Confesso
che prima non conoscevo Julia Child, non sapevo nemmeno chi fosse, e a
tutt’oggi ne so ancora molto poco. So quello che si evince dal libro, qual
cosina in più l’ho trovata su Internet e
basta.
So
che è una storia vera, che ne hanno già fatto il film, ma non l’ho visto. Prima
devo leggere il libro. Non l’ho ancora
finito ma devo dire che mi piace: è carino, scorrevole, ironico e divertente. Soprattutto
quando racconta dei suoi esiti catastrofici in cucina, dei familiari che la
considerano un po’ svitata, della frenesia di postare ogni giorno e
dell’impazienza di andare a controllare se qualcuno ha visitato il blog, della
gioia di leggere commenti lusinghieri ma anche le critiche vanno bene anche se
sotto sotto bruciano un po’, ma niente in confronto alla delusione di non
trovare alcun commento. Tutto questo è molto simile a quello che ho provato io
in questi ultimi mesi,da quando ho aperto il mio blog.
Poi
c’è il libro di cucina, quello da cui parte tutto, cioè il libro di Julia
Child, che la protagonista ritrova dopo anni a casa della mamma e che le fa
venire voglia di cucinare tutte le ricette in un anno, raccontandole nel blog.
Io
non ho iniziato per questo motivo, la mia passione per la cucina mi accompagna
da sempre, ho un filino più di manualità ed esperienza di Julie ma non sono
certo immune a combinare pasticci e disastri vari. Soprattutto perché tendo a
non seguire le ricette proprio con scrupolosità.
Però
anche io ho un libro mito che mi accompagna dall’infanzia, un volume
pesantissimo, rilegato in pelle, praticamente una bibbia, che mamma ogni tanto
consultava e che io negli anni ho sfogliato con venerazione: è il Talismano della felicità, di Ada Boni,
edizione 1966.
Ogni
volta che tornavo da mia madre lo sfogliavo un po’, negli anni mi sono segnata
più di una ricetta nei miei quadernini. Quando ho deciso di aprire il blog però
me lo sono portato a casa, tanto per avere un punto di riferimento, una guida
autorevole sull’argomento.
Ci
sono 1120 pagine di ricette. Molto ben organizzate per tipologia di portate,
ogni sezione con un’ampia introduzione. Tutte molto affascinanti, con
quell’italiano d’epoca, hanno la parvenza ricercata e un po’ snob. Che subito
mette soggezione ma in realtà sono anche abbastanza semplici. Solo le
indicazioni per la cottura in forno sono alquanto approssimative: leggerissimo,
leggero, moderato, vivace. E spesso non indica nemmeno i tempi. Quindi bisogna
andare per tentativi.
La
parte più divertente, a mio avviso, è l’appendice dove viene insegnato “alla donna a essere una perfetta padrona di casa” ossia spiega come comporre il menù a
seconda delle occasioni, come si apparecchia la tavola, come si dispongono gli
invitati, come si servono cibi e bevande, come si sparecchia. Regole utili
anche se qualcuna oggi è un po’ superata.
Per
esempio della scelta del menù dice: “Il
menù deve essere adatto alla circostanza (ok)… il menù per un pranzo dove predominano le signore dovrà essere più
ricercato e leggero di quello destinato
ad uomini soli” . E certo: agli uomini puoi servire polenta e cinghiale
anche ad agosto, finchè crollano con la testa sul tavolo. Una vera signora deve
mangiare poco e leggero … il rutto libero è cosa da uomini!
Mi
viene da pensare: ma io ho un amico, maschio, iper salutista, fissato con la
dieta e semi vegetariano, e un’altro che non digerisce più nemmeno l’acqua (ma
quella è l’età), mentre la mia migliore amica, mangia come se non avesse il
fondo! Signora mia non ci sono più gli uomini duri di una volta e nemmeno le
signore a modo!
Capisci
di essere profondamente inadeguata quando arrivi al capitolo della diposizione
dei commensali a tavola: ”Al posto
d’onore … deve sedere la padrona di casa”. E qui tutta una serie di
indicazione per individuarlo a colpo sicuro ( a proposito, non è a capotavola),
poi arriva la perla: “Questo posto dovrà
essere ceduto … solo quando a mensa sedesse un Principe di Casa Reale o un Principe della Chiesa” . La
prossima volta che ne invito uno vedrò di ricordarmelo!
L’ansia
prende subito dopo: “… quello (il
posto) di fronte sarà assegnato al
padrone di casa … alla destra della
padrona di casa prenderà posto l’ospite maschile più importante, alla sua
sinistra quello che si giudicherà secondo …” idem con le ospiti femminili
accanto all’uomo di casa, poi via via gli altri sempre per importanza.
Alternando uomo e donna. Fino agli ospiti “frilli”, quelli che non contano
nulla, che mangiano in cucina!
A
parte che bisognerebbe essere laureati in ingegneria logistica per invitare
delle persone, a parte che non ho un tavolo da ricevimenti così lungo, ma a
Natale, con genitori, suoceri e parenti vari, chi ha il coraggio di stabilire
l’ordine di importanza? Si rischia
l’immediata cessazione di ogni rapporto (che in qualche caso non sarebbe male).
E in una cena tra amici?
Io
continuo a sedermi nel posto più comodo per alzarmi e andare in cucina, gli
altri si mettano dove gli pare. Non sono raffinata? Pazienza. Non potrò
invitare mai una Altezza Reale? Che peccato!
La
cosa che trovo buffa è che, se per tutto il libro lì autrice si rivolge alla
casalinga (donna ovviamente) come destinataria delle sue ricette, in questa
parte scivola pian piano in un manuale su come istruire i domestici a un
perfetto servizio. I domestici capite! Ma se una può contare su una serie di
domestici, cara la mia signora Boni, non crede che possa anche permettersi una
cuoca? (Sempre donna per carità!)
Ma
veniamo alla ”precedenza dei commensali
nel servizio”. Dunque: “la padrona di
casa va servita per prima, oppure
dopo le altre signore ma prima delle signorine. Ma se c’è una signora di
riguardo va servita per prima ma dopo la padrona di casa “… quindi tutte le
altre dopo? Prima le signore e poi le signorine? Ma se ho a cena una
principessa non sposata? Inoltre prima vengono servite tutte le donne e poi gli
uomini, sempre in ordine di importanza. Ma non erano seduti alternati?
Quindi:
sapendo che ci sono X invitate donne e Y invitati maschi, quanti giri del
tavolo dovrà fare il domestico per servire tutti? Avete tempo un’ora poi
consegnate il compito. E la in fondo non copiate che vi vedo!
Tornando
alle ricette ho voluto farne una che fosse rappresentativa dello spirito del
libro. La regina delle ricette, molto anni 50-60, molto da signora raffinata e
chic, è sicuramente la ricetta del SUFFLE’. Ve la riporto così com’è sul libro.
Questa volta l’ho seguita fedelmente (quasi).
SUFFLE’ AL PARMIGIANO IN
TAZZE.
Ingredienti
per 6 persone:
75g
farina 00,200g latte,
2 uova + 1 albume,
40g parmigiano grattugiato,
20g burro.
Mettete
in una casseruola la farina e scioglietela completamente con il latte; portate
la casseruola sul fuoco e sempre mescolando fate bene addensare.
Lasciate
freddare un poco il composto e aggiungeteci i due rossi d’uovo, il parmigiano e
il burro. A parte montate a neve molto ferma le tre chiare d’uovo. Prendete una
cucchiaiata di queste chiare montate e aggiungetela al composto preparato,
mescolando con energia per scioglierlo e alleggerirlo un poco. Unite allora le
restanti chiare, amalgamandole con leggerezza.Per la cottura si usano speciali tazzine di porcellana o cestelli di carta spessa … vanno imburrati … Il composto deve arrivare a metà delle tazzine o dei cestelli. Il tempo di cottura è di 12-15 minuti.
La
ricetta delle UOVA SUFFLE’ è simile
negli ingredienti ( si aggiunge solo pepe e noce moscata) nelle proporzioni e
nel procedimento. Però dice che si devono riempire gli stampini per i 2/3 e
infornare per 10 minuti a calore moderato.
A
questo punto però mi occorreva un po’ più di precisione. Così ho cercato
qualche altra indicazione su altri libri. Ho trovato una ricetta che parlava di 30-35
minuti a 160°, in più consigliava di legare intorno alle cocottine una striscia
di carta forno imburrata, questo per far gonfiare meglio l’impasto verso l’alto
ed evitare che si allarghi a fungo. (Ho provato su alcuni, funziona, ma si
alzano anche senza).
Per
la cottura ho seguito queste indicazioni e devo dire che mi sono venuti davvero
bene, alti e gonfi come da manuale ma … ma come da manuale mi si sono sgonfiati
così in fretta che quasi non sono riuscita a prendere in mano la macchina
fotografica. Non so proprio come facciano nei libri e nelle riviste a
fotografarli così bene!
Sei fortissima. Certo che io in matematica non sono mai stata brava.. credo impazzirei ad organizzare i posti a tavola in quel modo, se poi avessi anche delle Eccellenze.. ahah! :D Non so se ce la farei! Complimenti per l'ottima riuscita della ricetta, cara! :) Un abbraccio!
RispondiEliminaCiao Ely. Ti dirò, io non mi sono mai posta il problema di assegnare i posti a tavola eccetera. Le mie cene sono sempre molto infoormali e caciarone! Per il sufflè è stata la fortuna del principiante, non l'avevo mai fatto! ricambio l'abbraccio!
EliminaChe spasso leggerti, Manu!
RispondiEliminaCome darti torto?
Eppure quel libro, che la mia mamma possiede, io, lo confesso, non l'ho mai letto, penso di essermi persa sicuramente una buona dose di economia domestica e questo spiega anche tutte le mie gaffe nell'assegnare i posti!!
In compenso la cucina della mia mamma, venuta su a pane e Ada Boni, ha fatto di me un'amante del cibo ben cucinato!
Quel libro è così clamorosamente vintage, anche nel modo di descrivere le ricette, è persino divertente da leggere. A parte le foto che sono inguardabili, persino peggio delle mie! La parte che riguarda l'economia domestica è molto spassosa ma confesso che non credo sia possibile metterla in pratica. Non oggi. Non a casa mia, comunque;-)
EliminaCiao grazie per essere passata.
Bè..permettimiti di dire che con la ricetta smentisci le tue affermazionioni sulla tua imperfezione in cucina e in sala...il sufflè (?!) è una preparazione da perfetta ed esperta donna di cucina di una volta..e sono sicura che quando ricevi ti metti tutti i possibili dubbi su come far stre bene tutti..io non ho un libro di riferimento..la mia mamma ha sempre cucinato "a braccio"...ma sono curiosissima delle regole del galateo..m'incanto ogni volta che trovo un articolo che spiega come apparecchiare la tavola...
RispondiEliminaCredimi: io sono imperfetta e pasticciona. Ma per questa ricetta mi sono sforzata di seguire le indicazioni(quasi) alla lettera. Come omaggio al libro.
EliminaDi solito non seguo mai tutto fino in fondo...figuriamoci poi se seguo tutte quelle regole di galateo! Anche volendo, sono troppe e qualcuna sfugge per forza, mi faccio già le mie paranoie sul menù, sulla quantità di cibo che per me è sempre troppo poca, ecc! Ciao, a presto.
E poi la parte dove la padrona assaggia prima di autorizzare il servizio? T'immagini che dicesse "non è buono, tutti a casa che non si mangia"? XD
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