martedì 9 settembre 2014

TOGLIETEMI TUTTO MA NON I MIEI LIBRI.

Oggi mi va di parlare di libri.
Io adoro leggere. Qualsiasi cosa. Lo avrete già capito.
Adoro le librerie. L’odore di carta nuova e inchiostro. Tutte quelle copertine invitanti e piene di promesse. Ci starei interi pomeriggi. A girare per gli scaffali. Curiosare le ultime uscite, ma anche i libri nascosti negli angolini fuori mano. Li si trova sempre qualcosa di interessante.
Ne adocchio uno, lo prendo e leggo subito la trama sul retro copertina. Se mi interessa lo sfoglio, leggo qualche frase qua le la, tasto la carta, lo annuso anche.
A volte lo poso, faccio il giro completo del negozio e poi ritorno. Allora di solito lo acquisto.
Io non scelgo un libro è lui che sceglie me.

Il fatto è che non mi limito a esplorare solo il reparto della narrativa, dei romanzi gialli o dei manuali di cucina … nossignori io giro ovunque, curioso anche tra i saggi di filologia romanza, per dire. Caso mai mi sfuggisse qualcosa.
Questo fa indispettire tantissimo chi è con me, a meno che condivida la mia passione. Tipo uno a caso: mio marito. Diciamo che lui non ama molto la lettura.
Solo Giorgio Faletti, che Dio l’abbia in gloria, è riuscito a fargli leggere qualche romanzo per intero. E i suoi non sono nemmeno tanto brevi.

Fortunatamente mio figlio in questo ha preso da me. O sfortunatamente per papino, che si trova in minoranza e rimane a ciondolare in giro per la gli scaffali con fare rassegnato, mentre noi siamo preda del sacro fuoco della ricerca: non lo consideriamo più finchè non riemergiamo soddisfatti con in mano il nostro Sacro Graal di turno.
Ultimamente se ne va per conto suo, credo si vada a rifugiare da Brico, e ritorna dopo un ora, giusto per vedere se siamo ancora vivi.
Forse un po’ ha anche ragione. Un filo esasperanti lo siamo.

Adoro anche le biblioteche. Fare la bibliotecaria sarebbe il mio lavoro ideale.
Solo che poi mi arrabbierei tantissimo con quelli che trattano male i libri, li prendono e poi li rimettono nel posto sbagliato, ma soprattutto con chi non li restituisce.
Io non sopporto questi individui.

Anche perché sono gelosissima dei miei libri. Prestare un libro mi sconvolge tantissimo. Mi destabilizza. Perché poi non riesco mai a dire di no, nell’entusiasmo di condividere con qualcuno il piacere della lettura. Ma mi pento subito dopo. Appena la “mia creatura” esce da casa.
Il fatto è che nella maggior parte dei casi si rischia davvero di non rivederli più o te li ritrovi conciati neanche fossero stati masticati da un cane.
Quando io chiedo un libro in  prestito lo leggo subito e lo restituisco il prima possibile, cercando di fare attenzione a non rovinarlo.
Invece c’è gente che chiede un libro e poi lo tiene li, in giro per casa. Forse pensa che si legga per osmosi. Poi se va bene se ne dimentica e lo restituisce dopo mesi. Ma dopo averglielo chiesto tre o quattro volte. Qualcuno ti guarda anche stranito “ ma che fretta c’è, tanto lo hai già letto!!” . Si, ma è mio, mi manca e lo rivoglio.

Per non parlare di quelli che te lo restituiscono rovinato, sgualcito, sporco e con le orecchie o con appunti scritti a margine. Dolore immenso.
Ma i peggiori di tutti sono quelli che  li riprestano a terzi: “ posso darlo un attimo alla mia collega che vorrebbe tanto leggerlo!” Che se lo compri, come ho fatto io.
Invece non vuoi passare per quella micragnosa e accetti seppur a denti stretti, sapendo che si tratta di un addio definitivo. Perché il libro scompare in questi passaggi di mano. Nessuno si ricorda più di averlo avuto in prestito e da chi. Solo io mi ricordo benissimo e soffro.
Uno dei miei libri preferiti se n’è andato così. Per sempre.

Si tratta di “HOTEL BONCARDO” di Bruno Paolo Astori.
È un romanzo giallo, scritto benissimo, molto avvincente e ben congeniato dall’inizio alla fine.
È ambientato principalmente a Finale Ligure, infatti l’Hotel del titolo è un albergo molto conosciuto di Finale; ma la storia si dipana anche tra Savona e Albenga. Praticamente i miei luoghi di origine. Come posso non amarlo. Poi è davvero una bella storia.

L’autore, purtroppo deceduto prematuramente nel 2013, era conosciuto nell’ambiente artistico per essere stato organizzatore di eventi e manifestazioni teatrali da Bordighera a Genova; tra le quali vorrei ricordare il festival “Voci nell’ombra dedicato al doppiaggio tenutesi a Finale Ligure per molti anni. Il festival aveva una rilevanza nazionale, tanto che ha visto tra i premiati nel corso delle edizioni voci del calibro di Massimo Lopez e Francesco Pannofino, solo per citare i primi due che mi vengono in mente.

Insomma questo libro non c’è più: l’ho prestato a qualcuno che non si ricorda più di averlo avuto, probabilmente l’ho ha dato a sua volta senza per altro nemmeno averlo letto e puff … sparito! Per il momento non riesco nemmeno a ricomprarlo, perché si tratta di una edizione limitata di una piccola casa editrice indipendente, che fa capo a una libreria di Finale Ligure.
Ma mi hanno assicurato che è in corso la ristampa e io attendo fiduciosa. Intanto ogni volta che passo da li faccio capolino giusto per ricordarlo … speriamo che non mi denuncino per stalking.

Comunque  è deciso da ora in avanti non presto più libri … vabbè solo alle amiche fidate … ma faccio compilare una scheda promemoria col sangue!

Intanto veniamo alla ricetta. Dato che ho letto questo romanzo da tempo e che non posso averlo sottomano (ah che dolore!) non so se ci siano riferimenti precisi a qualche piatto particolare. Per cui mi limito a proporre qualcosa della mia regione in generale.
La Liguria è una regione di mare, ma in realtà la sua cucina ha anche molti ingredienti di terra come verdure, formaggi, cacciagione e funghi.
Visto che mi hanno regalato qualche porcino, ho pensato di farne un sughetto “alla Ligure”. Cioè al verde, senza pomodoro. E condirci i tagliolini liguri, quelli senza uova. Che si sposano anche col pesce.

 

 
 
 

TAGLIOLINI SENZA UOVA CON SUGO DI FUNGHI.

Per 3-4 persone:
200g farina 00, più un po’ per la lavorazione,
150g semola fine,
½ bicchiere di vino bianco secco (io Lumassina del Finale),
acqua q.b.
sale fino un pizzico.

3-4 funghi porcini grandi,
1 spicchio d’aglio,
4-5 rametti di prezzemolo,
2 rametti di timo fresco o santoreggia,
olio extra vergine d’oliva,
vino bianco secco,
sale.

Pulite i funghi delicatamente ma molto bene. Eliminate la terra,  le parti dure e mangiucchiate dagli insetti. Non si dovrebbero lavare sotto l’acqua del rubinetto perché essendo spugnosi ne assorbirebbero troppa. Ma se vengono fatti cuocere subito una sciacquatina veloce si può dare, poi si asciugano in cottura. Non è vero che perdono il sapore. Senz’altro ci guadagnano in pulizia. A volte ci si crea delle fisime per niente.

Tagliate i funghi, compresi i gambi, a dadini di 1cm. Scaldate due cucchiai di olio in una padella (abbastanza grande da contenere anche i tagliolini) e fate rosolare a fuoco dolce lo spicchio d’aglio spellato. Unite i funghi e farli cuocere a fuoco vivo per 5 minuti, unire un rametto di timo, spruzzate con poco vino bianco e fate evaporare. I funghi devono essere cotti ma non mollicci. Aggiustate di sale e unire il prezzemolo tritato e qualche fogliolina di timo fresco. Eliminate l’aglio e il rametto di timo.

Impastate le farine con il sale fino, il vino bianco aggiungendo acqua tiepida quanto basta per ottenere un impasto morbido e omogeneo. Qualcuno unisce anche un cucchiaio di olio d’oliva.
Tirate la sfoglia con l’apposita macchinetta. Non deve essere troppo sottile. Ricavate dei tagliolini lunghi circa 25-30cm. Devono avere più o meno una sezione quadrata.
Lessateli in abbondante acqua salata per circa 5 minuti. Scolateli al dente e fateli saltare nella padella dei funghi con poca acqua di cottura. In questo modo l'amido lega bene la pasta.
Completate con un filo d’olio a crudo e, se piace, ancora prezzemolo tritato e timo.

La semola rende la pasta gialla senza l'uso di uova e ruvida così assorbe meglio il sugo.










 
 
 
 
 

 
 
 
 

 

3 commenti:

  1. Anch'io amo leggere ma non mi attacco morbosamente al libro..anzi spesso una volta letti li regalo o se posso li prendo già usati così...x il prestito la penso esattamente come te. Bisogna rispettare chi ti ha gentilmente concesso una sua cosa ed averne cura, nonché riconsegnarla in tempi celeri..non sai quante cose penso di avere sparse x il mondo :-P
    Ma torniamo alla cucina, il tuo piatto è troppo goloso..mi hai fatto venire l'acquolina anche a quest'ora :-P

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  2. che buoni i funghi, a me piacciono tanto!come stai? tutto bene?un bacione:)

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  3. Siamo uguali, prestare un libro è togliermi minimo un anno di vita, quindi trovo scuse incredibili per non prestarli, arrivo persino a regalarlo (magari in edizione economica) pur di non separarmi dalla creatura! Anche perché effettivamente, non tornano e se tornano sono irriconoscibili..... Capita però che a me li prestino, perché li tratto benissimo, li curo come neonati prematuri e li restituisco a breve. Per fortuna! Il piatto ligure è super, complimenti. Ora vado a leggere l'altro post ;)

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