lunedì 1 giugno 2015

LLAPINGACHOS ECUADORIANI E L’EVOLUZIONE DI JANE.

Avete mai perso un’amica? È una delle esperienze più tristi e sconcertanti che vi possono capitare. Nessuno vi mostra comprensione, a meno che la vostra amica non sia morta. Ma questo non era il mio caso. Persi la mia migliore amica molti anni fa. Lo era stata per quasi un decennio, per più della metà della mia infanzia, e all’improvviso svanì, come se non fosse mai esistita …

“… A volte lo shopping mi sembra una metafora della vita: ci si sforza di scegliere, di selezionare, di accumulare il più possibile nel rispetto delle proprie risorse economiche, per poi scoprire che tutto ciò che abbiamo acquistato finisce nell’armadio, va fuori moda o diventa troppo stretto in vita. È allora che ricordo a me stessa che l’importante è lo shopping in se, non quello che si compra. È lo shopping zen. …

“ … Grazie al cielo la nostra è una di quelle famiglie che ha scheletri e non fantasmi. I fantasmi sono personali e invadenti, ricordi che tormentano i vivi. Nella mia famiglia non possediamo né l’immaginazione né la pazienza per avere dei fantasmi.
Gli scheletri al contrario sono reali … conservano il passato, le informazioni. … Gli scheletri non vanno e vengono come i fantasmi. Li si può studiare e misurare, vi si può leggere il passato. Sono fedeli come i cani…”
L’evoluzione di Jane – Cathleen Schine






Jane è una giovane donna del New England. Dopo un matrimonio lampo con conseguente divorzio lampo si ritrova a fare un po’ il punto della sua vita.
In verità non è particolarmente affranta dalla recente separazione, quanto piuttosto un po’ confusa su se stessa, su cosa vuole dalla vita. Inoltre ci sono alcuni nodi del suo passato che ha bisogno di sciogliere: la sua strana famiglia, i suoi ancor più strani antenati, un albero genealogico intricato e affollato, una faida che da decenni divide e nello stesso tempo accomuna i rami di questo albero. In mezzo a tutto c’è la fine improvvisa e inspiegabile di un’amicizia. L’Amicizia dell’infanzia, quindi una di quelle con la A maiuscola, o almeno così sembrava.
Sua madre sostiene che quello che le ci vorrebbe è un lungo viaggio, un cambiamento d’aria e di prospettiva; così Jane si ritrova a navigare su uno yatch nell’arcipelago delle Galapagos, sulle orme di Darwin, insieme a un gruppo eterogeneo e scalcinato di turisti - naturalisti.
Tra incontri ravvicinati con sule dai piedi azzurri, otarie, iguane e pinguini, tra teorie scientifiche, leggende di marinai e misteriosi complotti, Jane troverà molte risposte ai suoi quesiti, nuovi amici e anche qualche vecchia conoscenza.
Il tutto condito da una certa ironia e leggerezza, che fa perdonare qualche lungaggine tecnica sulle teoria evoluzionista darwiniana, ma sono fini al personaggio e alla storia, quindi van bene così.
Questo è un libro che si legge in un paio di giorni. Non è certo una lettura impegnata e formativa. È un romanzo e come tale fa passare qualche ora in piacevole compagnia, è divertente e soprattutto non banale. Quindi lo consiglio.
Soprattutto a chi tende a elucubrare troppo sulle cose, prendendosi meriti o colpe invano.

Per cercare un piatto da abbinare a questo libro avevo due possibilità: o scovare qualche ricetta tipica delle coste del New England, da dove viene Jane e dove passa la sua infanzia, oppure spostarmi all’Equatore, alle Isole Galapagos, dove si svolge gran parte della vicenda.
Ovviamente la tentazione di viaggiare virtualmente in quei luoghi lontani e selvaggi è stata più forte, così mi sono concentrata su queste isole in mezzo all’oceano.
Sulla cucina tipica delle Galapagos non ho trovato molto, anche perché sono isole vulcaniche ancora molto selvagge, poco abitate e con un clima non molto ospitale, sebbene si trovino a cavallo dell’Equatore.
Però appartengono allo stato sudamericano dell’Ecuador, quindi mi sono subito buttata su quella tradizione culinaria che ha molto in comune con il resto dell’America Latina.
Pesce e crostacei, riso, frutta e verdura sulla costa; carne con manioca, mais e patate nell’entroterra andino. Ma questa è solo una semplificazione imprecisa, perché l’Ecuador ha risentito anche dell’influenza con molte etnie di passaggio, dagli europei, agli africani ai cinesi.
Anche trovare una ricetta precisa per un determinato piatto non è così semplice.
Io alla fine ho scelto un semplice stuzzichino, che può essere un antipasto, una merenda o uno street food. Gustoso e abbastanza facile da fare.










LLAMPIGACHOS – crocchette di patate e cipolle.

Ingredienti per circa 20 frittelle:
1 kg di patate,
½  cipolla bianca finemente tritata,
2 cucchiai di olio con achiote*,
100g circa di formaggio fresco schiacciato con una forchetta (oppure mozzarella),
1 tuorlo di uovo,
sale a piacere.
olio di semi per friggere.

*l’Achiote è sia il nome sudamericano di una pianta, Bixa Orellana, originaria del Sud America, in particolare il Brasile, con dei bellissimi fiori rosa. Sia di un estratto dei suoi semi, ricchi di carotene, l’Anatto che è un colorante naturale rosso-arancio. Viene usato come colorante alimentare e condimento. Anche come pigmento per capelli e viso dagli indios andini.
Non avendolo trovato ho usato un pizzico di curcuma e paprika dolce.

Lessate le patate in acqua bollente con sale e quando sono morbide pelatele e schiacciatele fino a formare un purè. Deve essere ben asciutto.
Soffriggete la cipolla nell’olio a fuoco dolce finchè è bella morbida e asciutta. Aggiungete alle patate la cipolla, l'uovo e sale se fosse necessario.
Formate palle con il composto, fate un vuoto nel centro di ognuna e riempite con formaggio; chiudete i llapingachos, schiacciateli fino a dargli forma di una tortilla. 
Fateli rosolare in una padella antiaderente dal fondo spesso con un paio di cucchiai di olio di semi. 
Servite con insalata mista e salsine a piacere.





Note:
Il composto di patate tende a essere molto molle, quindi è poco maneggevole da lavorare per formare le crocchette e in cottura si sfalda facilmente facendo uscire il formaggio.
Per ovviare al problema occorre, innanzi tutto lessare le patate con la buccia così assorbono meno acqua, far asciugare bene il purè nella padella insieme al soffritto, farlo raffreddare bene e incorporare il tuorlo. In alcune ricette ho trovato l’utilizzo dell’uovo intero.
Qualcuno asciuga l’impasto con poca farina o fecola di patate.

In alcune ricette si indica di friggere le crocchette in olio di semi, però trovo che tendono ad assorbire molto l’unto. Io preferisco rosolarle in padella, voltandole solo quando sono ben colorite da una parte, così però tendono a sfaldarsi di più. Scegliete il modo che  preferite.

In altre ricette il formaggio è messo sopra, una volta cotte e ancora molto calde. In questo modo forse si disgregano meno molto meno.





Ricetta e informazioni varie sull'Ecuador da qui: 
wikipedia


“ … Ogni mattina, mia madre ripeteva sempre la stessa parola: << Caos!>>.
La pronunciava in tono sommesso mentre concimava il giardino, si abbottonava il soprabito o fissava il cielo sereno stando alla finestra … un’astratta espressione di gioia simile a wow, poiché pronunciandola mia madre sorrideva e scuoteva la testa in preda alla meraviglia …”

5 commenti:

  1. Interessanti punti di vista che peraltro trovano tanti punti di contatto con i pensieri miei...........fuor che sullo shopping, a proposito del quale ho elaborato teorie differenti.
    Alle Galapagos ci andrei pure subito, deve essere memorabile, ho letto troppe cose al riguardo, devo per forza vedere "l'effetto che fa"!!

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  2. Ho già segnato il titolo del libro..credo proprio che sia la lettura giusta per me in questo particolare momento della mia vita.
    Ottima proposta da abbinare a questa lettura :-) Complimenti cara, sempre bravissima :-)

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  3. Che lettura interessante oggi questo post!! Il romanzo sembra avvincente e l'idea di ricercare un piatto che ricordasse i luoghi del libro ci piace moltissimo:)
    Le crocchette sono molto invitanti, bravissima!!
    Buon 2 giugno, un bacione!

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  4. All'inizio pensavo che stessi parlando di te, invece era solo un romanzo. Ma in fondo perdere un amico che svanisce nel nulla capita a molti! Il bello è che da questo spunto romanzesco tiri fuori un piatto esotico che mi piacerebbe assaggiare! Ma in fondo la cucina è anche creatività e ricerca di cose nuove. Un abbraccio carissimo

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  5. Bella proposta di lettura e molto bella anche la ricetta che sono certa sarebbe molto gradita sulla mia tavola!!! Continuo a curiosare tra i tuoi post....
    Buona giornata

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