Alla
fine li ho fatti anch’io che li ho sempre evitati con un misto di snobismo e
soggezione.
Son
riuscita a fare i macaron.
Riuscita
è una parola grossa, diciamo che mi son venuti riconoscibili.
Non
come quelli della mia prima e unica prova fatta e fallita miseramente.
Impresentabili. Anche spacciandoli per amaretti. Palline brutte da ping pong.
Poi
è arrivata Ilaria che ha vinto la
scorsa sfida dell’MTChallenge e ci
ha proposto di farli insieme.
Si
è messa proprio d’impegno per spiegarci tutto per benino, facendoci credere che
sia persino facile e divertente con un
post degno del miglior trattato di pasticceria. E ci siamo cascati tutti
ovviamente.
Io
in realtà sono stata tentata di passare la mano e farmi firmare la
giustificazione dai genitori.
“Gentili professoresse dell’MTC, vi prego di
giustificare mia figlia, non ha potuto preparare i macaron data l’evidente
incapacità di seguire pedissequamente una ricetta, fosse anche quella del
medico. Non è cattiveria, proprio non ce la fa. Cari saluti. La mamma.”
Infatti
è così. Non ce la faccio. Qualche scorciatoia la devo cercare, qualche
modifica, qualche escamotage per saltare un passaggio che per me è inutile: perché
si deve lavorare il composto in due tempi distinti quando è più comodo mettere
tutto insieme e via? Infatti poi la ricetta non viene e mi stupisco pure.
Questa
è una di quelle ricette in cui già la percentuale di fallimento è alta persino
se si è ligi come operai svizzeri. Figurarsi per una che di secondo nome fa “approssimazione
per difetto”.
Qui
bisogna seguire le procedure, fare le cose nel preciso istante in cui vengono
richieste, rispettare pesi e capacità nell’ordine della seconda cifra dopo la
virgola, stare attentissimi alle temperature, all’umidità dell’aria, alle
vibrazioni negative di amici, vicini e parenti fino al quarto grado.
Non
bisogna mai pensare di potersi distrarre un attimo, di rilassarsi un secondo,
pena l’ammutinamento.
Soprattutto
in fase di riscaldamento dello zucchero, di preparazione della meringa, di
formazione dei macaron (non so voi ma ho l’impressione che la sac à poche pensi e ce l’abbia con me), ma
anche in fase di cottura non si può certo star sereni.
Insomma,
chi me la fatto fare? Ilaria, Alessandra e l’MTC intero. E la voglia di
riscatto da quegli agglomerati gommosi di albume e zucchero che ho fatto la
volta scorsa.
Ma
soprattutto la voglia di dire “si, anch’io se mi ci metto so seguire una
ricetta così come è stata scritta”.
E
ce l’ho fatta. A seguire la ricetta, voglio dire. Il risultato è ancora lontano
dalla perfezione che altre concorrenti hanno dimostrato di poter raggiungere (e
qui consiglio di farsi un giro nella pagina degli sfidanti per rifarsi gli occhi e sbavare anche un pochino)
Comunque
stavolta sono stata scrupolosa. Giuro che non ho sgarrato di una virgola. A
parte l’uso di un’attrezzatura non proprio professionale: una banalissima
frusta elettrica per montare la meringa (ho capito l’utilità della planetaria),
il termometro per arrosti per misurare lo zucchero e una sac à poche con punta
di plastica troppo piccola, praticamente quella in dotazione col Dolce Forno
edizione 1985 (qui do la colpa ad Amazon che mi ha ritardato la consegna).
Non
sono proprio come quelli di Ilaria, ma lo spauracchio macaron almeno è stato
esorcizzato e credo che questa non sarà l’ultima volta che li preparo.
Anche
perché, sempre grazie a tutti gli altri sfidanti MTC, ho potuto rendermi conto
di quanto versatili siano. Ci si può veramente scatenare col ripieno e renderli
persino salati.
Questa
era in realtà la seconda parte della sfida: fare una coppia di macaron, dolci
o salati, con due ripieni distinti ma che si armonizzassero bene tra loro, con
l’uso di aromi che potessero essere complementari o la ripetizione di un
ingrediente.
Io
non so se ci sono riuscita, aspetto il verdetto dei giudici. Ma sono già così
contenta per aver superato le mie remore e averci provato che per adesso mi
basta. Se poi sono andata fuori tema vorrà dire che mi toccherà provare a
rifare tutti i macaron sfidanti per rendermi conto di come si doveva fare e
che non si dica che non ho spirito di sacrificio.
Per
il ripieno mi sono lasciata tentare da gusti mediterranei e solari.
Un ricordo della mia residenza in Calabria, vacanze siciliane e amicizie pugliesi: la pasticceria del Sud, fresca ma anche dolce e opulenta.
Di mio ho aggiunto una piccola nota sapida e una punta di amaro. Anche perchè ho tradotto tutto in ligure-piemontese, visto che gli ingredienti sono quasi a kilometro zero: la ricotta piemontese di un caseificio vicino, gli agrumi del giardino di mia zia in Liguria, i pistacchi proletari del supermercato.
Un ricordo della mia residenza in Calabria, vacanze siciliane e amicizie pugliesi: la pasticceria del Sud, fresca ma anche dolce e opulenta.
Di mio ho aggiunto una piccola nota sapida e una punta di amaro. Anche perchè ho tradotto tutto in ligure-piemontese, visto che gli ingredienti sono quasi a kilometro zero: la ricotta piemontese di un caseificio vicino, gli agrumi del giardino di mia zia in Liguria, i pistacchi proletari del supermercato.
Tutto
non si può avere.
Ma
io ho fatto i macaron. Di Ilaria e di Pierre Hermè. E scusate se me la tiro un
filino.
I MACARON DI PIERRE HERMÈ:
Ricetta
e procedimento li ho presi pari pari dal blog Soffici di Ilaria Talimani. Ve li scrivo molto in breve,
ma conviene andare da lei perché ha spiegato molto bene ogni passaggio con
tanto di foto passo passo. E se ho capito io è davvero un ottima maestra.
Impasto
di mandorle e albumi (TPT)
55g
di albumi,
150g
farina di mandorle,
150g
zucchero a velo.
Gli
albumi devono essere vecchi almeno di tre giorni: cioè separati dal tuorlo e
messi in frigo in un contenitore, coperti con pellicola per alimenti.
Tostate
la farina di mandorle in forno a 150°C per 10 minuti, fate raffreddare e
frullatela nel mixer con lo zucchero a velo, in modo che si amalgamino e siano
più fini possibile. Setacciateli e impastateli con gli albumi ottenendo una
pasta di mandorle molto morbida. Coprite con la pellicola e mettete in frigo se
non la usate subito. Si conserva per qualche giorno.
Meringa
all’italiana:
55g
albumi (sempre vecchi di almeno tre giorni),
150g
zucchero semolato,
50g
acqua,
In
un pentolino fate sciogliere lo zucchero con l’acqua, portate a bollore senza
mescolare, come per fare il caramello. Fate sobbollire fino alla temperatura di
118°C.
Nel
frattempo iniziate a montare gli albumi con la frusta elettrica, devono
diventare bianchi e un po’ schiumosi. Unite a filo lo sciroppo di zucchero
continuando a montare con la frusta alla massima velocità.
Continuate
a montare finché diventano gonfi e sodi.
Unite
i due composti: iniziate ad incorporare un cucchiaio di meringa alla pasta di mandorle,
poi proseguite ad aggiungerla pian piano delicatamente senza che si smonti.
Quando
è tutto ben amalgamato dovete avere un composto cremoso e gonfio.
Mettetelo
in una sac à poche con la bocchetta liscia (meglio se di circa 8mm di
diametro), spremete bene per far uscire le bolle d’aria e formate i macaron nelle teglie ricoperte di carta forno.
Aiutatevi
disegnando sulla dei cerchi di 3-3,5cm un po’ distanti far loro con un
pennarello, poi ovviamente girate il foglio, tanto i disegni si vedono in
trasparenza.
A
questo punto dovete lasciare asciugare l’impasto per almeno 30 minuti, fino a 2
ore, a temperatura ambiente. Deve formarsi una specie di pellicina asciutta e
liscia sulla superficie. Sono pronti se sfiorandoli con un dito la pasta non si
appiccica. Non so spiegarmi meglio. Andate da Ilaria che è senz'altro più
dettagliata ed esaustiva, anche nel fornire spiegazioni sul perché di tutti
questi passaggi così precisi e particolari. Io posso dire che è meglio non
cercare scorciatoie e fare come dice.
Accendete
il forno a 180°C e infornate una teglia alla volta, dopo i primi 2-3 minuti
abbassate a 140°C. vedrete che i macaron si alzano formando intorno il
classico collarino, mentre la superficie deve rimanere liscia. Abbassate il
forno e fateli cuocere ancora 10-12 minuti, i macarons si abbasseranno
leggermente e si asciugano.
Per me son bastati 2 minuti a 180°C e
8-9 a 140°C altrimenti si scuriva troppo il collarino. Dovete fare delle prove
col vostro forno.
Toglieteli
subito dalle teglie facendoli scivolare con tutta la carta sul tavolo. Girateli
a pancia all’aria e fate raffreddare.
Per la paura che si allargassero troppo
ho lasciato tanto spazio tra l’uno e l’altro e ho usato un sacco di teglie,
quindi ogni volta dovevo rialzare la temperatura del forno e rifar la cottura
dall’inizio. Ma ho voluto fare molte infornate perché non ero sicura del mio
forno, con tante teglie aumentava la probabilità che almeno una riuscisse bene.
Ho notato che più le teglie sono a fondo pesante più i macaron riescono bene.
Macaron con crema di
ricotta e cioccolato bianco e pralinato al pistacchio.
Per
la crema di ricotta e cioccolato bianco:
350g
ricotta fresca piemontese piuttosto asciutta,
200ml
panna da montare,
100g
cioccolato bianco,
15g
gelatina in polvere,
scorza
di limone non trattato.
Portate
a bollore la panna in un pentolino,
fuori dal fuoco unite il cioccolato bianco tritato grossolanamente,
mescolate bene con una frusta per sciogliere il cioccolato, unite la gelatina
in polvere, amalgamate bene e fate raffreddare mescolando di tanto in tanto.
Lavorate
la ricotta per renderla soffice e priva di grumi, eventualmente passatela al
setaccio, incorporate la crema di cioccolato e una grattugiata di scorza di
limone. Mettete in frigo a riposare per un paio d’ore.
Per il pralinato al pistacchio leggermente salato:
150g
pistacchi sgusciati,
100g
zucchero semolato,
25g
di acqua.
In
un pentolino a fondo pesante fate sciogliere lo zucchero con l’acqua a fuoco
moderato senza mescolare. Lasciate che l’acqua evapori e che il composto inizi
a imbiondire senza mai toccarlo con cucchiai o spatole.
Quando
il caramello inizia ad essere biondo dorato potete mescolarlo e unire i
pistacchi. Fateli incorporare bene allo zucchero, poi rovesciateli su una
placca coperta di carta forno e aiutandovi con il dorso di un cucchiaio
spianateli il più possibile. Caso mai ricopriteli con altra carta forno e
passate sopra un mattarello.
Lasciate
raffreddare poi spezzettate il croccante e frullatelo in un robot da cucina per
una decina di minuti.
Il
croccante dapprima si frantumerà in polvere, poi pian piano diventerà un pasta
per la fuoriuscita dell’olio dai pistacchi. Deve diventare una pasta morbida e
omogenea.
Per
facilitare l’operazione potete unire un cucchiaio di olio di mandorle o di
arachidi e un cucchiaio di acqua fredda. Il mio mixer inizia ad avere qualche
annetto e quindi la mia pasta è rimasta un po’ più grezza.
A
questo punto avvolgetela nella pellicola per alimenti, si conserva per una
settimana in frigo.
La
pasta così ottenuta non avrà certo il colore verde brillante di quelle che si
comprano. Anche perché in quelle industriali potrebbero mettere dei coloranti.
La pasta di pistacchio naturale ha un colore tendente più al marroncino. Questa
in particolare, ottenuta da un croccante
con zucchero caramellato è oltremodo più scura.
Se
acquistate i pistacchi col guscio una volta sgusciati andrebbe anche eliminata
la pellicina, tuffandoli per qualche secondo in acqua bollente e sfregandoli
bene con carta da cucina, poi si tostano leggermente in padella e si procede
come da ricetta. In questo modo la pasta sarà più chiara e nel caso siano stati
salati perderanno anche il sale.
Io
invece non li ho spellati bene perciò la mia pasta è particolarmente tendente
al marrone ed è di gusto un po’ più sapido, anche perché adoro particolarmente
il croccante con i pistacchi semi salati.
Prendete
un mezzo macaron, spalmatelo con la crema di ricotta, sull’altra metà spalmate
la pasta al pistacchio e poi richiudete senza premere troppo.
Continuate
per tutti i macaron. Lasciateli in frigo per almeno un paio d’ore perché la
crema si assesti bene.
Toglieteli
dal frigo mezz’oretta prima di servirli, non troppo presto perché la crema non
deve scaldarsi.
Macaron con crema di
ricotta e cioccolato bianco, gelatina di agrumi e canditi,
Per la crema di ricotta:
prendete la crema della ricetta precedente messa da parte e aromatizzatela con
una grattugiata di scorza di agrumi misti (non trattati ovviamente)
Per la gelatina di agrumi:
500ml
di succo di agrumi misti ( io ho spremuto 1 pompelmo rosso, 3 arance rosse, 5
clementine, ½ limone),
250g
zucchero semolato,
2
cucchiai di liquore all’arancia (facoltativo).
In
un pentolino col fondo pesante mescolate lo zucchero e il succo di agrumi.
Portate a bollore e fate sobbollire circa 30-40 minuti mescolando di tanto in
tanto, negli untimi 10 minuti di cottura unite il, liquore e fate evaporare
bene l’alcool.
Quando
la confettura inizia a velare il cucchiaio è pronta, versatela in un barattolo
di verto ben pulito e asciutto e fate raffreddare, se vi sembra ancora liquida
fate una prova facendone cadere un cucchiaino in un piattino freddo, se si
rapprende velocemente è pronta. Tenete conto che raffreddandosi tende a
solidificare, lo scopo è quello di ottenere una marmellata spalmabile.
Tritate
il più finemente possibile due cucchiai di canditi o frutta disidratata.
Spalmate su una metà dei macaron la gelatina di agrumi, sull’altra la crema
alla ricotta e distribuite qualche candito, unite le due metà senza premere
troppo. Continuate per il resto dei macaron. Mettete in frigo per almeno due
ore.
Veramente
avrei voluto colorare i macaron di un bel verde pistacchio i primi e un giallo
limone o arancio i secondi. Ma non ho trovato quei benedetti colori in pasta. O
meglio, li ho trovati in gel e solo il rosso e il blu che esteticamente non si
abbinavano per nulla con la farcia proposta.
Poi
considerando l’aumento di difficoltà con l’impiego di questi coloranti, forse è
stato meglio così. Già è stata una impresa non da poco farli e basta.
Al
colore ci penserò la prossima volta, perché a sto punto ci sarà una prossima
volta.
Forse risulterò impopolare ma io non amo i macarons..belli da vedere e grande soddisfazione farli (soprattutto quando vengono bene!) ma il sapore è troppo stucchevole x il mio palato! Molto meglio un pezzo di cioccolata o una fetta di torta di mele :-P ma i gusti sono gusti e sul fatto che tu sia stata bravissima a replicare non c'è dubbio ^_^
RispondiEliminaImpopolare no, in fondo ognuno ha i suoi gusti ed è bello scambiarsi pareri. Veramente anch'io non amo i dolci troppo dolci, come le meringhe per esempio. Su questi mi sono ricreduta perché le mandorle bilanciano la dolcezza e poi dipende dalla farcia. Figurati che la mia gelatina mi è venuta piuttosto amarognola (poco zucchero e pompelmo) e pensavo che non andasse bene invece poi con il guscio e la crema ci stava bene e li ho quasi preferiti agli altri. Grazie per il bravissima ma ho ancora tanto da imparare, sui dolci in generale, non solo sui macaron. Sei sempre carina a sostenermi 😘
EliminaPorta pazienza, ma mi sono fermata al pralinato al pistacchio.. maronna cosa deve essere, ancor più col resto dell'abbinamento!
RispondiEliminaSon qui che sbavo, guarda :)
Bravissima per averci provato, e direi che qui le palline da ping pong non hanno nulla da spartire :)
Quelli al pistacchio hanno conquistato mia suocera che notoriamente non ama i dolci, quindi per me prova superata. Poi le suocere bisogna sempre tenersele buone 😉 Grazie a presto.
EliminaSapessi...io ricordo ancora la mia prima teglia finita nella spazzatura...per il nervoso di aver fatto delle frittelle dopo tutta quella fatica...ti sono venuti benissimo e le farce sono davero originali e golose!!
RispondiEliminaa presto!!
La volta che ci ho provato, a parte l'aspetto, orrendo, non si poteva addentarli. O meglio, si poteva ma poi non si riusciva più ad aprire la bocca. Un orrore che non ti dico. Anche quelli finiti direttamente nella spazzatura. Per questo ero così titubante. Grazie per i complimenti 😊 A presto.
EliminaBuonissimi!
RispondiElimina😘
EliminaTra la foto del pralinato al pistacchio e quella della gelatina agli agrumi ho perso un attimo il filo...caspita hai diritto si a tirartela perché i macaron ti sono venuti molto bene (solo cotti leggermente troppo). Mi piacciono le tue farce semplici e decise nei sapori. Molto interessante la rilettura in versione ligure-piemontese di una ricetta del sud. Meno male che non ti sei giustificata va!
RispondiEliminaGrazie Ilaria. Sei troppo gentile. Li ho cotti pochi alla volta per poter aggiustare la temperatura del forno. I primi erano ancora più scuri, poi via via meglio. Gli ultimi andavano bene di cottura sotto, ma si sono un po' rovinati sopra, forse perché nel frattempo si sono asciugati troppo. Insomma devo ancora lavorarci. Ma ora che (forse) ho individuato la temperatura giusta la prossima volta faccio meno teglie, così non li lascio tanto lì ad aspettare, vediamo come va. Al massimo ti chiedo ripetizioni. ;-) Comunque sono già contenta di averci provato, non ci pensavo nemmeno più. E poi devo tentare ancora il colore. Grazie,bella sfida. <3
Eliminamanu,leggevo il post e mi semtivo come immersa nella catarsi aristotelica... sono io, questa, sono io... sara' per quello che a me i macarons, mai venuti? oppure perche' non avevo una coach come Ilaria- e tutti voi altri a spronare a seguire tutto per bene, mostrando risultati che non sfigurerebbero nelle migliori vetrine di Parigi? il colpo finale e' il pralinato al pistacchio. Basta quello per farsi violenza e provare a seguire una ricetta, dall'inizio alla fine. Bravissima!
RispondiElimina