sia legata profondamente alle tradizioni del suo territorio. Così anch’io mi sono rivolta alle mie tradizioni, alla mia terra d’origine, che pur essendo piemontese di adozione, rimane sempre la Liguria.
Non solo la Liguria marinara, del pesce fresco e dei frutti di mare, ma più che altro quella contadina dell’entroterra. Verdure fresche, erbe aromatiche, olio buono, olive e ogni tanto carne, ma quella degli animali da cortile, perché mucche e maiali erano troppo preziosi per essere sacrificati spesso.
Il piatto che forse rappresenta di più questa tradizione è il coniglio in umido. Cotto con erbe profumate, vino bianco, olive e pinoli.
Tutto questo ho pensato di metterlo nei miei canederli. Che ho cotto nel brodo dello stesso coniglio, molto delicato fra l’altro e quindi non copre il gusto degli altri ingredienti.
Anche per questo mese l’MTCHALLENGE è servito.











CANEDERLI ALLA LIGURE: CON CONIGLIO, OLIVE TAGGIASCHE E PINOLI.

Per il brodo:
½ coniglio senza la testa,
1 carota,
1 cipolla piccola,
1 gambo di sedano,
1 foglia di alloro,
2-3 rametti di prezzemolo,
1 rametto di timo fresco,
sale.

Consiglio di farlo il giorno prima. Tagliare il coniglio in pezzi non troppo piccoli. Pulite bene le verdure, tagliate la carota e il sedano a tocchetti. Lasciate intera la cipolla, sbucciata, e le erbe aromatiche.
Mettete carne e odori in una capace pentola con circa 2-3 litri di acqua fredda. Portate a bollore, abbassate il fuoco e fate sobbollire per almeno un’ora e mezza semi coperto.
Togliete la carne, eliminate gli odori e filtrate il brodo versandolo attraverso un colino fine in un’altra pentola o in un contenitore a chiusura ermetica. Fate raffreddare completamente poi mettete in frigo. Quando sarà ben freddo eliminate l’eventuale grasso che si solidifica in superficie con l’aiuto di un colino a maglie sottili.
Io non ho chiarificato il brodo. Perché il brodo di coniglio è già molto delicato e leggero, mi sembrava quasi di rovinarlo.

Per i canederli:
300g pane secco ( io ho usato un pane a cassetta di grano duro),
200ml latte intero,
2 uova,
200g polpa di coniglio lessata,
2 cucchiai di olive taggiasche denocciolate,
1 cucchiaio colmo di pinoli,
3-4 steli di erba cipollina,
2 rametti di timo fresco (se secco circa 1 cucchiaino)
2 cucchiai di parmigiano grattugiato,
1 cucchiaio di farina 00,
pangrattato.

Tagliate a dadini molto piccoli e regolari il pane, circa 1cm, e metteteli in una ciotola capiente. Battete le uova con il latte e versate il composto sul pane mescolando bene perché si bagni tutto. All’inizio sembra che il liquido non sia sufficiente ma non aggiungetene altro, lasciate in infusione per una mezz’ora circa mescolando di tanto in tanto. Alla fine il pane sarà completamente bagnato e morbido.
Tagliate la polpa di coniglio a pezzetti piccolissimi, altrettanto fate con le olive ben sgocciolate. Tritate sommariamente anche i pinoli, potete lasciarne anche qualcuno intero.
Tagliate finemente gli steli di erba cipollina con le forbici e staccate le foglie dal rametto di timo.
Unite tutti questi ingredienti e il parmigiano al composto di pane e mescolateli molto bene con le mani per rendere omogeneo l’impasto. Unite anche la farina e eventualmente un po’ di pangrattato se vi sembra che sia troppo umido e molle.
Comunque l’impasto deve essere leggermente umido, morbido e un pochino colloso. Ma non troppo. Vi consiglio di vedere anche il post di Monica ( QUI) perché il procedimento è spiegato passo passo.

Con le mani pulite e umide prendete una piccola porzione di impasto e formate una pallina, compattandola bene. Deve essere di circa 3-4cm di diametro.
Scaldate il brodo in una capace pentola e portatelo ad ebollizione.
Provate a cuocere prima una pallina da sola per vedere se il composto ha la consistenza giusta. Tuffate la pallina e fatela cuocere nel brodo che sobbolle per 5 minuti (ci vogliono tutti perché il brodo penetri all’interno e renda umido il centro del canederlo). La pallina non deve disfarsi, al massimo può perdere una o due bricioline di pane. Se invece tende a sfaldarsi vuol dire che l’impasto è troppo molle, allora asciugatelo con del pangrattato e rifate la prova.

Quando le palline sono pronte, tuffatele delicatamente nel brodo in leggera ebollizione e fatele cuocere pian piano per 5 minuti.
Distribuitele nei piatti con una bella mestolata di brodo caldo, e a piacere scaglie di grana e erba cipollina tritata.








Siccome vi avanzerà del coniglio lessato, vi consiglio di preparare il “tonno di coniglio”, preparazione di origine piemontese che si ritrova anche in molti paesi dell’entroterra ligure.

Ne avevo già parlato in QUESTO POST con la mia solita carrellata di scempiaggini!!




http://www.mtchallenge.it/2015/01/mtc-n-44-la-ricetta-di-gennaio-2015-e.html

venerdì 23 gennaio 2015

RISOTTO AL BAROLO CON CIPOLLE BRASATE ed è di nuovo venerdì.

Stavo quasi per dimenticarmene. 
Oggi è il GlutenFree (Fry) Day
Una splendida iniziativa di sensibilizzazione sulla celiachia che coinvolge un sacco di foodblogger. Celiaci e non.
Io seguivo questo progetto da un po’ ma sempre da spettatrice. Poi venerdì scorso mi sono decisa a prendervi parte.
Se non l’ho fatto prima non è perché non sia abbastanza interessata, tutt’altro. Pur non essendo celiaca conosco chi invece soffre di questa grave intolleranza. Tuttavia riconosco che sono ancora troppo poco ferrata sull’argomento. Noi “glutinati” spesso ci fermiamo a quelle poche informazioni che si possono trovare sui giornali, ma niente di più.
Ogni volta ammiro quelle persone che si sono trovate improvvisamente di fronte a questo problema ma che non si sono perse d’animo, hanno dovuto cambiare molte abitudini che sembrano ovvie, ma non lo sono.
Perché anche un semplice aperitivo con gli amici può diventare un problema.
Però ce la fanno e col sorriso sulle labbra.
Così anche questo venerdì voglio cucinare “sglutinato” anch’io.
In realtà il mio giorno gluten free è il giovedì, data la mia prontezza e abilità nel fare foto, scaricarle, sceglierne un paio che non facciano troppa pena, scrivere post, ricetta, pubblicare … 24 ore mi ci vogliono tutte.
Così ieri ho cucinato, fotografato, spazzolato tutto e oggi vi mostro il risultato.
In realtà è un piatto molto semplice e comune: il risotto.
Perché non bisogna pensare che sia così complicato cucinare senza glutine o che ci vogliano chissà quali ingredienti rari e introvabili.
Ci sono alimenti già di per se adatti allo scopo. Come appunto il riso. Un buon vino rosso corposo che da colore e allegria. Un goloso formaggio. Una bella cipolla rossa come il vino.
Semplice.
E la cena è servita. Per tutti.














RISOTTO AL BAROLO CON RASCHERA E CIPOLLE BRASATE.

Ingredienti per 4 persone:
300g riso Carnaroli,
1 cipolla rossa grande,
brodo vegetale (fatto con sedano, carota e cipolla e un mazzetto di odori),
2 bicchieri di Barolo (o Nebbiolo o altro vino rosso corposo),
100g Raschera DOP,
grana padano grattugiato,
1 cucchiaino di amido di riso,
burro,
sale, noce moscata.

Affettate finemente la cipolla, fatela rosolare con una noce di burro in un pentolino a fuoco dolce. Quando è quasi trasparente unite un mestolo di brodo caldo e continuate a cuocere per 10 minuti. Unite un bicchiere di Barolo, portate a ebollizione e fate sobbollire a fuoco molto dolce per circa 30 minuti. Il liquido si deve ridurre della metà e le cipolle devono risultare morbide. Unite un pizzico di sale e una macinata di noce moscata. Stemperate l’amido di riso con poco liquido di cottura delle cipolle in modo da non avere grumi. Unitelo al composto insieme a un cucchiaino di burro e fate legare la salsa.
Nel frattempo tostate il riso in una pentola senza alcun condimento. Quando il riso è ben caldo e traslucido, sfumate con un bicchiere di vino e fate evaporare pian piano  l’alcool.
Unite a poco a poco il brodo caldo e portate a cottura. Il riso deve essere all’onda: cioè cremoso, legato da un po’ di sughetto ma ancora ben sgranato. Aggiustate di sale.
Mantecate con il formaggio tagliato a dadini molto piccoli.
Distribuite il riso nei piatti, completate con il composto di cipolle al vino e guarnite con cialde di grana.

Per le cialde: su una piccola padellina antiaderente ( circa 10cm di diametro) distribuite due cucchiai di grana grattugiato in modo da ricoprire bene il fondo. Fate scaldare la padella a fuoco moderato, lasciate sciogliere il formaggio che creerà una sorta di crespella morbida.
Appena inizia a dorare levatela dalla padella e datele subito ma delicatamente la forma voluta, per esempio arrotolatela a cannoncino. Dovete procedere velocemente perché una volta che la cialda si raffredda non si può più piegare altrimenti si sbriciola.
Procedete allo stesso modo formando altre cialde.







Ricordo che nel caso di veri celiaci a tavola occorre evitare il più possibile le contaminazioni: tenere lontani gli ingredienti gluten free dagli altri, non usare gli stessi utensili e pentole per preparare i cibi. Pulire sempre molto bene tutto. Piccoli accorgimenti ma che fanno la differenza. Nel sito Gluten Free Travellerand Living troverete un sacco di consigli utili.




Oggi sono proprio di corsa perché questa sera finalmente io e mio marito lasciamo figlio e cane con la nonna che è arrivata in aiuto e ci concediamo una serata per noi, a ballare.
Potrebbe nevicare di brutto.

Se riesco mi collego domani per un saluto e una visitina alle mie colleghe e amiche blogger, glutinate e non. Buona serata a tutti!




ilove-gffd1

domenica 18 gennaio 2015

CROCCHETTE AI GAMBERETTI E AL SALMONE CON SCIROPPO D’ACERO: un brunch in Canada.

Sono sempre a bordo della carovana virtuale dell’ABCculinario mondiale, siamo ancora in Canada, guidati dalla nostra amica Elena e dai suoi pancakes. Fino ad oggi. Poi domani si ripartirà per un’altra tappa, questa volta in Brasile.

Come al solito riesco ad arrivare sempre all’ultimo giorno. Ma avevo tutto pronto. Ricetta cucinata, fotografata e fatta sparire nello stomaco alla velocità della luce.
Mi mancava solo il post. Ma in questi giorni il mio cervellino si è preso una pausa.
In parte dovuto a una fastidiosa influenza che ha decimato la famiglia. E poi perché non sapevo che dire, cosa raccontare di un paese così vasto e multietnico come il Canada.
Potevo darvi qualche informazione di carattere geo-politico: il numero di abitanti per Km quadrato (pochissimi, ci credo che sono tendenzialmente pacifici!), la vastità dei suoi boschi, il clima, turismo, caccia e pesca … ma questo ve lo lascio scoprire su Wikipedia.

Una cosa però mi ha colpito e che mi fa capire quanto poco conosco del mondo: io credevo che il Canada fosse una repubblica, o meglio ancora una confederazione di stati, tipo gli USA, per intenderci. Invece è una Monarchia, anche se parlamentare e a ordinamento federale, che vuol dire che in pratica chi comanda è il parlamento federale formato dai rappresentanti degli stati membri. Ma resta il fatto che la Regina è sempre lei, la inossidabile Queen Elisabeth II, la Regina Elisabetta di Inghilterra. Quindi anche i Canadesi si devono sorbire tutte le bizze e stranezze dei monarchi inglesi, Principe Carlo in testa. Ma guarda un po’ come è piccolo il mondo.

Ma i canadesi non sono tipi da perdersi dietro ai gossip seppur monarchici. Hanno ben altro a cui pensare. E poi possono sempre affogare i dispiaceri nello sciroppo d’acero.
È il loro prodotto nazionale. La foglia d’acero è il simbolo stesso della nazione. Tra l’altro pare faccia molto bene per depurare l’organismo, è un dolcificante ipocalorico o poco calorico (forse è più corretto) e ricco di sali minerali.
Solo che si conosce principalmente attraverso i film americani. Quante volte li abbiamo visti far colazione con i pancakes e il famoso liquido ambrato? Quindi l’equivoco è presto fatto.
Ma lo sciroppo d’acero è canadese e (qui non vorrei scatenare una faida gastronomica) credo persino i pancakes. Sui secondi non ne sono certa, anche perché frittelle di quel tipo se ne trovano un po’ ovunque nel mondo, ma sul primo ne ho quasi la certezza.

Perché in Canada la lavorazione della linfa d’acero per ottenerne un dolcificante risale agli irochesi, i nativi canadesi appunto. Oggi il principale produttore mondiale è la provincia canadese del Québec.
All’inizio la linfa veniva lavorata in cristalli, tipo lo zucchero di canna. In seguito si è capito che si poteva ricavarne uno sciroppo più raffinato.
Questa linfa d’acero viene raccolta in primavera e lavorata in particolari capanni, gli sugarshacks. Questi capanni diventano meta di gite fuori porta di molti canadesi di città che vanno a gustarsi piatti a base di sciroppo d’acero, sia dolci che salati.

Infatti nella cucina canadese questo ingrediente non è usato solo per dolcificare pancakes o simili, ma viene impiegato anche per cuocere e marinare la carne, in particolare il maiale, l’agnello ma anche la selvaggina e addirittura il pesce.

Una cosa simpatica e tipica è la “tire sur la neige” o “maple taffe”: è un lecca lecca ottenuto facendo caramellare lo sciroppo d’acero e poi versato a gocce sulla neve fresca. Non è una cosa carina da fare per i bambini?
Se ci fosse la neve. Qui da me quest’anno sembra che proprio non voglia arrivare. Intanto ho iniziato a procurami lo sciroppo d’acero. Poi si vedrà.

Oggi invece vi propongo due piccoli e semplici antipasti canadesi. Due piccoli sfizi da gustare come aperitivo o anche come goloso spuntino con un fresco boccale di birra. Canadese è ovvio.
Sono semplici crocchette di pesce, ma lo sciroppo d’acero trova benissimo la sua collocazione







Canadian Shrimp Cakes – crocchette ai gamberetti.
2 patate medie,
200g gamberetti sgusciati,
5-6 rametti di prezzemolo,
1 piccola cipolla o 1 scalogno,
1 uovo,
1 cucchiaino di senape,
pangrattato,
olio di semi o burro chiarificato.






Lessate le patate con la pelle, scolatele, spellatele e schiacciatele con una forchetta grossolanamente. Lessate i gamberetti e tritateli grossolanamente.
Tritate finemente la cipolla e fatela stufare in un tegamino finchè diventa tenera e trasparente. Questo passaggio si può omettere unendo direttamente la cipolla tritata cruda al  composto, ma in questo modo il gusto della cipolla si attenua e rimane più digeribile.
Tritate finemente anche il prezzemolo.
Mescolate patate, gamberetti, cipolla e prezzemolo e incorporate anche l’uovo e la senape. Aggiustate di sale e pepe.
Se l’impasto fosse molle unite poco pangrattato.
Formate tante palline di impasto rosse come un mandarino e schiacciatele.
Passatele nel pangrattato e rosolatele in una padella antiaderente unta di burro finchè non hanno una bella crosticina da ogni lato. Oppure friggetele in abbondante olio di semi ben caldo.
Potete anche metterle in forno a 180° per 10-15 minuti finchè son belle dorate.

Croquettes de saumon au sirop d’érable (crocchette di salmone allo sciroppo d'acero)

250g piselli lessati,
300g filetto di salmone,
1 uovo,
1 cucchiaio di prezzemolo tritato,
1 cucchiaino di senape di Dijone,
2-3 gocce di salsa Worchester,

per la panatura,
2 uova,
2-3 cucchiai di sciroppo d’acero,
farina,
pangrattato,
olio di semi o burro chiarificato per friggere.





Cuocete il salmone ben pulito a vapore, spinatelo bene e tritatelo grossolanamente (potete
usare anche il salmone in scatola al naturale).
Frullate i piselli finemente al mixer, unite il salmone tritato, il prezzemolo, l’uovo, la senape e la salsa Worchester.
Mettete il composto in frigo per un’ora. Poi formate delle crocchette rotonde e schiacciate.
Sbattete le uova con lo sciroppo d’acero. Passate le crocchette prima nella farina, poi nelle uova e infine nel pangrattato.
Friggetele poche alla volta in olio di semi ben caldo o nel burro.
Come per le altre potete anche farle cuocere in forno a 180° finchè son belle dorate da tutti i lati.
Servitele con insalata mista, maionese o ketchup.








Per un perfetto brunch in stile canadese potete aggiungere altre piccole golosità dolci e salate: come i pancakes con sciroppo d’acero, le tortine al burro, le torte di mele, i crumble ai mirtilli, le torte salate di carne e tante altre delizie che potete trovare raccolte dalla nostra amica Elena.

Vi lascio anche qualche link utile per approfondire l’argomento:
www.turistipercaso.it
www.canadadolcecanada.it
www.inspirededibles.ca
www.foodbycountry.com
www.saveurscanada.com
www.authentikcanada.com  




mercoledì 14 gennaio 2015

ZUPPA CANADESE ALLA BIRRA E FORMAGGIO e un giro in moto.

"...Un chilometro di treno merci sbuffa lento, con i vagoncini marroni simili a quelli di una miniatura, e si ferma davanti a un silos. Io spalanco il gas e comincio a mordere l'asfalto dell'Alberta. Immensi campi di grano, erba sottile smossa dal vento, splendido bestiame. Nella terra ... c'è il ricordo emozionante degli indiani e della loro battaglia contro la sedicente civiltà bianca ..." M.Deambrogio.
 
Eccomi qui per un’altra tappa dell’ABC Culinario Mondiale che fino a domenica 18 ci trova in Canada ospitati da Elena, del blog Zibaldone Culinario.
Il Canada è uno stato molto vasto con una popolazione formata da etnie molto diverse tra loro e quindi anche la sua cucina è il risultato della mescolanza di tradizioni molto diverse.

Quella dei nativi americani innanzi tutto: selvaggina, frutti di bosco, salmone, crostacei e naturalmente sciroppo d’acero. Poi sono arrivati gli esploratori europei, inglesi e francesi in testa, che hanno portato con se le loro tradizioni culinarie, riadattandole con gli ingredienti nuovi che hanno trovato.

Quindi piatti saporiti, principalmente carne e pesce, ricchi di burro, strutto o lardo.
I dolci sono molto golosi, come le torte a base di frolla con frutta fresca e secca, melassa e l’immancabile sciroppo d’acero. Che però viene impiegato anche nei piatti salati come contrasto alle spezie. Insomma è una cucina tutt’altro che monotona.
Infatti quando ho cercato un piatto canadese da provare ho avuto l’imbarazzo della scelta.

Alla fine sono stata attratta da una zuppa.
Una zuppa molto particolare, a base di pancetta affumicata, cipolle e brodo, ma resa cremosa dal formaggio. Nella versione originale dovrebbe essere il Cheddar, il tipico formaggio inglese ma molto conosciuto anche in Canada e negli Stati Uniti.
Qui però non si trova molto facilmente così l’ho sostituito con l’Ementaler e la Raclette, due formaggi svizzeri molto saporiti ma di consistenza burrosa, che quindi si sciolgono facilmente.
La particolarità di questa zuppa però è nell’aggiunta a fine cottura della birra, una buona birra scura o ambrata, che da un aroma singolare al piatto.

La ricetta che ho trovato era per 10 persone, per giunta le dosi erano in tazze (cups) e cucchiai. Quindi ho dovuto ricalcolare il tutto e riadattarlo.
Spero di aver azzeccato le proporzioni. Comunque è un piatto davvero buono e saporito.
Sicuramente è molto sostanzioso. Da servire in fredde serate invernali, in compagnia di qualche buon amico e un’ ottima birra. Mentre fuori inizia a nevicare …
Vi ho fatto sognare almeno un po’?

Anche perché vi ci vuole un bello sforzo di immaginazione visto che le mie foto non rendono per niente giustizia al piatto … anzi. Ma vi assicuro che dal vero questa zuppa aveva decisamente un aspetto più appetitoso, soprattutto con dentro dei bei cubetti di pane tostato e qualche strisciolina di pancetta croccante. Che avrei anche fotografato se non si fosse scaricata la macchina fotografica dopo solo 5 foto … non potevo certo far aspettare oltre i miei famelici uomini che stavano già brontolando impazienti.
Così ce la siamo spazzolata alla grande alla faccia del blog, delle foto e dell’impiattamento chic.

Chissà se anche Marco Deaambrogio l'ha mangiata quando ha attraversato il Canada in moto durante il suo viaggio intorno al mondo? Lui è partito dalla Terra del Fuoco, ha attraversato tutta l'America del Sud, gli stati Uniti, il Canada fino all'Alaska. da qui il pasagio in Giappone da dove ha proseguito attraverso la Russia, i Balcani, l'Europa fino al ritorno in Italia.
Ha raccontato tutto in un bel libro: " IL GIRO DEL MONDO IN MOTO. I miei 57.OOOkm in solitaria". Una lettura molto piacevole e  divertente che ci fa sognare di viaggiare per le praterie sconfinate col vento sulla faccia.
 
"... la leggendaria Alaska Highway che gli eserciti americano e canadese costruirono durante la seconda guerra mondiale per collegare il Canada all'Alaska ... un tracciato di 2400 chilometri,  che taglia il cuore selvaggio dei due paesi: la varietà di percorso, gli impareggiabili scenari naturali e la possibilità di venire a contatto con gli animali selvaggi ... ne fanno uno degli itinerari più affascinanti del mondo."
 

 
 
 

CANADIAN BEER CHEESE SOUP – ZUPPA CANADESE AL FORMAGGIO E ALLA BIRRA.

Ingredienti per 4 persone:
200g pancetta affumicata,
1 cucchiaio di burro,
1 cipolla rossa,
4 gambi di sedano bianco,
½ litro di brodo di carne (pollo o manzo leggero),
200ml panna fresca,
100g formaggio tipo Cheddar (io Emmentaler e Raclette),
3 cucchiai di farina bianca,
pepe bianco,
senape in polvere,
Tabasco,
salsa Worchester,
200ml birra rossa o scura.

Tritare grossolanamente la pancetta. Tritare finemente la cipolla e il sedano.
In una pentola far rosolare a fuoco dolce la pancetta, non deve diventare croccante ma deve sciogliersi parte del grasso. Aggiungere il burro e quando è sciolto unire il sedano e la cipolla.
Fateli rosolare pian piano finchè son teneri e trasparenti, caso mai unite uno o due cucchiai di brodo.
Unire la farina e mescolare pian piano, versare a poco a poco il brodo bollente e far cuocere 10 minuti fino ad avere una crema spessa. Unire la panna e cuocere 2-3 minuti mescolando.

Unire il formaggio ridotto a dadini molto piccoli o a scaglie, far sobbollire mescolando in continuo per sciogliere bene il formaggio.
Insaporire un pizzico di pepe, senape, qualche goccia di Tabasco e salsa Worchester.
Versare la birra, mescolare bene, spegnere il fuoco e servire subito con crostini di pane.

Nella zuppa si possono aggiungere funghi, carote, patate  e altri ingredienti.