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mercoledì 25 marzo 2015

TARTELLETTE AL CACAO, BLU DEL M. MORO, PERE, NOCI E IL MELODRAMMA DEL PIATTO UNICO.

Il piatto unico.
Quel piatto che fa da antipasto-primo-secondo. Tutto insieme.
Una cosa sola in tavola e basta. Al massimo delle verdurine per contorno.
In casa mia questa cosa è inammissibile.
Non sono geneticamente programmata per questo.
Non ci riesco.
Ci provo eh.
Più o meno a ogni primavera. Quando urge correre ai ripari perché il fisico deborda.
Quando mi accorgo che gli addominali sblusati non vanno poi così di moda.
Hai voglia raccontare (e raccontarsi) che dopo il parto il fisico della donna cambia, ammorbidisce, i fianchi diventano più generosi, non si può pretendere di tornate subito come prima. Subito. Si fa per dire.
Dopo 10 anni ormai questa scusa non regge più.
Non regge da almeno 8 anni, veramente.

La colpa non è solo da imputarsi alla mia proverbiale pigrizia, che mi fa trovare scuse per non far sport da far impallidire anche l’avvocato di Al Capone.
“No, non posso andare a correre, devo far compagnia al cane … che deve far compagnia al divano!” “Palestra? No, la mia religione me lo vieta.” “Oggi in piscina non ci vado, è brutto tempo, piove.” “Sciare oggi noooo … ma fa freddo!!!”
Quando poi si parla di dieta divento più falsa di Giuda. Mangio persino le patatine di nascosto.
Infilata con la testa nella lavatrice per non farmi vedere.
Da chi poi, che mio marito è peggio di me.
È che siamo golosi. Ci piace proprio mangiare.
Quindi non riesco proprio a seguire una dieta che si rispetti. Non per più di tre giorni.
Non ho mica chiamato il blog così a caso.
Quindi le varie dissociate, dukan, paleo, vegan eccetera non hanno minimamente scalfito le mie abitudini alimentari. Carboidrati a pranzo e proteine a cena. Pfui!!

Ma la colpa è della genetica e di un’atavica tradizione familiare che spinge le donne del mio albero genealogico (e anche di quelli limitrofi viste mia suocera e le suocere delle mie cugine fino al 4° grado) a non cucinare meno di tre portate a pasto.
Mia madre poi è incredibile. Ogni volta la prego, la scongiuro, di non cucinare troppe cose.
Ieri per esempio siamo andati a pranzo da lei e stava friggendo degli straccetti di tacchino impanati, mentre il coniglio alla ligure riposava beato nella sua pentola. “Ok, mamma, due secondi, ma poi non fare il primo, mi raccomando che vogliamo tenerci un po’!”.
“Ma come, solo IL secondo (DUE, sono due mamma!!) ma un po’ di pasta, un primo, giusto un assaggino di ravioli!! “. Argh, e va beh, un assaggino di ravioli.
Come si può dire di no? D'altronde i ravioli della mia mamma sono fenomenali. Che poi l’assaggino ha le dimensioni di un bancale.
“Ah, intanto che aspettiamo i ravioli, potete iniziare a mangiare l’antipasto, poca roba eh, che non ho avuto tempo, se mi aveste dato un po’ più di preavviso …” e arriva con nell'ordine: insalata russa, verdure varie sottolio e un salamino affettato …  aiuto!
Mia zia è uguale, se non peggio. Mia suocera, che è più moderna, riesce a mascherare un pranzo intero in un’unica portata di 10.000 calorie. Un divano ripieno.

Come posso io essere altrimenti? Come ho detto, io ci provo.
Cucino solo un primo. Però una fettina di salame mentre si aspetta la pasta no? Un pezzetto di formaggio per finire il pasto vogliamo proprio negarcelo? Per pulirsi la bocca.
D'altronde abito nella patria dei formaggi. Il Piemonte.
La bucca l’è nen straca se non sa d’vaca!” in piemontese significa che la bocca non è soddisfatta se non sa di vacca. Appunto. Lo dice il proverbio. Mica io.

Così l’altra sera che ho fatto per cena le quiche potevo limitarmi a una sola versione?
Ma per chi mi avete preso. Son degna figlia di tanta madre io.
Due, come minimo.
Una ve l’ho già proposta. L’altra eccola. Con il Blu del Monte Moro che è un erborinato tipico di Frabosa Soprana ( avevo già dedicato un intero menù a questo e altri formaggi frabosani, dessert compreso, giusto perché a me i formaggi non piacciono tanto).
La brisée è al cacao, perché adoro l’abbinamento cacao-formaggi saporiti. L’ho già usato diverse volte precedentemente, nel blog, con gran soddisfazione.
Le noci caramellate al balsamico sono il degno accompagnamento.
Ma tranquilli ci sono le pere. In fondo è frutta.
Tutto questo “sacrificio” è per Flavia e per la sfida di marzo dell’MTChallenge.
La sfida, come saprete, è sulla pasta brisée di Michel Roux. Sul blog dell’MTC potete trovare una bella intervista proprio con il grande chef. Da non perdere.








TARTELLETTE DI BRISÉE AL CACAO CON BLU DEL M.MORO, PERE E NOCI CARAMELLATE AL BASAMICO.

Per la pasta brisée al cacao ( ho modificato la ricetta di M.Roux)
230g farina,
20g cacao amaro,
150g burro leggermente morbido,
1 uovo,
1 cucchiaio di latte freddo,
1 cucchiaino scarso di sale,
1 pizzico di sale.

Mescolate la farina con il sale e lo zucchero, unite l’uovo e il burro a dadini piccoli. Impastate velocemente unendo il latte freddo. Lavorate fino ad ottenere un impasto morbido e omogeneo. Avvolgetelo nella pellicola per alimenti e mettetelo in frigo per almeno mezz'ora.





Stendete la pasta a 2-3cm di spessore, foderate 6 stampini da crostatina di 12cm di diametro circa. Se sono antiaderenti non occorre imburrarli, se sono di ceramica è meglio farlo.
Premete leggermente la pasta in modo che aderisca bene anche sui bordi e che risalga fuoriuscendo un po’ in alto (deve sporgere almeno ½ cm, se si tratta di una torta grande anche di più). Questo perché in cottura la pasta tende a ritirarsi.
Per evitare che si deformi troppo in cottura, bucherellate il fondo con una forchetta e mettete gli stampi in frigo per almeno mezz’ora.



Coprite la pasta con carta forno e riempite con fagioli o altri legumi secchi. Infornate a 180° per 10 minuti, forno già caldo e statico, poi togliete carta e legumi e cuocete ancora per 5 minuti (se si tratta di una torta grande cuocete per 15 minuti e poi ancora 5 senza fagioli).
In questo modo la pasta ha una precottura che le permette di non rimanere molle o cruda con un ripieno umido. Questa tecnica si chiama: cottura in bianco.

Per il ripieno:
3 uova medie,
200ml panna fresca,
4 cucchiai di grana grattugiato,
100g Blu del Monte Moro,
2 piccole pere sode,
8-10 gherigli di noci sgusciati,
noce moscata,
sale e pepe.




Battete le uova con la panna, il grana, una macinata di noce moscata, sale e pepe. Sul guscio di pasta distribuite le noci tritate grossolanamente e il formaggio a dadini. Sbucciate le pere e affettatele finemente, disponetele a raggiera nelle tortine. Coprite tutto con il composto di uova. Infornate a 180° per 15-20 minuti, forno statico. Se vi accorgete che la superficie si colora troppo ma il ripieno è ancora molle, coprite con alluminio, abbassate la teglia in un ripiano più basso e continuate la cottura per altri 5 minuti.

Per completare:
una manciata di gherigli di noci,
1 cucchiaio di zucchero semolato,
1 cucchiaio di zucchero di canna integrale,
1 cucchiaio di aceto balsamico,
½ cucchiaio di acqua.

Sciogliete tutto lo zucchero con l’acqua in un padellino antiaderente, cuocete mescolando fino ad avere un caramello scuro, unite l’aceto e fate sobbollire per un minuto. Si deve anche un po’ addensare. Unite le noci spezzettate e mescolate. Versate su un tagliere sopra un foglio di carta forno sparpagliando le noci il più possibile. Fate indurire e dividete le noci spezzando il caramello con le mani. Questo tipo di caramello non diventa completamente duro per via dell’aceto.

Sformate le tartellette. Servitele tiepide cosparse con le noci caramellate.
Potete anche mettere le noci ancora calde sulle tortine con un cucchiaino con un po’ di caramello liquido, in questo modo anche la torta si impregnerà leggermente di caramello balsamico. Attenzione solo a non scottarvi.

Se vi avanza della pasta brisée al cacao potete fare dei piccoli biscottini salati da accoppiare a due a due con una fonduta saporita di Blu o Gorgonzola e panna. Oppure guarnirli semplicemente con una glassa al parmigiano. Tipo i Pandistelle ma salati. Peccato solo che non ho foto da mostrarvi. Ne ho fatti giusto due o tre di prova, bruttini in verità ma sono spariti in un attimo. Perfeziono la decorazione finale e poi ne riparliamo.