“Signore e signori,
lettori e lettrici, foodies di ogni età, sono lieta di annunciare che dopo 50
sfide l’MTChallenge è ancora quiiiiii !!!! “
Un
po’ troppo Carramba che sorpresa.
Mi
è quasi venuto il caschetto biondo.
Ma
che posso dire io di adatto per annunciare l’evento?
Io
che ne faccio parte (timidamente e modestamente) adesso non so cosa dire. E per
far star zitta me ce ne vuole. Il fatto è che questa notizia andrebbe data con un
certo stile, con verve, classe o almeno con la solita dose di cialtronaggine
che mi contraddistingue.
Invece
no. Son qui che fisso lo schermo del pc con il cervellino vuoto, c’è persino
l’eco.
Perché
questa è una cosa GROSSA, SERIA, per foodblogger veri e che sanno quello che
fanno.
Ed
è automatico chiedersi come io possa entrarci in tutto ciò.
Ma
andiamo al punto che è meglio.
Per
quei due o tre che ancora non sanno cosa sia l’MTChallenge, e dovreste solo
vergognarvi, adesso ve lo spiego.
L’MTChallenge
è IL GIOCO più seguito del web.
Un gioco che si ripete ogni mese da ormai 50
edizioni. È iniziato nel 2010 con la sfida sulla tortilla di patate ed è via
via cresciuto coinvolgendo un numero sempre più cospicuo di bloggers che ogni
mese si sfidano su un argomento diverso.
Potevo
dire contest che fa figo e sta bene con tutto come il golfino nero di filo, ma
preferisco usare il nome italiano. Perché
contest significa sostanzialmente gara, ma l’MTC non è solo una gara. Sarebbe
un filino riduttivo.
L’MTC è contagioso e ossessivo come il texas hold’em, solo
meno pericoloso a parte per i nervi.
È
vero che ogni mese un vincitore c’è, ma se vi dicessi che questi gongola sugli
allori mentre i vinti rosicano mentirei. Perché in realtà il laureato del mese,
passato il primo momento di comprensibile entusiasmo, piomba in tutta una serie
di emozioni che vanno dall’agitazione, allo sgomento, fino a qualche chiaro
segno di squilibrio mentale, visto che in poche ore si ritrova a dover pensare,
realizzare, postare e spiegare nei minimi dettagli un piatto che poi sarà
quello che determina la sfida del mese successivo, nel quale il fortunato detentore
del titolo deve leggere, analizzare, soppesare, giudicare ogni singola ricetta
che partecipa al gioco.
Mentre
i vinti, invece di star li a cuocere nell’invidia, si avviano gongolanti e
agguerriti nelle loro cucine, affilando coltelli, lucidando mestoli e padelle,
con la chiara intenzione di seppellire di ricette i giudici. E di solito ci
riescono molto bene vista la quantità di piatti proposti ogni mese. In crescita
costante, nonostante regole sempre più ferree e capillari. Tutte ricette assolutamente
affidabili e verificate in ogni passaggio.
Ma
l’MTC è ancora altro.
È una community, un gruppo di persone diversissime, con
provenienza, studi, lavori, competenze e passioni differenti ma che hanno in
comune l’amore per la cucina e la voglia di imparare sempre cose nuove,
abbandonando i preconcetti e le puzze sotto il naso. Quelle che ti fanno dire
per esempio: “ma questa ricetta la conosco già, la faccio diversamente, l’ho
sempre fatta così ed è molto meglio la mia”.
Invece
chi partecipa deve mettersi in gioco e provare anche cose che normalmente non
avrebbe mai cucinato, magari per la poca dimestichezza con una tecnica di
cottura o con un ingrediente.
Tipo la sfida sulle “uova alla Benedict”, dove ho
finalmente imparato a fare un uovo affogato perfetto … vabbè quasi perfetto.
Ho
imparato come si impasta e cuoce il babà, i panini per gli hamburger, a fare un
signor Pan di Spagna con le ricette di due maestri pasticceri, le tecniche di
cottura del riso, come si tempera il cioccolato per fare i cioccolatini … no,
quello non l’ho imparato tanto bene, ma conto di prendere ripetizioni.
Ho
capito che c’è un limite a tutto, anche nel matrimonio e che il quinto quarto,
le interiora, a mio marito proprio non posso cucinarle, non ce la fa purtroppo.
E
si che in questi mesi di MTC si è dimostrato pronto a tutto, anche a supportare
e sopportare i miei cali di autostima, bilanciati da repentini momenti di esaltazione
mistica in cui scrivo idee e bozze di ricette ovunque e su qualsiasi cosa,
dagli scontrini ai tovagliolini del bar. O quando propino per 20 terribili
giorni versioni sempre più deliranti dello stesso piatto al grido di “aspetta
ad assaggiare che devo fare la foto!!!”.
O
ancora quando litigo con me stessa perché “quell’idea geniale poi non era così
tanto geniale, visto che l’hanno già proposta in tre e adesso che caspita
faccio io che mi resta poco tempo”.
C’è
un limite anche alla pazienza del macellaio- verduriere- pescivendolo- commesso
di supermercato. Credo facciano girare una mia foto con su scritto “attenzione:
soggetto altamente instabile e irritante come la sabbia nelle mutande”.
Insomma
qui all’MTC ci si ammazza dalle risate ma soprattutto si impara sempre
tantissimo. Anche perché il tema della sfida viene affiancato da tutta una
serie di approfondimenti, ricerche, richiami ad altre ricette o tecniche simili
e in qualche modo collegate ad esso. Quindi si crea una sorta di scuola di
cucina, dove tutti possono dare il proprio contributo mettendo a disposizione
quello che sanno.
La
cosa che mi piace più di tutto però è che sempre, rigorosamente,
imperativamente, al centro di tutto ci sono il cibo, la cucina e le ricette.
Questo potrebbe (dovrebbe) essere scontato visto che si tratta di foodblog, ma
nel mondo del web non lo è per niente.
Troppe
volte si da più spazio all’apparenza, a quello che sta intorno, a quello che è
di moda, di tendenza, di stile. Regole dettate da chi poi. E per quale motivo.
Se poi sotto di concreto a volte non c’è nulla.
Confesso
che ultimamente mi sto facendo un po’ di domande su cosa vuol dire essere
foodblogger, su cosa ci si aspetta che debba essere una foodblogger, ma soprattutto
cosa è per me essere una foodblogger e se ne valga la pena. Le risposte che mi
son data meritano un approfondimento in altra sede. Una cosa la posso dire
però: essere foodblogger significa sostanzialmente stare in cucina, aver voglia
di imparare, sperimentare, sporcarsi le mani e bruciare padelle e amare
immensamente farlo e quando il piatto è pronto volerlo poi condividere anche
con perfetti sconosciuti. Almeno virtualmente.
Poi
a volte succede che con qualcuno di questi sconosciuti ti trovi bene e a tuo
agio come amici di vecchia data, che ci si capisce, che ci si sente parte di un
gruppo. Allora penso che, si, ne valga la pena.
Contando
che sono alla mia 20° sfida, se la memoria non mi inganna da quella della
Taieddhra pugliese, posso dire di essere ormai una vera MTCHallenger.
In
realtà io sto ancora aspettando il momento in cui scopriranno il bluff e si
renderanno veramente conto che ci sono anche io. Ma fino ad allora ...
BUON MTCHALLENGE A
TUTTI!!!
Scritto molto bene, complimenti ! ! :)))
RispondiEliminaGrazie Corrado :-D
EliminaEheh, secondo me in Italia ci sono mooooolte foto con la X sopra da macellai-verdurai-commessi di supermercati :D
RispondiElimina
RispondiEliminaEd è automatico chiedersi come io possa entrarci in tutto ciò.
Veramente, quello che viene automatico chiedersi è dove tu sia stata, prima che questo giochino ci permettesse di incontrarci. Perchè se mai c'è un concorrente ideale per l'MTC, quello sei tu- brava all'inverosimile, ironica da riconciliarti col mondo, intelligente e creativa e piena di slanci, di generosità, di simpatia,di disponibilità senza limiti.
Siamo noi che dobbiamo ringraziarti, Mau- perchè l'MTC è dannatamente migliore, da quando ci sei tu.
complimenti Manuela........
RispondiEliminaun bacione
simona