Della confettura Anko ho già parlato precedentemente in questo post, l’ho usata come ripieno per i baci di cioccolata versione Sol Levante.
È venuto il momento però di dedicarle un po’ più di
spazio.
Perché questa confettura è la base di quasi tutti i
dolci tradizionali giapponesi.
Occorre dire che in Giappone non c’è la concezione di
dolce e dessert come si ha da noi, specialmente in Europa dove la tradizione
dolciaria è antichissima e molto sviluppata.
I dolci giapponesi (wagashi) non assomigliano
neanche lontanamente ai nostri, alle torte farcite con creme voluttuose, ai
dolci al cucchiaio, ai pasticcini, biscotti, brioche, ai prodotti da forno in
genere. Anzi, fino a qualche decennio fa nelle cucine giapponesi non c’era
nemmeno il forno.
I dolci anticamente venivano preparati da artigiani
appositi, serviti per lo più durante la cerimonia del te o per cerimonie
religiose ed erano quasi esclusivamente appannaggio dell’aristocrazia, perché
lo zucchero era molto prezioso. La diffusione dello zucchero anche tra la popolazione
permise a tutti di godere di queste specialità, ma sempre in accompagnamento al
te, durante la giornata o all’arrivo di un ospite, ma mai a fine pasto, come
invece succede da noi dove un pranzo non termina senza un dessert.
Adesso le cose stanno cambiando, la cultura
occidentale si sta imponendo sempre di più, quindi si possono trovare
pasticcerie all’europea anche a Tokio. Anche nelle famiglie, soprattutto fra i
giovani, sono molto graditi i nostri dolci.
Ma i dolci tradizionali giapponesi o sono molto
diversi. Sono
per lo più piccoli dolcetti leggeri ed eterei, dalle fogge fantasiose ed
elaborate, oppure creme o gelatine dal gusto delicato. Tutti molto semplici ma
estremamente raffinati.
La
base è quasi sempre la Anko, una sorta di confettura simile alla nostra crema
di marroni, fatta con zucchero e fagioli Azuki.
Questa
confettura è detta Tsubu an quando ha una consistenza più asciutta e granulosa,
con ancora pezzetti di fagiolo ben visibili. Si chiama Koshi an quando invece
viene passata al setaccio o frullata e assume una consistenza più cremosa ed
omogenea.
Esiste
anche una versione fatta con fagioli Azuki verdi che si chiama Mame
an.
Con
questa confettura si preparano molti dolci. Il più facile e comune nelle
famiglie giapponesi è una zuppetta dolce, Oshiruko, peparata con la marmellata
sciolta con acqua bollente e servita con Mochi grigliato.
Il
mochi è un altro ingrediente tipico: è una pasta fatta con riso glutinoso cotto
a vapore e pestato a lungo, anche questo viene preparato da artigiani
specializzati e trova impiego sia nelle preparazioni dolci che salate. Nei
dolci per esempio, viene leggermente ammorbidito con acqua zuccherata, viene
farcito con la Anko e modellato in piccoli dolcetti rotondi o con fogge sempre
diverse a seconda della stagione, della festività, della zona o della fantasia
dell’artigiano che li prepara.
Preparare
il mochi in casa, soprattutto in occidente, non è per niente facile: partendo
già dal presupposto di riuscire a trovare il riso adatto, l’operazione richiede
tecnica e pazienza.
Non
così per la confettura Anko. Che richiede si un po’ di pazienza, ma solo perché
i fagioli necessitano di adeguato ammollo. Fatto questo poi si prepara
praticamente come una confettura qualsiasi, cuocendola a lungo e a fuoco dolce.
I
fagioli Azuki sono piccoli fagioli, rossi o verdi, che sembra abbiano un alto
valore nutritivo (perché contengono ferro fosforo e vitamine) e che abbassino
il colesterolo. Si trovano abbastanza facilmente nei nostri supermercati, anche
perché la coltivazione si è estesa anche in Italia.
Con
questa ricetta partecipo alla tappa giapponese dell’ABC CULINARIO EUROPEO, ospitata dalla nostra ambasciatrice SABRINA del blog Nato sotto il cavolo, che ha scritto uno splendido post sulla cucina e la cultura giapponese da leggere tutto d'un fiato.
CONFETTURA ANKO
Ingredienti
per circa 300g di confettura:
100g
fagioli azuki rossi secchi,
100g
zucchero.
Sciacquate
bene i fagioli in acqua corrente, lasciateli in ammollo dalle 6 alle 12 ore in
acqua fredda. Scolateli e metteteli in una pentola ben coperti d’acqua fredda,
portate a bollore e appena si forma la schiuma in superficie scolateli.
Ripetete questa operazione per altre 2-3 volte, in questo modo si elimina il
sapore allappante dei fagioli, in giapponese questo si dice “shibunuki ”.
A
questo punto rimetteteli nella pentola con il doppio del loro volume di acqua.
Portate ad ebollizione, poi abbassate il fuoco e fate cuocere mescolando di
tanto in tanto finchè i fagioli sono molto morbidi e iniziano a disfarsi e
l’acqua è quasi completamente assorbita, ci vogliono circa un paio d’ore. Se
l’acqua si dovesse asciugare troppo in fretta unitene altra poca alla volta e
bollente.
A
questo punto unite lo zucchero e fatelo sciogliere completamente mescolando
bene. Cuocete ancora circa 10 minuti e lasciate asciugare bene la confettura.
Otterrete
un composto granuloso e compatto, con ancora qualche pezzo di fagiolo visibile.
Questa è la versione detta Tsubu an.
Se
invece la frullate o la passate al passaverdura otterrete una crema piuttosto
fine e omogenea, tipo la confettura di castagne, che oltretutto ricorda per
colore e sapore, questa si chiama Koshi an. Lo zucchero si può mettere
prima o dopo averla frullata.
Con
i fagioli azuki verdi si ottiene invece
la Mame
an, che si prepara esattamente allo stesso modo. Trovo è però che
questi abbiano un gusto più neutro degli altri e consiglio di diminuire la dose
di zucchero perché non risulti troppo dolce. Ma è solo un mio gusto personale.
Voi provate e decidete.
Pare ci sia un’alta versione della marmellata, fatta
con normali fagioli bianchi cannellini, detta Shiro an, fatta con lo stesso procedimento. Ma devo ancora saperne
di più.
Si conserva per breve tempo in frigo. Se volete
conservarla più a lungo occorre chiudere bene i vasetti, metterli in un
pentolone coperti con acqua fredda, portare a bollore e far sterilizzare per circa
30 minuti. Comunque consumate entro pochi mesi.
Questa confettura è sorprendentemente deliziosa,
spalmata su semplici fette biscottate. Oppure servita sopra a una coppa di
ricotta fresca e una spolverata di cacao amaro o amaretti secchi sbriciolati. Oppure
può diventare il ripieno per piccole crostatine e brioches.
Ma la sua vera destinazione sono i dolcetti giapponesi
Dorayaki, di cui vi parlerò un’altra
volta.
Queste informazioni le ho prese da qui:
IL GIAPPONE IN CUCINA Graziana Canova Tura.
Wikipedia
Non sai che darei per fare l'assaggio :-P
RispondiEliminama che specialità hai preparato, complimenti deve essere ottimo, bravissima!!!
RispondiEliminagrazie mille per il tuo bellissimo commento:)
un bacione e buona serata
simona:)))))
Manu grazie cara delle interessanti notizie! Stavolta abbiamo la versione anche verde degli azuki. Ci credo che sia deliziosa adatta per i loro dolcetti di riso glutinoso! Questa ci mancava in versione green!
RispondiEliminaManu grazie cara delle interessanti notizie! Stavolta abbiamo la versione anche verde degli azuki. Ci credo che sia deliziosa adatta per i loro dolcetti di riso glutinoso! Questa ci mancava in versione green!
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