lunedì 24 ottobre 2016

TAPAS DAI CARAIBI ALL’AFRICA, A PASSO DI DANZA, PER L’MTC.

Mai come in questo caso mi ritrovo a scrivere e postare all'ultimo momento.
Con il tempo che incalza.
Ultimamente sono sempre stata tra i ritardatari, in realtà, ma questo mese credevo davvero di non farcela.
Eppure il tema del mese dell’MTChallenge è davvero stimolante e ho avuto idee a raffica fin dall'inizio.
Poi si sono susseguiti tutta una serie infinita di intoppi, impegni, cambi di programma, guai personali che non sto a raccontare. Quindi ho rimandato tanto che ora mi ritrovo a scrivere praticamente a notte fonda.
Potevo anche prendermi una pausa e saltare una sfida ma mi dispiaceva un po’ prima di tutto perché stimo molto Mai Esteve, la vincitrice del mese scorso,  come food blogger ma anche come persona. Poi perché, da spagnola qual è, ci ha introdotti nella loro tradizione più peculiare: la movida, l’andare in giro per locali a bere e sgranocchiare tante cose buone. Un apericena in itinere insomma.
Tutto questo si traduce in tre parole chiave: tapas, pinchos e montaditos.






Le tapas sono dei piattini che venivano usati per coprire i bicchieri o le caraffe di vino nei locali e su questi piattini venivano messe piccole porzioni di cibo, sono per lo più piccoli assaggi di qualcosa che di solito viene servito come pietanza vera e propria, a volte sono proprio avanzi del frigo e si mangiano con la forchetta.
I pinchos invece sono piccoli bocconcini asciutti infilzati su stecchini o spiedini, si mangiano in piedi al bancone del bar e alla fine il barista conta gli stecchini (e i bicchieri) e fa il conto.
I montaditos sono piccoli crostini, fettine di pane, tartine con sopra qualsiasi cosa edibile e si mangiano con le mani, come le nostre bruschette.
Per la sfida occorre preparali tutti e tre. Tema vasto quindi, forse persino troppo.
A rendere tutto un po’ più difficile ma stimolante è stata la richiesta di Mai di legare le tre cose con un filo conduttore, un tema, che può essere la ripetizione di uno stesso ingrediente come seguire una stessa tradizione gastronomica o un ispirazione estemporanea.
Come ho già detto le idee che avevo in testa erano tante. Ho dapprima pensato alla mia tradizione ligure, per tapas savonesi all’ombra della Torretta. D’altra parte il Piemonte, dove vivo, ha una antica tradizione di antipasti e stuzzichini che si esprimono al meglio nella mitica “merenda sinoira”, l’apericena prima che fosse di moda. Che qui significa iniziare con pane e formaggi e finire con assaggi di ogni sorta di cibo, dai sottaceti, alla bagna cauda, fino al brasato al Barolo.
Poi mi sono resa conto che da queste cucine ho ampiamente attinto per svariate sfide dell’MTC, anche da quella giapponese, che mi è tanto cara, e quella medio orientale.
Infine mi è venuto in soccorso il libro di M.V.Montalban, “Ricette immorali”.
Tapas afrodisiache.
Perché no.
Però non volevo impantanarmi nel solito bouquet di ingredienti ritenuti afrodisiaci per convenienza più che per reale efficacia: tartufo, ostriche, champagne, asparagi e fragole, per citare i parenti ricchi e pressoché improponibili.
Volevo che la ricetta stessa richiamasse qualcosa di sensuale, di esotico, di coinvolgente.
La cosa più esotica, sensuale e coinvolgente che mi viene in mente subito è la danza.
Le danze africane e caraibiche che tanto mi piacciono. Salsa, Bachata e Kizomba.
Esotiche lo sono. Passionali e coinvolgenti pure, a meno di non trovarsi a discutere col proprio ballerino (leggi marito) perché ci si pesta continuamente i piedi, ma quelli son meri dettagli.
Sono tutte e tre danze dell’amore: sono da fare in coppia, seguendo ritmi e movenze sensuali, e tutte le canzoni parlano d’amore, di solito travagliato.
La differenza sostanziale di questi testi è che nella Bachata l’amore è romantico e sofferente, molto sofferente, nella Kizomba si butta tutto direttamente sul sesso e non se ne parla più, mentre nella Salsa si soffre per amore ma sostanzialmente se ne fregano, basta ballare.
Scherzi a parte, i tre balli hanno tutti l’Africa come punto di partenza e il Caribe come punto di approdo, seguendo la tratta degli schiavi.
La Salsa è nata a Cuba, la Bachata è originaria di Santo Domingo, anche se poi si ballano in tutti i Caraibi con piccole varianti di stile.
Per la Kizomba occorre fare un discorso a parte: è nata in Angola in tempi relativamente recenti, fine anni ’70 primi ’80, dalla mescolanza di musica dance moderna e ritmi africani antichi e tribali, come Zouk e Semba (che fra l’altro sono gli antenati del Samba brasiliano).
Da lì si è diffusa dapprima in tutti i paesi di lingua portoghese, essendo l’Angola una ex colonia portoghese, poi è arrivata anche nel resto d’Europa.
Persino a Mondovì, si stenta a crederci.
Quindi tre piatti, tre assaggi di piatti tipici delle zone di provenienza di questi balli, che fondono le tradizioni culinarie degli indigeni, degli schiavi africani in arrivo o in partenza e dei colonizzatori, spagnoli o portoghesi.
Per la tapa ho scelto la Bachata, più tranquilla e romantica, e quindi un piatto tipico di Santo Domingo da mangiare con calma con forchetta e piattino guardandosi negli occhi.
Per il montadito, boccone da mangiare con le mani, rapido e veloce, ho scelto la Salsa e quindi si va a Cuba.
Infine per il pincho ho scelto la Kizomba con un piatto nato in Africa nelle colonie portoghesi (Angola in testa) e diventato poi un piatto tipico anche del Portogallo. Rivisitato in chiave finger food, con uno spiedino da sbocconcellare in maniera molto sensuale, possibilmente imboccandosi a vicenda.
Bon via alle danze, passatemela.








Tapa: Locrio de Camarones (riso con gamberi)
(Ricetta presa da www.cocinadominicana.com tradotta e adattata)

Ingredienti:
500g gamberi (o mazzancolle)
250g riso,
1 spicchio d’aglio,
1 peperoncino,
100g di salsa di pomodoro,
100g olive snocciolate,
80g piselli,
1 carota grande o 2 piccole,
3-4 rametti di prezzemolo
sale, olio d’oliva,
brodo di verdure o fumetto di gamberi (fatto con le teste e i carapaci, un bicchiere di vino bianco, un cucchiaio di sedano, carote e cipolla tritati, un mazzetto di odori)

Sgusciate i gamberi e teneteli da parte.
Con le teste e i carapaci preparate il fumetto: rosolateli in una pentola con il trito aromatico e sfumateli con un bicchiere di vino bianco, unite il mazzetto di odori coprite di acqua e fate sobbollire a fuoco baso per un’ora circa. Passate al colino schiacciando bene con una forchetta i carapaci.
Non salate.

Fate rosolare in un tegame lo spicchio d’aglio, il peperoncino, la carota a dadini e i piselli in tre cucchiai di olio d’oliva. Se i usate i piselli in scatola uniteli insieme ai gamberi.
Unite il riso, la salsa di pomodoro e coprite a filo con il brodo o il fumetto di gamberi.
Cuocete fino a metà cottura del riso, unite i gamberi, le olive a pezzetti e il prezzemolo tritato, aggiustate di sale e continuate a cuocere a fuoco lento, semicoperto, fino a completa cottura del riso, mescolando di tanto in tanto. Se dovesse asciugarsi troppo unite altro brodo.
Aggiustate di sale e pepe alla fine.








Montadito: Frijoles negros (fagioli neri su crostino di pane)
(ho trovato la ricetta in un mio quaderno dove negli anni ho segnato le ricette di cucina estera, non so quindi risalire alla fonte precisa, accetto informazioni più precise)

Ingredienti:
200g fagioli neri secchi,
1 piccola cipolla rossa o 2 scalogni,
1 piccolo peperone rosso o verde o mezzo grande,
1 spicchio d’aglio,
½ bicchiere di vino bianco,
2 cucchiaio di salsa di pomodoro,
alloro, origano, cumino,
peperoncino,
sale, pepe,
olio d’oliva.

Mettete a bagno i fagioli neri per una notte.
Sciacquateli e fateli cuocere in acqua bollente non salata per 45 minuti circa. Devono essere quasi cotti, non sfatti. Scolateli tenendo la loro acqua da parte.
Tritate finemente la cipolla e a dadini il peperone, rosolateli con l’aglio pelato in due cucchiai di olio d’oliva. Unite i fagioli, il vino bianco, la salsa di pomodoro e la foglia di alloro.
Coprite a filo con l’acqua dei fagioli (o acqua calda normale) e continuate la cottura per un’altra mezz’ora, finché sono ben teneri. Se occorre aggiungete altra acqua calda. Deve diventare una zuppa molto densa.
Alla fine aggiustate di sale, unite origano, cumino e peperoncino a piacere.

Io l’ho lasciata asciugare molto bene e l’ho servita su fette di baguette leggermente tostate, ma di solito si serve con riso bianco lessato.







Pincho: Frango piri-piri (pollo piri-piri)
(mix di ricette prese dal web: in particolare da www.whats4eats.com e www.congocookbook.com )

Ingredienti:
1 pollo a pezzi (io un petto),
per la salsa piri-piri:
10-12 peperoncini rossi piccanti (i miei non erano molto grandi)
2 spicchi d’aglio o 2 scalogni,
1 cucchiaino di paprika,
3-4 cucchiai di aceto (o vino bianco o succo di limone a gusto)
4-5 cucchiai di olio d’oliva,
sale, pepe,
2 cucchiaini di erbe aromatiche tritate a piacere: origano, cumino, coriandolo, prezzemolo, basilico,
1 falda di peperone rosso (mia aggiunta per rendere più cremosa la salsa)
½ cucchiaino scarso di miele di castagno (mia aggiunta perché trovo che ci stia bene).

Nota: le dosi della salsa non sono precise perché dipende dalla zona di provenienza, dai gusti di chi la prepara, di quanto piccante la si vuole. Nel web ho trovato molte versioni di questa salsa.








Ecco un video di due bravissimi ballerini di kizomba, tra i migliori del mondo, e poi ditemi se non vi viene voglia di ballare.


7 commenti:

  1. Meno male che questo mese non sei passata altrimenti ci saremmo persi queste ricette così intriganti, con la musica che immaginiamo di sentire in sottofondo. Ciao, a presto

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  2. che splendide ricette, le farei tutte e tre, e ovviamente le farei... a ritmo di musica!!!
    bel post!

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  3. Bella l'idea delle danze caraibiche! E una ventata di esotico a tavola non guasta mai! Da provare!

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  4. Ecco che scrivo mentre ascolto la musica della tua kizomba.
    Il suo suono mi induce a desiderara uno di quegli spiedini con il pollo piri-piri, che mi fanno proprio una gran gola.
    Sì, perchè io amo il pollo: è una carne versatile che può essere condita in tanti modi ed essere sempre diversa. Complimenti

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  5. Sei sempre troppo simpatica Manu ^_^ e simpatico è anche il tuo menù di tapas..farei il bis di ogni cosa :-P A presto <3

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  6. Bella l'idea di ispirarsi alla danza. hai fatto bene a mettere il video è davvero molto coinvolgente. Così come le tue ricette, in particolare il pollo piri piri che mi fa una gola.

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  7. ma è stupendo il tema che hai scelto allora dopo le tapas si può andare a ballare, è perfetta questo abbinamento, anche se ti confesso che non sono portata per questo tipo di ballo, non perché non so balla re ma perché mi vergogno! sai quante volte la cozza ballerina che ho come marito, mi propone dia ndare a fare corsi di ballo per divertirci, ed io rispondo che mi divertirei più in altri modi, più tosto andare a fare patinaggio!
    Comunque mariti a parte, le tue tapas sono sexi e da come racconti dei diversi balli ,nel tuo post , si vede che ti piace il ballo che poi ci si sposa con grilli o cabalette questo è un'altro problema, ma hai creato delle vere prelibatezze da mangiare al suondi Bachata per la tappa, più calma e dolce perché tanto si mangia seduti, giusto?! Poi con la Salsa e la Kizomba, più movimentati, per il montarito e il pincho rispettivamente, dove non serve altro che le mani. E così ci hai portato a fare un giro ballando per Santo Domingo, Cuba e Portogalo a!
    Bel viaggio belle danze e belle tapas.
    Grazie

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