Per la sfida di settembre dell’MTChallenge ci sono gli gnocchi di patate.
Cosa posso dire se non che sono felice. Confusa (e agitata) e
felice.
Felice perché gli gnocchi sono davvero il mio piatto
preferito. Lo dimostra il fatto che sul blog ci sono già almeno 6 o 7 ricette,
non tutti di patate in realtà, di zucca, castagne, zucchine, persino ricotta e
robiola.
Quelli veri però sono di patate.
E senza uovo, come ho imparato a fare da mia nonna e come ci
insegna anche Annarita Rossi, la
vincitrice della scorsa sfida, quella sulla pizza alla napoletana.
Nel suo post
spiega benissimo come farli, quali patate usare e perché e i trucchi per una
riuscita sicura. Ci ha regalato la ricetta classica ma anche una variante
profumatissima alle nocciole e infine ci ha insegnato a fare gli gnocchi
ripieni.
Quindi la ricetta che tutti i partecipanti devono seguire è
la sua, collaudatissima.
Adesso ancora di più vista la pioggia di gnocchi arrivata
nella pagina degli sfidanti (vedere
per credere).
Io sono arrivata giusto alla scadenza.
Essendo il mio piatto preferito e qualcosa che faccio spesso
avrei dovuto partire in quarta con una produzione industriale.
Ma questo è l’MTC
e di ansie da prestazione non ne fa mancare mai.
Ecco perché sono confusa. E agitata.
Proprio l’argomento in cui mi sentivo sicura e preparata,
quello che mi piace di più, ha rischiato di mandarmi in tilt. Ho faticato non
poco a trovare un’idea convincente da proporre.
Veramente la prima cosa che mi è venuta in mente di fare sono
gli gnocchi al pesto.
Per i liguri è l’unico e il solo condimento.
Al massimo un sugo di pomodoro fresco e basilico. Ma proprio
se si vuole trasgredire.
Solo che nel blog ci sono già, quelli della nonna Lina, e da regolamento le ricette devono essere
inedite.
Avrei potuto riproporli un po’ modificati, ma il pesto è
pesto e gli gnocchi son gnocchi che vuoi modificare? Quindi non se ne fa
niente.
A sto punto il vuoto totale.
I giorni passano, gli altri concorrenti postano, per giunta
ricette sempre più convincenti e particolari. E io? Io ho iniziato ad
annaspare.
Infine, presa dal panico, ho ripescato una ricetta di gnocchi
che tanto mi aveva portato bene: gli gnocchi di zucca e castagne con crema di
porri. In questo caso solo patate e farina, ho solo ripreso la crema di porri,
aggiunto del formaggio di capra stagionato, una nota dolce-asprigna dell’uva
bianca e la ruvidezza del farro.
La prima proposta è andata. Sperumma n’ben, per dirla alla
frabosana.
Visto che mi sono ridotta ai minimi termini presento anche la
seconda ricetta nello stesso post. Spero di non farla troppo lunga.
Questa mi è venuta in mente ieri al volo, perché ancora stavo
rimuginando su come usare il pesto ligure negli gnocchi senza usarlo davvero.
Abito in montagna ma in fondo un pezzo di cuore è in riva al
mare. Quindi se nella prima proposta ho messo il Piemonte nella seconda ho infilato
a forza tutta la mia Liguria.
Basilico fresco non ne avevo quasi più, andato con il primo
temporale di montagna, non abbastanza per un pesto degno di questo nome, giusto
qualche foglia.
Però avevo maggiorana fresca, origano, erba cipollina. Tutto
dei miei vasi.
Incredibile come a volte le piante riescano a sopravvivere ai
propri aguzzini.
Poi olive taggiasche, pinoli e gli ultimi pomodorini
datterini nani (perché non son cresciuti) dell’orto di mio papà.
Insomma una roba semplice e casalinga.
Adesso la finisco e vado di ricette che son già in paranoia
che neanche alla maturità.
Gnocchi
di patate e farina di farro con crema di porri, Testun di capra e uva bianca.
Per gli gnocchi.
(ho usato la ricetta di Annarita sostituendo parte della farina bianca
con quella di farro)
600g di patate a pasta bianca,
120g farina di farro integrale,
60g farina bianca 00,
sale.
Per il condimento:
3 porri bianchi di Cervere,
1 grappolo d’uva bianca, io Moscato d'Asti,
100g Testun di Capra stagionato (formaggio di malga a pasta
compatta e asciutta quando è ben stagionato),
40g burro,
5 cucchiai di latte,
noce moscata, sale.
Per gli gnocchi: lessate le patate con la buccia in
abbondante acqua salata, quando sono tenere ma non sfatte scolatele. Pelatele
quando e schiacciatele con lo schiaccia patate quando sono ancora molto calde.
Per
evitare di ustionarsi i polpastrelli potete tagliare le patate in due col
coltello e passatele allo schiacciapatate con tutta la buccia, questa non passa
dai buchi con la polpa ma rimane intera e pulita attaccata allo stantuffo
dell’attrezzo, basta toglierla e gettarla via e si può ricominciare con
un’altra patata.
Impastate le patate ancora tiepide con la farina. Lavorate
velocemente altrimenti la pasta tende a rammollire. Usate subito tutta la
farina di farro, poi aggiungete pian piano l’altra, potrebbe anche non servirvi
tutta.
Prendete un pezzetto di pasta e fatelo rotolare sulla
spianatoia leggermente infarinata formando come dei grissini larghi non più di
un dito. Tagliateli a pezzetti di circa 2cm e passateli con un dito sui rebbi
di una forchetta o con l’apposito riga gnocchi di legno.
In questo modo avranno da una parte una piccola fossetta e le
classiche righe dall’altra, che permettono di raccogliere meglio il sugo.
Disponeteli man mano su vassoi di carta solo leggermente
infarinati.
Lessateli in abbondante acqua bollente salata scolandoli con
la schiumarola man mano che vengono a galla. È meglio usare una pentola grande
con tanta acqua, in questo modo non perderà mai il bollore e gli gnocchi non
avranno tempo di attaccarsi, che è il vero pericolo di questo piatto.
Se non li utilizzate subito congelateli nei vassoi e poi una
volta induriti metteteli nei sacchetti di plastica, si cuociono in acqua
bollente direttamente senza farli scongelare, pochi alla volta così l’acqua non
perde il bollore e gli gnocchi non si attaccano.
Per il condimento.
Pulite i porri, eliminate gran parte delle foglie verdi,
tritateli grossolanamente.
Fateli rosolare lentamente con il burro, bagnateli a filo con
poca acqua e cuoceteli a fuoco molto dolce per circa 15-20 minuti, devono
essere quasi sfatti.
Frullate i porri con un mixer, rimetteteli nella padella con
il formaggio grattugiato, il latte e una grattata di noce moscata. Mescolate
per far sciogliere il formaggio e addensare un po’ la crema. Aggiustate di
sale.
Con uno spremi aglio o con lo schiacciapatate spremete una
manciata di chicchi d’uva, filtrate il succo e unitelo alla crema.
Condite gli gnocchi con la crema ai porri, completate con
chicchi d’uva interi e il formaggio rimasto a scaglie. A piacere aggiungete su
ogni piatto una grattata di noce moscata.
Note:
io ho
usato un formaggio di capra delle mie vallate, abbastanza stagionato da essere
piccante e sapido e da poterlo ridurre in scaglie. Sarebbe andato altrettanto
bene un Castelmagno, un Pecorino sardo o un formaggio a latte misto di buona
stagionatura, soprattutto se stagionato nei vinaccioli.
L’uva
bianca che ho usato non è la classica uva da tavola perché di solito è molto dolce
con acini grandi e la buccia croccante, è meglio una comune uva da vino ben
matura perché è zuccherina da essere amabile in bocca ma ancora un filino
acidula, tipo il Moscato d’Asti, l’Arneis, il Cortese, la Malvasia o anche il Vermentino
e il Pigato d’Albenga.
Gnocchi
alle erbe mediterranee con pomodorini, olive e pinoli.
Per gli
gnocchi
(la ricetta è sempre quella di Annarita con l’aggiunta di erbe
aromatiche):
600g patate a pasta bianca,
180g farina bianca 00,
3 cucchiai di erbe aromatiche tritate fresche o secche
(basilico, maggiorana, origano, erba cipollina),
sale.
Per il condimento:
80g olive taggiasche denocciolate,
100g pomodorini datterini piccoli,
1 spicchio d’aglio,
1 peperoncino fresco piccolo,
2 cucchiai di pinoli,
qualche foglia di basilico fresco,
pecorino romano,
olio extravergine d’oliva, sale.
Per gli gnocchi seguite il procedimento precedente,
all’impasto unite anche le erbe aromatiche tritate. Formate gli gnocchi come
spiegato sopra e lessateli in abbondante acqua salata.
Per il condimento.
Tagliate a metà i pomodorini.
Scaldate 3-4 cucchiai d’olio con lo spicchio d’aglio
spellato, in una larga padella antiaderente.
Quando l’aglio inizia a imbiondire unite le olive, il
peperoncino, metà dei pomodorini e un paio di foglie di basilico fresco.
Aggiungete un cucchiaio di acqua di cottura degli gnocchi e fate insaporire per
2 minuti. Eliminate l’aglio e aggiustate di sale.
Quando gli gnocchi vengono a galla prelevateli con la
schiumarola e metteteli nella padella insieme al resto dei pomodorini. Fateli
saltare un paio di minuti.
Unite i pinoli leggermente tostati, qualche foglia di
basilico spezzettata con le mani e a piacere il pecorino a scaglie.
Goduriosi entrambi, ma confesso una leggera predilezione per il pesto-non-pesto. Sarà che adoro le erbe aromatiche, ma questi gnocchi li vorrei qui e subito.
RispondiEliminaIo invece non ho avuto tentennamenti per scegliere il condimento; l'unico mio timore era che, non avendoli mai fatti, mi si spappolassero in cottura ... ma invece stavolta tutto è filato liscio come mai avrei sperato.
RispondiEliminaMolto buoni i tuoi gnocchi, ma tra le due proposte preferisco la seconda con erbe aromatiche, olive e pinoli! Un caro abbraccio
La prima versione se tu non avessi messo un formaggio di capra mi sarebbe sembrato tutto troppo dolciastro invece il formaggio bilancia bene. L'uva a chicchi l'avrei omessa. La seconda mi piace molto di più, mi sa di Liguria (tra poco passerà quella di Genova) di fresco e ne mangerei a piattate. Brava.
RispondiEliminaGrazie a tutti per essere passati. Mi scuso per non aver risposto prima. Sono mesi che latito dal blog. Faccio giusto due o tre post è quasi sempre legati all'Mtchallenge. Questo gioco mi piace molto perché stimola la fantasia e da lo spunto per mettersi a fare cose nuove anche quando si vorrebbe chiudere tutto.
RispondiEliminaGrazie Annarita per il tuo commento sincero, non deve essere stato facile leggere e immaginare tutte quelle ricette di gnocchi. MA soprattutto commentarle a una a una. Dai son stata brava almeno a fartene trovare due insieme, così ti sei tolta il dente in una volta sola. La versione alle erbe e olive ha riscosso più successo forse perché è un abbinamento un po' più classico che è più riconoscibile. L'altro deve piacere, devono piacere i porri, il formaggio di capra bello forte e la frutta nei piatti salati. Che fino a poco tempo fa faceva storcere il naso pure a me, confesso.
Non voglio convincere nessuno, anche perché i gusti non si discutono, la mia idea usando i chicchi d'uva era quella di dare un tocco di freschezza e acidità, che con l'uva da vino è più percepibile rispetto alla dolcezza. Oltre alla croccantezza dell'acino. Ma queste sono idee mie e gusti miei che son del tutto opinabili.
È sempre difficile rispondere ai commenti, soprattutto quando sono puntuali e sinceri. Si ha voglia di spiegare le proprie idee, di far capire anche che ho apprezzato il commento ma senza essere fraintesi come succede coi commenti sul web. A voce è più facile.
Per questo ci ho messo un po'. Per questo apprezzo chi riesce a farlo per tante ricette e in poco tempo.
Grazie di tutto e grazie a tutti quelli che son passati di qua.
L'uva l'ho capita, ma dovresti spellarla e spadellarla un secondo, per amalgamarla al condimento. altrimenti risulta slegata ed e' un peccato, perche' aggiunge quel tocco di acido che sgrassa il formaggio, mantenendo comunque la delicatezza complessiva dei sapori del piatto.
RispondiEliminaCon la seconda, gioco in casa. E quel basilico spezzettato con le mani la dice lunga, su chi nella terra di questa pianta c'e' nato/ e se la porta nel DNA: anche se vive sui monti o a 10000 km piu' in la'. Bravissima!
Apppreciate you blogging this
RispondiElimina