Io amo i lievitati. Il mio giro vita ne è la prova più
schiacciante.
Perché è li che si vanno ad adagiare inesorabilmente.
Per questo li odio anche.
Infatti ogni tanto ci provo a ignorarli, a farne a
meno, a non cedere alle loro lusinghe.
Ma è inutile. Prima o poi un trancio di pizza, una
pagnottella fragrante o una brioche burrosa vanificano in un solo istante ogni
mio buon proposito.
Ma che ci posso fare? Sono la cosa più buona che c’è
per me.
Li amo tutti. Più quelli salati in realtà.
Ai dolci posso anche opporre un qualche tentativo di
resistenza. Ma ai salati non ci riesco quasi mai. Pane, focaccia, pizza,
grissini. Sono il mio punto debole.
Anche come cuciniera.
Infatti la cosa che mi piace di più fare in cucina è
impastare. Adoro sporcarmi le mani di farina, sentire l’impasto che prende
forma e consistenza.
I lievitati poi sono una vera sfida. Perché si tratta
di creare una materia viva.
Quindi non perdo occasione per sperimentare qualche
nuova ricetta. Non mi lascio sfuggire libri e riviste su quest’argomento e devo
dire che adesso comincio a saperne davvero un po’ di più. Mi si è aperto un
mondo. Anche grazie a qualche amica blogger davvero specializzata in materia.
So per esempio che per fare un buon lievitato ci vuole
tempo: non si può pretendere di impastare alle nove del mattino per avere un
buon pane a mezzogiorno. Per carità si potrebbe anche fare ma questo
significherebbe usare una grande quantità di lievito a discapito del gusto e
della digestione.
Ho imparato che usando metà dose di lievito e
raddoppiando i tempi di lievitazione l’impasto diventa più digeribile e buono.
In alcuni casi è possibile addirittura mettere
l’impasto in frigo, nella parte meno fredda, ben sigillato in un contenitore o
con la pellicola e lasciarlo “dormire” beato anche 12-24 ore, mentre il lievito
fa il suo lavoro in tutta calma. Come la crema da notte per la cellulite, solo
che in questo caso non funziona molto, forse dovrei dormire in frigo. Magari mi
si spianano anche le rughe.
A parte gli scherzi, più si da al lievito il tempo di
fare il suo lavoro e meno questo farà
baldoria nella nostra pancia. A volte tante presunte intolleranze ai lieviti
(parlo di quelle lievi) sono dovute a impasti mal lievitati e mal cotti. Io
l’ho sperimentato sulla mia pelle.
Insomma nell’impasto e nella lievitazione sono
ferratissima.O quasi. Non mi sono ancora lanciata a usare la pasta madre perché
richiede un livello di competenza più alto, proprio per evitare questi
problemi.
Ma c’è un però in tutta questa faccenda. Il rovescio
della medaglia. Il lato oscuro della forza.
Arriva sempre il momento in cui questi magnifici
impasti, lievitati alla perfezione e pieni di ghiotte promesse, devono essere
cotti. In forno, ovviamente.
E qui casca l’asino. Perché in questa fase accade
sempre qualcosa di misterioso e insondabile per cui riesco a rovinare tutto. La
cottura per me rimane il punto critico.
Non sono ancora riuscita ad ottenere un pane cotto come
dico io. Gonfio e soffice, con la crosta croccante ma sottile, non dura o
peggio gommosa.
Ho letto migliaia di consigli e li ho provati tutti. A
parte che tutti alla fine poi dicono che ogni forno è diverso, quindi non c’è
una regola e che bisogna sperimentare. Grazie tante!
Sperimentare ho sperimentato: con la ciotola d’acqua a
far vapore, senza ciotola, spennellando la superficie di acqua, olio o latte,
spolverandola di farina. Temperatura altissima o più bassa. Alta prima e bassa
poi. Viceversa. Placca in basso, in alto, al centro.
Niente da fare il pane non mi riesce.
Grissini, schiacciate, pizze e focacce, non danno il
minimo problema. Fanno tutte il loro dovere.
Il pane no. L’ultimo che ho fatto, una magnifica
pagnotta in cassetta, quella senza impasto, si è cotta così male che non
riuscivo nemmeno a toglierla dallo stampo. E avevo seguito pedissequamente la
ricetta, una ricetta collaudatissima presa da un libro anche autorevole, almeno
così pareva.
Secondo me è il forno che mi odia, perché lo faccio
lavorare troppo.
Comunque ho infornato di nuovo. Perché voglio
partecipare al contest di Alice del
blog “La cucina di Esme”, sui
lievitati.
Dopo quella prima delusione ero quasi tentata di
desistere.
Ma poi ho fregato il forno.
Questa volta sono andata sul sicuro. Ho preparato una
cosa che faccio a occhi chiusi perché è praticamente nel mio DNA, talmente
buona e irresistibile che nemmeno lui poteva rifiutarsi di cuocere degnamente.
La focaccia.
In fondo son ligure. Sono stata svezzata a focaccia.
Questa però è quella casalinga, con le patate. Quella
della nonna. Veramente la ricetta della
mia nonna è andata persa con lei, visto che la faceva sempre rigorosamente a
occhio senza pesare nulla. Così ho chiesto aiuto a mia suocera che mi ha dato
la sua ricetta. Io ho solo dimezzato le dosi di lievito e aumentato i tempi di
riposo.
L'ho fatta sia in versione classica che ripiena con formaggio, olive, acciughe sott'olio, insomma tante cosine buone, racchiuse in soffici palline di pasta.
Con
questa ricetta partecipo al contest:
Focaccia
di patate semplice e farcita.
Ingredienti per 2 focacce grandi:
600g farina 0 di media forza (per pizza),
300g patate,
13g lievito di birra fresco (circa mezzo cubetto),
1 cucchiaio di olio evo,
1 bicchiere di acqua tiepida,
1 cucchiaino di sale fino,
½ cucchiaino di zucchero.
Per condire:
olio evo,
sale grosso,
acqua.
Per farcire:
olive verdi o nere denocciolate,
paté di pomodori secchi,
acciughe soot’olio,
formaggio (Raschera, Toma o Fontina),
altro a piacere.
Lessate le patate in abbondante acqua leggermente
salata, scolatele, pelatele e passatele allo schiacciapatate ancora calde,
fatele intiepidire.
Sciogliete il lievito nel bicchiere di acqua tiepida
insieme allo zucchero.
Setacciate la farina e fate la fontana, unite il sale,
l’olio d’oliva e le patate. Versate al centro il lievito sciolto e impastate
amalgamando bene tutti gli ingredienti.
Lavorate l’impasto per 5-10 minuti finchè è omogeneo,
se occorre unite ancora acqua tiepida o farina. L’impasto non va lavorato troppo
a lungo per la presenza delle patate che lo renderebbero molle e appiccicoso.
Fate una palla, mettetela in una ciotola grande
infarinata, fate un taglio a croce e coprite con una pellicola leggermente unta
d’olio. Mettetela in un luogo fresco, coperto con un canovaccio e fate
lievitare circa 3 ore. Deve raddoppiare di volume.
Per
la focaccia classica.
Ungete di olio d’oliva due teglie di circa 30cm di
diametro.
Dividete l’impasto in due parti uguali. Allargate la
pasta con le mani stendendola a cerchio spesso circa ½ cm. Disponeteli nelle
teglie allargandoli ancora con le mani finché occuperanno tutta la superficie
delle teglie.
Coprite con canovacci umidi e fate lievitare ancora 2-3
ore. Anche in questo caso deve raddoppiare di volume.
Con le dita premete leggermente sulla pasta formando
tanti buchini. Miscelate 4 cucchiai di olio d’oliva con 50ml di acqua e una
presa di sale fino, versate l’emulsione sulle focacce, spolverate con qualche
granello di sale grosso.
Infornatele una alla volta a 200°C, forno caldo, statico.
Mettete la teglia nel ripiano più basso per i primi 15 minuti, poi mettetela
nel ripiano intermedio e continuate la cottura per altri 20-25 minuti. Deve essere
ben dorata in superficie ma rimanere soffice.
Focaccia
condita:
una volta steso l’impasto nelle teglie potete
cospargere la superficie con olive snocciolate e tritate grossolanamente,
pomodorini, acciughe o erbe aromatiche tritate. Premete bene in modo che si
incastrino nella pasta. Fate lievitare, poi procedete come da ricetta.
Potete anche incorporare gli ingredienti scelti
al’impasto dopo la prima lievitazione, far riposare 30 minuti, stenderlo nelle
teglie e procedere come da ricetta.
Focaccia
farcita a palline:
Questa soluzione è molto sfiziosa e scenografica.
Prende spunto dal Danubio, ma l’impasto è senz’altro più leggero.
Staccare una pallina di impasto grande poco più di una
noce, allargatela con le mani formando un dischetto. Mettete al centro un
cucchiaino di ripieno a piacere.
Per esempio: olive verdi tritate, paté di pomodori
secchi, acciughe sott’olio e poca salsa di pomodoro, cubetti di formaggio e
prosciutto, carciofini tritati, eccetera.
Richiudete il dischetto sigillando bene il ripieno all'interno, in modo da formare una palla ben chiusa. Ponete le palline nelle
teglie unte d’olio d’olive, lasciando qualche millimetro di distanza tra loro.
Coprite con un canovaccio pulito e lasciate lievitare un paio d’ore, o finché le palline avranno raddoppiato di volume e si saranno unite fra loro.
Cospargete con l’emulsione di acqua, olio e sale e
infornate a 200°C sul ripiano più basso per circa 15 minuti. Poi abbassate il
forno a 180°C, mettete la teglia sul ripiano intermedio e continuate a cuocere
per circa 30 minuti.
NB: in Liguria con questo impasto si possono fare
anche delle pagnotte larghe e piatte, il pan focaccia, deliziose per
accompagnare i salumi, la formaggetta di capra o le acciughe dissalate, con un
buon bicchiere di Vermentino ligure, Pigato d’Albenga o Lumassina del Finale.
focaccia meravigliosa che inserisco subito!
RispondiEliminabaci
Alice
Quando si tratta di lievitati, io arrivo attratta come le api sul miele :-P Fantastica produzione, complimenti!
RispondiEliminamamma ma che bontà!il profumino si sente fin qui!
RispondiEliminaun bacione simona:)