Ancora castagne. Ma siamo
proprio nel pieno della loro stagione, quindi è davvero un peccato non
approfittarne e utilizzarle il più possibile per gustosissimi pranzetti. In questo
blog trovate molti piatti a base di castagne, basta cliccare sulla pagina “ricette” in alto e cercare quella che
vi piace di più. Ma visto che non ce ne sono mai abbastanza ve ne vado a raccontare subito un'altra. E per un'occasione speciale.
Le castagne sono state un’importante
risorsa alimentare, direi quasi fondamentale, per le zone rurali del nostro
Pese per molto tempo. Sono state alla base dell’alimentazione quotidiana di
molte famiglie, ma anche fonte di guadagno. I frutti, freschi o essiccati e la
farina poi hanno dato origine a innumerevoli ricette lungo tutto l’arco alpino
e in tutto l’Appennino. Zone montuose e collinari che avevano in comune la
difficoltà di coltivare e reperire grano
e cereali, che quindi diventavano beni
rari e costosi.
Di qui la necessità di sostituirli
con qualcosa di facilmente reperibile, le castagne appunto. Che hanno
sostituito la farina di grano, in parte o totalmente, diventando pane, pasta o
dolci. Accompagnavano i legumi e i pochi ortaggi nelle minestre. Erano
protagoniste dei pasti quotidiani fin dalla colazione del mattino: una tazza di
latte caldo e castagne bollite o arrosto tuffate dentro era tutto quello che
molte famiglie potevano permettersi.
Al giorno d’oggi quando si
parla di castagne si pensa quasi esclusivamente alle caldarroste, che arrivano
ad allietare le giornate d’autunno, soprattutto per la gioia dei più piccoli. Sono sinonimo di
festa, di comunità e condivisione, in particolare nei piccoli paesi di montagna
o collina.
Ma attingendo alle tradizioni
gastronomiche delle nostre valli si scoprono moltissime ricette, alcune delle
quali sono simili anche se originarie di posti diversi. Una su tutte il Castagnaccio,
che è noto come piatto tipico toscano, ma lo si ritrova simile anche in Liguria
e nell’Appennino Emiliano. O ancora il pane nero di farina di castagne o la
pasta fresca.
Nell’entroterra ligure era d’uso
comune sostituire parte della farina bianca con farina integrale, crusca o più
semplicemente farina di castagne per preparare la pasta fatta in casa che in
questo modo diventava “avvantaggiata”. Ora è quasi una raffinatezza per
appassionati e gourmand, ma fino al secondo dopo guerra era una necessità
soprattutto nella classe contadina collinare, visto che la farina bianca costava
troppo. Tanti sono i formati di pasta, a partire dalle trofie del levante
ligure, alle “picagge matte”, tagliatelle, maltagliati, fino ai Ciapazoi di
Realdo, in provincia di Imperia.
In tutti questi impasti di
solito la farina di castagne sostituisce la farina di grano da un minimo del
30% fino al 50%. Vengono impastate semplicemente con l’acqua, solo raramente si
unisce un uovo.
Quindi non esiste una vera
ricetta codificata per questa pasta, come del resto succede per quasi tutte le
ricette di origine contadina, questi piatti subivano minime seppur
significative variazioni in base alla zona, al paese, alla massaia che li
preparava. O più semplicemente dipendevano dalla disponibilità del momento.
Il condimento più caratteristico è naturalmente il Pesto di
basilico ligure o il sugo di noci.
Io mi sono ispirata alle Trofie,
formato di pasta tipico della zona di Recco ma ormai diffuse in tutta la Liguria e
conosciute anche oltre regione, di solito nella versione bianca, di solo grano.
Sono quei piccoli pezzetti di pasta arrotolati su se stessi, con le estremità
sottili e a punta e il centro più spesso. Sono di solito condite con il pesto
insieme ai fagiolini e patate. Nella versione “avvantaggiata” viene aggiunta la
crusca o appunto la farina di castagne, di solito sono condite sempre col
pesto.
Il nome deriva dal termine
ligure “strofissià”, che significa strofinare, perché per produrle bisogna
appunto strofinare la pasta tra i palmi delle mani o sulla spianatoia.
Pare si possano far risalire
ai tempi delle crociate, quando i cuochi delle navi impastando velocemente
acqua e farina si toglievano l’impasto dalle mani strofinandole una contro l’altra.
La pasta che cadeva aveva appunto questa forma e così è rimasta.
Ho voluto riproporre questo
primo piatto con qualche significativa modifica. Innanzi tutto nell’impasto ho
mescolato farina bianca, farina di castagne e una piccola parte di farina
integrale per rendere più ruvida la pasta. Ho poi impastato con vino rosso. L’utilizzo
del vino è in verità abbastanza noto in Liguria ma si usa di solito il vino
bianco. In questo caso il vino rosso ha dato una nota aromatica in più oltre
che cromatica.
La difficoltà è la tipica
forma elicoidale delle trofie, che non è semplicissima da rifare a casa e
richiede una certa manualità. Dopo vari tentativi, sia con l’ausilio di un
bastoncino di legno sia senza, ho raggiunto un risultato accettabile. Almeno
non si può dire che si tratta di un prodotto industriale.
Per quanto riguarda il sugo
ho abbandonato decisamente la via tradizionale ligure per andare a cercare
ingredienti forse meno consueti ma
comunque di stagione: noci, radicchio rosso, trota salmonata e naturalmente
caldarroste. Ricompare il vino rosso anche che è consuetudine abbinare al pesce
quello bianco, ma la trota è un pesce grasso e sapido che regge molto bene
anche un rosso non troppo corposo.
Andrebbe benissimo il vino
novello, se fosse già disponibile.
Questo piatto è stato pensato
appositamente per partecipare al progetto legato alla Fiera Nazionale del Marrone
di Cuneo che si terrà dal 16 al 18
ottobre proprio nella piazza principale della città e vie limitrofe. Sul
sito www.marrone.net troverete tutte le
informazioni e il calendario degli eventi in programma. Troverete anche una
raccolta di ricette di foodblogger sparse in tutta Italia, tutte dedicate alle
castagne e al loro utilizzo in cucina, con piatti tradizionali e innovativi,
con tante curiosità legate a questo prezioso dono della natura.
Quest’anno poi sono stata
coinvolta personalmente nell’evento da una blogger mia amica e compaesana
Silvia (la Masca in Cucina), che mi
ha trascinata … convinta a partecipare con lei e un’altra Silvia (silviapasticci) a un cooking show dove
saremo capitanate da Paolo Armando, il cuneese finalista di Master Chef 4. Quindi
aspetto tutti in piazza Galimberti a Cuneo il pomeriggio di Sabato 17 ottobre
per cucinare insieme le castagne cuneesi.
TROFIE
ALLA CASTAGNA E VINO ROSSO CON TROTA, RADICCHIO E NOCI.
Per
le trofie:
150g farina 0,
100g farina di castagne,
50g farina integrale,
un pizzico di sale fino,
1dl vino rosso tipo Rossese o
Barbera,
acqua fredda se necessario.
Impastate le tre farine con
un pizzico di sale e il vino, dovete ottenere un impasto omogeneo e piuttosto
sodo. Se occorre unite ancora poca acqua fredda.
Avvolgetelo nella pellicola
per alimenti e fate riposare per mezz’ora circa. Prelevate un pezzetto di
impasto e rotolatelo sulla spianatoia formando un cordoncino sottile. Tagliatelo
in pezzetti di un paio di centimetri e allungateli strofinandoli sulla
spianatoia o tra i palmi delle mani in modo da assottigliare le due estremità a
punta e arrotolandoli su se stessi.
Potete anche arrotolarli con
l’aiuto di un ago da maglia o uno spiedino di legno un po’ grosso. In questo
caso assomigliano più a dei cavatelli che
a trofie.
Disponeteli su larghi vassoi
leggermente infarinati e teneteli in luogo fresco e asciutto. Potete anche
prepararli con un giorno di anticipo e tenerli coperti con un canovaccio pulito
e asciutto.
Per
il condimento:
1 trota salmonata,
150g radicchio rosso,
20 noci sgusciate,
20-25 caldarroste,
una noce di burro,
½ bicchierino di vino rosso,
maggiorana fresca o secca,
sale, pepe.
Lavate e tagliate il
radicchio a listarelle sottili.
Pulite e sfilettate la trota
eliminando la lisca e la pelle. Tagliate i filetti a listarelle, fatele
rosolare in una padella antiaderente con una noce di burro e qualche foglia di
maggiorana. Sfumate con il vino rosso. Fate evaporare, aggiustate di sale e
pepe e unite le noci tritate grossolanamente.
Lessate le trofie in
abbondante acqua salata per qualche minuto. Scolatele e fatele saltare nella
padella del condimento con un mestolino di acqua di cottura. Unite infine anche
il radicchio e le caldarroste spezzettate e fate saltare un minuto.
Molto interessante questa ricetta e molto istruttiva la descrizione che fai sull'uso delle castagne, cioè di un alimento povero e facilmente reperibile nei boschi che ha rappresentato per tanti secoli la principale fonte di sostentamento per gli abitanti di tante zone montuose e collinari del nostro paese. Se ti interessa, in occasione dell'MTC n, 34 ho proposto una ricetta tipica della zona di Viterbo e non solo:la minestra di ceci e castagne. Buonissima anche questa!
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