Jorge Amado - DONA FLOR E I SUOI DUE MARITI
Che
altro dire di questo romanzo? Che è un’esplosione di colori, suoni e odori di
Bahia, magica città del Brasile più verace. Basterebbe solo questo.
In
realtà non ho amato subito questo libro. L’ho acquistato qualche anno fa e
quando ho iniziato a leggerlo confesso che mi sono arenata dopo un paio di
capitoli.
Non
riuscivo a star dietro a tutti quei personaggi, quei nomi, quegli aneddoti che
inframmezzano in continuo la storia principale. Quei continui salti temporali,
i rimandi a episodi del passato. Così per molto tempo l’ho accantonato.
Poi quest’estate, rimettendo a posto la libreria
della casa al mare mi è ricapitato in mano. Aveva ancora il segnalibro dove
l’avevo lasciato.
Mi
sono sentita un po’ in colpa nei suoi confronti. Di solito non lascio mai un
libro a metà. Piuttosto ne leggo due contemporaneamente, tanto per alternare
quello che mi piace meno con uno un po’ più avvincente, ma li finisco sempre.
Così
ho deciso che dovevo riprendere la lettura. Glielo dovevo.
Per
di più parla in qualche modo anche di cucina e di Brasile, che quest’estate era
quanto mai di moda. Un segno del destino.Questa volta mi ha preso subito. Ci sono passaggi a volte un po’ più lenti e magari una sintassi e una terminologia non proprio moderne, ma la storia è molto divertente.
Bisogna
lasciarsi trasportare dalla vicenda, dai personaggi tutti molto pittoreschi,
dall’ambientazione e anche dal modo di raccontare dell’autore.
È
come ritrovarsi improvvisamente seduti sull’uscio di casa, in una via di un
sobborgo di Bahia, al tramonto, in compagnia di un gruppo di donne che
chiacchierano animatamente, spettegolano sui fatti del quartiere e della città
intera, interrompendosi a vicenda, aggiungendo ognuna un particolare o un
aneddoto, un nome, una storia nuova, saltando apparentemente di palo in frasca
per poi ritornare sulla storia principale. All’inizio sembra di non riuscire a
capirci nulla, si fa fatica a star dietro a tutti i discorsi. Poi pian piano ci
si abitua a i modi di dire, ai nomignoli, tanti e diversi per una stessa
persona, alla lentezza dei racconti che sembrano non avere una conclusione, ma
poi all’improvviso si arriva in fondo.
Questo
è lo spirito con cui ho letto questo libro adesso e non solo sono arrivata alla
fine abbastanza velocemente, considerando il numero di pagine, ma mi è venuta
voglia di leggere ancora qualcosa di questo autore, Jorge Amado, e del suo
paese.
La
storia racconta di Dona Flor che è rimasta improvvisamente vedova del suo
adorato Vadinho, bellissimo e alquanto eccessivo marito, che le ha fatto
passare gli anni da giovane sposa in un continuo turbinio di emozioni diverse:
dall’amore più sfrenato nelle loro notti di passione, alla rabbia di vederlo
sempre dedito all’alcool, al gioco e alle donne.
Dopo
la morte di Vadinho, Flor affronta un periodo di disperazione e solitudine nel
continuo rimpianto e desiderio di suo marito. Grazie alle sue amiche riprende
in mano la sua vita, riapre la sua “Scuola di culinaria sapore e arte” di cui è
direttrice e insegnante e piano piano rifiorisce nuovamente.Infatti da li a poco trova un altro marito, questa volta non solo piacente e affettuoso ma anche onesto e rispettabile. L’esatto opposto di Vadinho, che se dimenticato non è, almeno non tormenta più la povera Flor, ne in vita ne nei sui sogni di vedova. Forse.
In realtà sarà proprio Flor che risveglierà, con l’aiuto della magia del Candomblè, il fantasma di Vadinho per averlo nuovamente per se, amante e ballerino appassionato.
Nella
storia come dicevo si parla spesso di cucina, vengono nominati i piatti tipici
della cucina bahiana e del Brasile in generale, vengono date addirittura un
paio di ricette.
La
cucina bahiana è molto legata alle feste religiose e popolari, alcune sono di
chiara origine portoghese altre derivano dalla cultura africana, quella degli
schiavi neri, e quindi sono in qualche modo legate ai riti di magia e
superstizione.
Trovare
le ricette originali non è stato difficile. Sono tanti i siti di cultura
brasiliana, soprattutto dopo questa
estate dei mondiali di calcio carioca.
Quello
che è difficile è riuscire a riproporli fedelmente, innanzi tutto perché ci
sono ingredienti davvero difficoltosi da reperire: per esempio i gamberetti
secchi, la farina di mandioca, il quiabo (detto anche Gombo o Bamia, si tratta
di un frutto di origine africana) o l’onnipresente olio di dendè.
Ma
anche trovare il semplice latte di cocco in lattina non è così facile come
potrebbe sembrare, soprattutto in piccole cittadine di provincia, a Roma magari
è un’altra storia.
Inoltre
il nostro palato mediterraneo non sempre riesce ad accettare sapori e accostamenti così particolari: tipo il latte
di cocco con il pesce, la frutta esotica nei piatti salati di carne, la
frittura piuttosto pesantina nell’olio di dendè.
Così
ho dovuto ingegnarmi e trovare un piatto che potesse essere fattibile con
ingredienti reperibili e anche un po’ meno esotico, tanto da non spaventare i
miei commensali tradizionalisti.Ho, solo temporaneamente, accantonato piatti elaborati come il Caruru o il Vatapà, zuppe saporitissime a base di quiabo e gamberetti la prima e pesce misto, cocco, peperoncino e pane la seconda. Entrambe tipiche di Salvador de Bahia e sacre alle divinità del Candomblè. Altro piatto tipicamente bahiano e molto caro a Jorge Amado è l’Acarajé, venduto in piccoli chioschetti per le strade, è una sorta di crocchetta di fagioli tritati fritta (in olio di dende) e ripiena di cipolle e gamberetti secchi, ovviamente tutto ben condito di peperoncino.
Ma non ci ho rinunciato, sia chiaro, ho solo posticipato in attesa di trovare gli ingredienti giusti e i commensali giusti.
Al
momento mi sono dedicata a qualcosa di più facile ma altrettanto goloso. Due
dolcetti, semplici e sfiziosi. Che si possono sgranocchiare in compagnia di
qualche amica tra una chiacchiera e l’altra, sorseggiando una bevanda fresca,
una Batida de coco per esempio.
Oppure
si possono piluccare insieme all’amato per rendere ancora più speciale una
serata romantica o passionale. Sto parlando dei Beijinhos de coco e dei Brigadeiros. Sono dei semplici tartufini a base di cocco i primi e di cioccolato i secondi. Facili e golosissimi.
Anche se sono fatti di pochi ingredienti, ho trovato ugualmente ricette sensibilmente diverse tra loro. Dopo varie prove ho scelto queste due.
BEIJINHOS DE COCO.
Per
circa 48 pasticcini:
400g
latte condensato (1 lattina),100g cocco disidratato tritato,
1 noce di burro,
cocco per guarnire.
Mettete
il burro e il latte condensato in un pentolino a fondo spesso, fate sciogliere
il burro e cuocere per 5 minuti a fuoco
basso, mescolando in continuazione. Attenzione che tende ad attaccarsi.
Versate
il cocco, mescolare per amalgamarlo bene e cuocere ancora per un paio di
minuti.Versate il composto in un piatto e far raffreddare. Mettete in frigo per almeno una mezzoretta così si solidifica.
Con l’aiuto di due cucchiaini formate delle palline di circa 2-2,5cm di diametro e passatele nel cocco grattugiato in modo da ricoprirle bene. Disponetele nei pirottini di carta e mettetele in frigo per qualche ora.
Si conservano in frigo per qualche giorno in una scatola a chiusura ermetica.
BRIGADEIROS.
Brigadeiro è il titolo
dell’ufficiale al comando di una brigata.
Questi dolcetti si dice
siano stati inventati in onore della campagna elettorale del “Brigadeiro”
Eduardo Gomo nel 1946, che ha perso le elezioni ma i pasticcini sono rimasti.
Per
circa 48 pasticcini:
1
lattina di latte concentrato (circa 400g),3-4 cucchiai di cacao amaro,
1 noce di burro,
codette al cioccolato.
Si
preparano come i primi sostituendo il cocco col cacao e completando con le
codette.
VERSIONE PERSONALE.
(Ca va sans dire!)Al composto di burro e latte ho unito 60g di cocco e 2 cucchiai di cacao amaro. Ho proceduto come per le altre ricette. Ho poi passato le palline in un misto di cocco e codette di cioccolato.
Perfetti. A Dona Flor piacerebbero.
A
proposito di rivisitazioni ed esperimenti. Me ne sono venuti in mente altri
utilizzando sempre il latte concentrato, che detto fra noi è la prima volta che
uso ma mi si è aperto un mondo. Per cui restate sintonizzati perché penso che
ci saranno altri “bacetti” in arrivo da queste parti. Tanto più che siamo già
in vista del Natale.
www.wara.it/brasile
www.italianobrasilero.com
www.saborbrasil.it
Rispondo solo ora. Sono imperdonabile. È un periodo che perdo colpi. Comunque sono sempre felice di avere una tua visita. Grazie
RispondiEliminaA presto.
Bellissimo post su Jorge Amado, Manuela :) e bellissime le tue ricette!! grazie del contributo
RispondiEliminaDavvero interessanti...e non ho mai letto Amado, la letteratura sudamericana mi piace molto ma ancora delle lacune!!! Grazie del suggerimento!!!
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