O di Kizomba.
Anche se in realtà la Kizomba è africana. Dell’Angola,
precisamente.
Ma anche il Samba in fondo lo è.
Non siete convinti?
L’Angola, come altri stati dell’Africa occidentale, è stata
terra di dominazione portoghese e come il Brasile ne ha conservato la lingua.
Da qui e da molte altre terre africane sono partiti in molti, catturati,
incatenati e venduti come schiavi in quelle americhe ancora da colonizzare.
Dall’Africa, via Capo Verde, fino a Salvador de Bahia.
Brasile.
Qui la cultura, la cucina, la musica e la religione
dell’Africa nera si sono mischiate con quelle degli indios locali e dei
cattolicissimi conquistatori europei originando quel caleidoscopio di colori,
suoni e profumi che è il Brasile. E la Samba ne è la più peculiare espressione.
Pare infatti che sia nata a Salvador de Bahia dai
ritmi delle varie liturgie dedicate alle numerose divinità africane. La parola
Samba potrebbe proprio derivare dall’angolano “massemba” che significa “ombelico”,
ma più precisamente è figlia di un antico ballo, il Semba, nato proprio in
Angola nel 1500 durante il colonialismo e la tratta degli schiavi.
Dall’Angola poi è passato a Capo Verde, ai Caraibi e
all’America Latina dove ha incontrato altri ritmi autoctoni e ha dato vita a
balli diversi ma con un’anima tribale e sensuale in comune.
In Brasile è diventato il Samba (o la Samba), ballo
dei rituali Candomblè in origine e ora ritmo sfrenato del Carnevale, che però è
strettamente legato alla religione animista brasiliana.
La Kizomba è una parente più giovane, nata solo nei
primi anni ’80 da un mix di Semba e altri ritmi africani con passi che sembrano
rubati al tango. Partita sempre dall’Angola e presto diffusa in tutta l’Africa
Occidentale e nei vari paesi di lingua portoghese, francese e creola.
Nella lingua angolana Kimbundu significa “festa”.
Ma anche Samba è, se vogliamo, sinonimo di festa. La
Festa con la F maiuscola.
Il Carnevale più sfrenato che c’è. Quello di Rio de
Janeiro.
Dove le scuole di Samba del paese si ritrovano per
sfilare insieme. Con coreografie e costumi favolosi a cui lavorano per tutto
l’anno.
Perché è anche una gara. Una sfida “all’ultima
natica”.
Li in Brasile le persone sembrano avere quella parte
del corpo dotata di vita propria.
Noi non possiamo nemmeno lontanamente sperare di
imitarli. Non c’è storia.
Ci ho provato, ma anche se mi sforzo di pensare di
compire quei movimenti il mio sedere si rifiuta di obbedire.
E non è nemmeno questione di sovrappeso, di sedere
flaccido o di età. Ho visto brasiliane anziane con un fondoschiena grosso come
la provincia di Cuneo (ce ne sono, poche, ma ce ne sono) muoversi come
farfalle.
Per cui lascio il Samba a quelle pantere amazzoniche e
mi son data alla Kizomba.
Vogliamo proprio ridere? Questo è un ballo solo
apparentemente più facile.
I ritmi sono più lenti e scanditi, le movenze sono
sensuali ed eleganti. Una sorta di tango, da ballare molto attaccate al proprio
ballerino. Bisogna proprio lasciarsi guidare in tutto e per tutto da lui.
Essere alla sua mercé. Ballare letteralmente ad occhi chiusi.
Il ballerino poi deve guidare con passo sicuro e
portamento fiero, elegante e molto maschio.
Capite perché qui c’è veramente da ridere? Ma da
schiantarsi.
Punto
primo: sensualità ed eleganza. Qui stenderei un velo
pietoso, ho già detto una volta che ho la stessa sensualità ed eleganza di un
comodino dell’Ikea. Quindi passo oltre.
Punto
secondo: affidarsi completamente all’uomo. Ma stiamo
scherzando?
Una donna italiana che si fida ciecamente del partner
è una contraddizione in termini.
Non siamo geneticamente predisposte a questo. Proprio
non ci riusciamo.
Ma d’altra parte come possiamo farlo?
Gli uomini non sanno nemmeno dove sono i calzini, né
in casa (perché noi donne ci divertiamo a nasconderli, si sa) ma nemmeno fuori
casa.
Provate a mandare un marito qualsiasi a comprarsi i
calzini da solo. Secondo me lo chiede al Tom Tom. E se maschio si perde pure
lui.
Anche perché dopo due metri non si ricorda nemmeno più
cosa stava andando a fare e perché. Secondo me i maschi hanno la memoria a
breve termine di tre secondi, come i pesci palla. Prova pratica, poi ditemi se
non ho ragione: prendete vostro marito, fidanzato, figlio o fratello e ditegli
a bruciapelo di fare tre cose, una dietro l’altra. Contate fino a 5 e poi
chiedetegli di ripetere. Se non rimane li a fissarvi con occhio vitreo e
ipersalivazione da labrador (potete quasi sentire un lieve fischio da
elettroencefalogramma piatto, TUUUUU…, ci avete mai fatto caso?) è sicuro che
non riuscirà a ricordarne più di una. L’ultima ovviamente.
Non è colpa delle madri, adesso che ho un figlio
maschio lo posso dire. Noi ci proviamo in realtà. Ho visto amiche con figli di
entrambi i sessi chiedersi costernate dove avevano sbagliato: perché la femmina
a 5 anni si arrangia a far tutto e il maschio rimane beatamente nel mondo dei
Gormiti anche oltre i 20? Eppure li hanno educati allo stesso modo! Mistero.
Punto
terzo: lui deve prendervi e guidarvi con eleganza,
decisione e sensualità.
Ora io non voglio sminuire il maschio italiano. Lungi
da me. Non è che non sia in grado di essere tutte queste cose, è il farle tutte
e tre contemporaneamente che mi lascia forti dubbi.
Perché dopo un po’ non si ricorda più cosa deve fare.
Ma veniamo alla ricetta del giorno. Ancora brasiliana.
Ancora un cibo da strada, uno street food. I Pastéis da feira si possono gustare in tutto il Brasile e in ogni
momento dell’anno.
Ma una volta si trovavano soprattutto sulle bancarelle
dei mercatini settimanali della frutta o feira livre, da cui il nome. Pare che
fossero preparati e venduti da ambulanti di origine giapponese e serviti
insieme al “caldo de cana ”, spremuta
di canna da zucchero.
Con questa ricetta partecipo di nuovo all’ABC Culinario Europeo, supportato dalla
bravissima Rosa Maria del blog Torte e dintorni.
PASTÉIS
DE FEIRA – Tortelli fritti ripieni di carne.
Per l’impasto:
350g farina 00,
1 uovo,
100ml di acqua fredda circa,
1 cucchiaio di grappa,
1 cucchiaio di olio di mais (io extra vergine
d’oliva),
1 pizzico di sale.
In una ciotola impastate la farina con l’uovo, l‘olio
e il sale. Iniziate a formare una pastella, aggiungete la grappa e l’acqua poca
alla volta continuando a incorporare farina. Lavorate l’impasto finchè diventa
omogeneo e consistente ma malleabile e che non si appiccica alle mani.
Avvolgetelo nella pellicola per alimenti e lasciatelo riposare circa mezz’ora.
Per il ripieno di carne:
500g carne macinata di bovino,
1 piccola cipolla,
1 spicchio d’aglio,
50g olive verdi snocciolate e tritate (io taggiasche),
1 cucchiaio di prezzemolo tritato,
sale, pepe, olio d’oliva,
formaggio a dadini o uova sode a piacere.
Tritate finemente la cipolla, fatela soffriggere
dolcemente in una padella con poco olio e l’aglio. Unite la carne e fatela
rosolare mescolandola bene. Salate, pepate e aggiungete il prezzemolo tritato e
le olive. Fate insaporire qualche minuto e spegnete. Fate raffreddare e unite a
piacere l’uovo sodo tritato grossolanamente.
Preparate i pastéis.
Stendete la sfoglia molto sottile, col mattarello o
con l’apposita macchina.
Ricavate dei rettangoli di circa 7x14cm. Mettete un
cucchiaio di ripieno su una metà, ripiegate la sfoglia sul ripieno e chiudete
bene tutti i lati facendo uscire l’aria.
Sistemateli su dei vassoi di carta leggermente
infarinati, su teli puliti o anche su delle teglie coperte di carta forno
anch’essa infarinata.
Friggeteli pochi alla volta in abbondante olio caldo.
Fateli sgocciolare su carta assorbente e servo teli subito.
La misura dei pastéis può variare: da molto piccoli,
quasi da boccone a grandi.
Il vero pastel de feira è molto grande e poco farcito,
con tanto impasto friabile e croccante.
Quello chiamato “speciale” ha, insieme al ripieno di
carne, un uovo sodo intero e formaggi a dadini.
Il ripieno di carne è quello classico ma possono
essere farciti anche diversamente:
formaggio, prosciutto e pomodoro (chiamati “baruru”),
gamberetti e cuore di palma,
formaggi misti locali o pomodoro, origano e formaggio
C’è anche la versione dolce con ripieno di banana,
zucchero e cannella.
Siti
di riferimento.
in italiano:
in portoghese:
BuonissimI!!! ...e ti devo dare ragione sulle capacità mnestiche degli omini di casa, ma non posso dirlo troppo a voce alta perchè è proprio qui di fianco....ma gli vogliamo bene anche così, no?!
RispondiEliminaHai ragione. Se contiamo tutto quello che gli facciamo passare e assaggiare i nostri blog!! Diciamo che siam pari va ... o quasi ;-)
Eliminaciao manuela devono essere buonissima, bellissima ricetta!
RispondiEliminaun bacio e buona serata:)simona
Grazie Simona. Buona notte e buona settimana. Domani vengo a vedere le ultime tue creazioni! Ciao
EliminaIl fondoschiena come la provincia di Cuneo mi ha fatto morire dalle risate!!Ma lo sai che sei sempre più brava?
RispondiEliminabaci baci
Monica
Sei da ammirare, io sono un manico di scopa, proprio non riuscirei ad imparare nessun ballo, altro che farmi guidare! Mi piace sempre molto leggere ricette che non sono tipiche italiane, è bello imparare cose nuove, ottimi da riproporre al marito che è carnivoro! Brava Manuela, grazie mille!
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