mercoledì 11 marzo 2015

SOLO PANE? Anche focaccine ai mirtilli e noci pecan: american scones

“… non sei tu che dici al pane cosa fare. Lui lo dice a te. Lo capisci dall'aspetto, dal tatto, dall'odore, dal gusto. Da quanto è caldo o quanto è freddo. Umido o secco.”
Solo Pane.  Judi Hendricks.

Ciao a tutti. Son tornata.
Mi sono presa una piccola pausa. Ma ho continuato a cucinare, sperimentare, pasticciare in cucina. E leggere.
Anzi in questi giorni ho rimesso un po’ d’ordine alla mia libreria che chiedeva pietà.
Prima o poi mi convertirò all’ e-book.
La mia libreria me lo chiede, sta quasi cedendo sotto il peso dei vari volumi.
La mia casa tutta me lo chiede, perché i libri stanno invadendo ogni spazio disponibile. Anche non propriamente a loro destinato.
Inoltre si stanno accumulando anche i libri di mio figlio, che fortunatamente ha ereditato da me la passione per la lettura.

Si, devo proprio decidermi a comprare un e-book.
Me lo hanno consigliato in tanti. Amici appassionati di libri come me che non sapevano più dove metterli. Mi hanno detto tutti che è pratico, non stanca la vista come gli altri schermi, ci stanno un sacco di volumi dentro e quindi è senz'altro più comodo portarseli dietro.
Soprattutto per me che non leggo mai un libro alla volta, quindi viaggio con tre o quattro infilati in borsa. Non è per niente comodo. Mettiamoci anche che i libri in e-book sono più economici, e di parecchio. Ma fin’ora non mi sono ancora decisa.

Perché il mio rapporto coi libri è anche fisico. Con la carta, l’inchiostro. 
L’odore che emana un libro nuovo. Il contatto con le pagine mentre leggo. 
A volte mi scopro a scorrere le righe col dito come i bambini piccoli, solo per il gusto di accompagnare fisicamente la lettura.
Così ho la libreria stracolma. Qualcuno è ancora nuovo e aspetta il suo momento, altri li ho letti e riletti più volte.

Qualche giorno fa mi è ricapitato in mano un piccolo romanzo dalla copertina carina.
Su uno sfondo verde pastello ci sono dei piccoli panini a forma di maialino, con tanto di orecchie e musetto buffo. In bocca tengono una monetina da un centesimo di dollaro.
Il libro è di un po’ di anni fa, del 2001 per la precisione. Edito in Italia da SALANI nel 2002.

Si intitola “ SOLO PANE  ”. L’autrice è Judi Hendricks.

Contrariamente a quello che potrebbero far pensare il titolo e la copertina, non si tratta di un libro di cucina, magari sulla panificazione, ma di un romanzo.
Però il pane è anche un po’ protagonista di questa storia, insieme a biscotti, muffins e dolci.
Perché è grazie al ritrovato amore per l’impasto, il lievito, la farina, lo zucchero eccetera che la protagonista ritrova anche se stessa e la voglia di ricominciare a vivere.

Wyn è una giovane donna “felicemente” sposata con un marito in carriera, una bella macchina e una bella villa sulle colline di Los Angeles. Tutto perfetto.
Solo che all'improvviso tutto cambia, quando il marito un bel giorno, così di punto in bianco, decide che lei deve andare via di casa perché sente che “loro due” hanno bisogno di una pausa di riflessione. Perché lui, poverino, è in una fase delicata sul lavoro, è stressato e sente che non riesce a renderla felice.
Già mi verrebbe da sputargli in un occhio, come minimo.
Ma come? Tu sei in crisi e mandi via lei? Che signore.
Infatti si scopre che, come sempre, la pausa di riflessione ha un nome e un cognome, che la fase delicata al lavoro ha due gambe e due tette e che lo stress non è poi così stressante.

Ovviamente Wyn cade in uno stato di depressione, ira, disgusto. Mettiamoci pure una mamma un tantino ingombrante. Il fatto che quel gran figlio … ehm principe consorte ha pensato bene di sbatterla letteralmente fuori di casa, facendole trovare tutte le sue cose sul portico della villa con la serratura cambiata. Mettiamoci infine che lei si ritrova senza lavoro, perché fin’ora aveva dovuto fare la bella moglie di rappresentanza e basta, non senza benefits per carità, ma anche parecchie rinunce. Insomma ce n’è di che disperarsi.
Per un po’ si dispera infatti.

Poi però succede qualcosa. Ricomincia a impastare. Riscopre l’amore per il pane. Si ricorda di quello che aveva imparato da ragazzina, quando lavorava alla pari in una panetteria in un piccolo paesino in Francia. E le cose prendono una piega inaspettata.
Si trasferisce a Seattle da una sua vecchia amica e lì ricomincia a vivere, a riscoprire se stessa, quello che vuole veramente dalla vita. Trova lavoro, casa, amici. Anche un rapporto nuovo con la madre. Capisce tante cose del suo passato che forse non aveva voluto vedere. Perdona e si perdona.

Il racconto vola via veloce. Ci si ritrova subito coinvolti dalla storia, arrabbiati, indignati ma anche divertiti. Perché la vena ironica non viene mai meno. Fortunatamente.
Tutto questo è accompagnato costantemente dal profumo del pane appena sfornato, dei dolci, dei biscotti. Quasi in ogni capitolo infatti c’è una ricetta.
Quindi per me abbinare una ricetta al libro è stato un compito fin troppo facile. Non potevo esimermi dal farlo.

Quello che è stato difficile è il mettere in pratica queste ricette. Perché son tutte con le dosi in “cups” e “spoons”, le tazze e i cucchiai americani, che sono quanto di più impreciso ci possa essere, soprattutto se si tratta di dolci. La pasticceria si sa è una scienza esatta.
Sulla prima pagina del libro c’è indicato che una tazza equivale a 230ml o 20 cucchiai da minestra. Peccato che noi di solito misuriamo tutto in grammi e che il peso dei vari ingredienti sia molto variabile rispetto al volume.

Quindi mi sono attivata per trovare una tabella di conversione. 
Una. Si fa presto a dire una.
Ne ho trovate almeno 5. Tutte diverse. 
Se per alcuni ingredienti, tipo lo zucchero, erano concordi, su altri non c’era la minima uniformità. Uno per tutti la farina. Inoltre si deve considerare anche il tipo di farina: 0, 00, semola, integrale, ecc.
Per non parlare dei liquidi o di alimenti tipo la frutta secca: bisogna vedere se si intende intera, a lamelle, in granella o macinata fine. C’è differenza.
Insomma mi sono cacciata in un bel  ginepraio.
Avevo pensato di usare una semplice tazza da cappuccino, una Mug per intenderci, e usarla semplicemente come unità di misura. Lasciando perdere la bilancia. Ma mi sembrava un metodo un po’ troppo empirico.
Alla fine mi sono affidata alla  tabella di Laurel Evans, che ho trovato nel suo blog (www.unamericanaincucina.com). Lei è americana e vive in Italia, quindi conosce entrambi i metodi. Per alcune cose che non erano menzionate ho usato le tabelle di Stefania (www.arabafeliceincucina.blogspot.it) e Jasmine (www.labna.it).
E mi sono lanciata.

Ho preparato le Focaccine ai mirtilli e noci pecan o Cranberry and pecan scones, che Wyn mangia sempre a Seattle a colazione e che impara a preparare. Sono molto simili agli scones scozzesi, credo che derivino da questi.
Sono grossi biscotti croccanti all'esterno ma soffici all'interno, non molto dolci. Pare che a Seattle si trovino in tutti le panetterie e pasticcerie, anche con uvetta, ribes, arance.





Un morso alla focaccina mi fa sorridere: colore dorato, croccante fuori e tenera dentro, non troppo dolce e con la giusta quantità di ribes. È buffo come una piccola cosa perfetta ti possa far pensare che, tutto sommato, non va così male.”
Solo pane.   Judi Hendricks.








FOCACCINE AI MIRTILLI (Cranberry and pecan scones)
Ricetta da “Solo Pane” di J.Hendricks.

(N.B.: Ho riportato esattamente la ricetta com'è scritta sul libro. Fra parentesi e in corsivo ci sono le mie conversioni in grammi, le mie modifiche e le mie annotazioni in corso d’opera.)

3 tazze di farina 00 (350g + un po’ per la lavorazione)
½ tazza di zucchero (100g),
5 cucchiaini di lievito in polvere ( 25g, io una bustina di lievito per dolci + ½ cucchiaino di bicarbonato),
1 cucchiaino di sale (io ½ scarso, preferisco non esagerare col sale dove posso)
1 tazza di burro freddo a pezzi (230g),
½ tazza di mirtilli secchi fatti rinvenire nel succo d’arancia per 10 minuti (70g circa),
½ tazza di noci pecan tostate e tritate (50g circa)*,
½ tazza di latte (120ml circa)**
1 uovo medio,
la buccia di un’arancia.

*se non le trovate mischiate metà noci e metà nocciole, come dice di fare Laurel Evans.
**in qualche ricetta che ho trovato sul web si usa latticello o succo d’arancia al posto del latte.

Mescolate la farina, zucchero, lievito e sale in una scodella larga. Unite il burro a pezzetti e amalgamate fino ad ottenere un composto a grossi grumi.
Strizzate i mirtilli e aggiungeteli all'impasto insieme alle noci pecan. Battete l’uovo con il latte e la buccia d’arancia grattata in una scodellina. Aggiungete agli altri ingredienti e lavorate velocemente finché l’impasto diventa una palla omogenea.

L’impasto deve avere una consistenza piuttosto morbida, tipo quella per gli gnocchi o per la pizza.  Non deve essere sodo e compatto come quello per i normali biscotti, ma si deve poter lavorare bene. Con queste dosi però l’impasto era decisamente molle e appiccicoso.
Credo che ci siano troppi liquidi, per poterlo lavorare bene ho dovuto aggiungere un paio di cucchiai di farina in più. Non so se sia dovuto alla ricetta non precisa, alla conversione tra Cups e grammi, alla farina, al burro troppo molle o alla cuoca.

Infarinatela e stendetela fino a uno spessore di circa 1cm e mezzo. Tagliate nella forma desiderata e cuocete a 160° per 25 minuti circa finché si dorano.
Si possono anche congelare e cuocere direttamente in forno finché sono ben dorate. Ci vorrà più tempo.





Io ho curiosato qua e la per il web e ho notato che la forma tipica è a triangolo. Si ottiene semplicemente stendendo l’impasto a rettangoli o cerchi di circa 20cm di diametro, poi si tagliano a spicchi. Oppure si formano dei cerchi con un taglia biscotti tondo di circa 6cm di diametro. O altre forme a piacere. È inutile ritagliarli con forme complicate perché in cottura gonfiano molto e la perderebbero.

Li ho adagiati sulla placca coperta di carta forno un po’ distanti fra loro e li ho infornati finché sono dorati in superficie. Non importa se sembrano ancora molli e crudi, in realtà poi si compattano un po’ raffreddandosi. Non lasciateli cuocere troppo perché altrimenti si seccano. All'interno devono comunque rimanere soffici.
Si possono glassare prima della cottura spennellandoli con latte e ricoprendoli con zucchero bianco o di canna. Oppure si possono glassare anche da cotti con semplice glassa bianca di zucchero a velo, acqua e limone (o arancia).









Durano per qualche giorno chiusi in una scatola a chiusura ermetica. Sono buoni nel cappuccino a colazione, col caffè, col tè. Spalmati con un velo di marmellata o crema alla nocciola e cioccolato. Sono perfetti per la merenda a scuola dei bambini, perché non si sbriciolano troppo.




3 commenti:

  1. Anche x me è davvero difficile convertirmi all'e-book..amo troppo il contatto fisico con quel pezzo di carta ricco di emozioni che ho paura che uno schermo possa far assopire..
    Splendido questo romanzo..come mi ritrovo nello scacciare lo stress di Wyn mettendo le mani in pasta, dimenticare tutto e tornare a vivere con il sorriso...lo mettevi in dubbio???
    Fantastiche focaccine hai estrapolato da questo libro..me ne sono già innamorata :-)
    Bravissima Manu <3<3<3

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  2. Manuela le tue focaccine sono troppo buone....prendo nota!
    complimenti..un bacione grande e buona giornata:)simona

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  3. Ho il tuo stesso problema: divoro libri e non ho più spazio dove tenerli, anche perché la casa dove abito è minuscola, ma non mi sono ancora convertita all'e-book per le ragioni che menzioni.
    Quanto alle focaccine, hanno un aspetto molto invitante ed in effetti ricordano parecchio gli scones.
    Un abbraccio

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