“… non sei tu che dici al
pane cosa fare. Lui lo dice a te. Lo capisci dall'aspetto, dal tatto, dall'odore, dal gusto. Da quanto è caldo o quanto è freddo. Umido o secco.”
Solo
Pane. Judi Hendricks.
Ciao
a tutti. Son tornata.
Mi
sono presa una piccola pausa. Ma ho continuato a cucinare, sperimentare,
pasticciare in cucina. E leggere.
Anzi
in questi giorni ho rimesso un po’ d’ordine alla mia libreria che chiedeva
pietà.
Prima
o poi mi convertirò all’ e-book.
La
mia libreria me lo chiede, sta quasi cedendo sotto il peso dei vari volumi.
La
mia casa tutta me lo chiede, perché i libri stanno invadendo ogni spazio
disponibile. Anche non propriamente a loro destinato.
Inoltre
si stanno accumulando anche i libri di mio figlio, che fortunatamente ha
ereditato da me la passione per la lettura.
Si,
devo proprio decidermi a comprare un e-book.
Me
lo hanno consigliato in tanti. Amici appassionati di libri come me che non
sapevano più dove metterli. Mi hanno detto tutti che è pratico, non stanca la
vista come gli altri schermi, ci stanno un sacco di volumi dentro e quindi è senz'altro più comodo portarseli dietro.
Soprattutto
per me che non leggo mai un libro alla volta, quindi viaggio con tre o quattro
infilati in borsa. Non è per niente comodo. Mettiamoci anche che i libri in
e-book sono più economici, e di parecchio. Ma fin’ora non mi sono ancora
decisa.
Perché
il mio rapporto coi libri è anche fisico. Con la carta, l’inchiostro.
L’odore
che emana un libro nuovo. Il contatto con le pagine mentre leggo.
A volte mi
scopro a scorrere le righe col dito come i bambini piccoli, solo per il gusto
di accompagnare fisicamente la lettura.
Così
ho la libreria stracolma. Qualcuno è ancora nuovo e aspetta il suo momento,
altri li ho letti e riletti più volte.
Qualche
giorno fa mi è ricapitato in mano un piccolo romanzo dalla copertina carina.
Su
uno sfondo verde pastello ci sono dei piccoli panini a forma di maialino, con
tanto di orecchie e musetto buffo. In bocca tengono una monetina da un
centesimo di dollaro.
Il
libro è di un po’ di anni fa, del 2001 per la precisione. Edito in Italia da
SALANI nel 2002.
Si
intitola “ SOLO PANE ”.
L’autrice è Judi Hendricks.
Contrariamente
a quello che potrebbero far pensare il titolo e la copertina, non si tratta di
un libro di cucina, magari sulla panificazione, ma di un romanzo.
Però
il pane è anche un po’ protagonista di questa storia, insieme a biscotti,
muffins e dolci.
Perché
è grazie al ritrovato amore per l’impasto, il lievito, la farina, lo zucchero
eccetera che la protagonista ritrova anche se stessa e la voglia di
ricominciare a vivere.
Wyn
è una giovane donna “felicemente” sposata con un marito in carriera, una bella
macchina e una bella villa sulle colline di Los Angeles. Tutto perfetto.
Solo
che all'improvviso tutto cambia, quando il marito un bel giorno, così di punto
in bianco, decide che lei deve andare via di casa perché sente che “loro due”
hanno bisogno di una pausa di riflessione. Perché lui, poverino, è in una fase
delicata sul lavoro, è stressato e sente che non riesce a renderla felice.
Già
mi verrebbe da sputargli in un occhio, come minimo.
Ma
come? Tu sei in crisi e mandi via lei? Che signore.
Infatti
si scopre che, come sempre, la pausa di riflessione ha un nome e un cognome,
che la fase delicata al lavoro ha due gambe e due tette e che lo stress non è
poi così stressante.
Ovviamente
Wyn cade in uno stato di depressione, ira, disgusto. Mettiamoci pure una mamma
un tantino ingombrante. Il fatto che quel gran figlio … ehm principe consorte
ha pensato bene di sbatterla letteralmente fuori di casa, facendole trovare
tutte le sue cose sul portico della villa con la serratura cambiata. Mettiamoci
infine che lei si ritrova senza lavoro, perché fin’ora aveva dovuto fare la
bella moglie di rappresentanza e basta, non senza benefits per carità, ma anche
parecchie rinunce. Insomma ce n’è di che disperarsi.
Per
un po’ si dispera infatti.
Poi
però succede qualcosa. Ricomincia a impastare. Riscopre l’amore per il pane. Si
ricorda di quello che aveva imparato da ragazzina, quando lavorava alla pari in
una panetteria in un piccolo paesino in Francia. E le cose prendono una piega
inaspettata.
Si
trasferisce a Seattle da una sua vecchia amica e lì ricomincia a vivere, a
riscoprire se stessa, quello che vuole veramente dalla vita. Trova lavoro,
casa, amici. Anche un rapporto nuovo con la madre. Capisce tante cose del suo
passato che forse non aveva voluto vedere. Perdona e si perdona.
Il
racconto vola via veloce. Ci si ritrova subito coinvolti dalla storia,
arrabbiati, indignati ma anche divertiti. Perché la vena ironica non viene mai
meno. Fortunatamente.
Tutto
questo è accompagnato costantemente dal profumo del pane appena sfornato, dei
dolci, dei biscotti. Quasi in ogni capitolo infatti c’è una ricetta.
Quindi
per me abbinare una ricetta al libro è stato un compito fin troppo facile. Non
potevo esimermi dal farlo.
Quello
che è stato difficile è il mettere in pratica queste ricette. Perché son tutte
con le dosi in “cups” e “spoons”, le tazze e i cucchiai americani, che sono
quanto di più impreciso ci possa essere, soprattutto se si tratta di dolci. La
pasticceria si sa è una scienza esatta.
Sulla
prima pagina del libro c’è indicato che una tazza equivale a 230ml o 20
cucchiai da minestra. Peccato che noi di solito misuriamo tutto in grammi e che
il peso dei vari ingredienti sia molto variabile rispetto al volume.
Quindi
mi sono attivata per trovare una tabella di conversione.
Una. Si fa presto a
dire una.
Ne
ho trovate almeno 5. Tutte diverse.
Se per alcuni ingredienti, tipo lo
zucchero, erano concordi, su altri non c’era la minima uniformità. Uno per
tutti la farina. Inoltre si deve considerare anche il tipo di farina: 0, 00, semola,
integrale, ecc.
Per
non parlare dei liquidi o di alimenti tipo la frutta secca: bisogna vedere se
si intende intera, a lamelle, in granella o macinata fine. C’è differenza.
Insomma
mi sono cacciata in un bel ginepraio.
Avevo
pensato di usare una semplice tazza da cappuccino, una Mug per intenderci, e
usarla semplicemente come unità di misura. Lasciando perdere la bilancia. Ma mi
sembrava un metodo un po’ troppo empirico.
Alla
fine mi sono affidata alla tabella di Laurel
Evans, che ho trovato nel suo blog (www.unamericanaincucina.com). Lei è americana e vive in Italia, quindi
conosce entrambi i metodi. Per
alcune cose che non erano menzionate ho usato le tabelle di Stefania (www.arabafeliceincucina.blogspot.it) e Jasmine (www.labna.it).
E
mi sono lanciata.
Ho
preparato le Focaccine ai mirtilli e noci pecan o Cranberry and pecan scones,
che Wyn mangia sempre a Seattle a colazione e che impara a preparare. Sono
molto simili agli scones scozzesi, credo che derivino da questi.
Sono
grossi biscotti croccanti all'esterno ma soffici all'interno, non molto dolci.
Pare che a Seattle si trovino in tutti le panetterie e pasticcerie, anche con
uvetta, ribes, arance.
“Un morso alla focaccina mi fa sorridere:
colore dorato, croccante fuori e tenera dentro, non troppo dolce e con la
giusta quantità di ribes. È buffo come una piccola cosa perfetta ti possa far
pensare che, tutto sommato, non va così male.”
Solo
pane. Judi Hendricks.
FOCACCINE AI
MIRTILLI (Cranberry and pecan scones)
Ricetta da “Solo
Pane” di J.Hendricks.
(N.B.:
Ho riportato esattamente la ricetta com'è scritta sul libro. Fra parentesi e in
corsivo ci sono le mie conversioni in grammi, le mie modifiche e le mie
annotazioni in corso d’opera.)
3 tazze di farina 00
(350g + un po’ per la lavorazione)
½ tazza di zucchero
(100g),
5 cucchiaini di
lievito in polvere ( 25g, io una bustina
di lievito per dolci + ½ cucchiaino di bicarbonato),
1 cucchiaino di sale
(io ½ scarso, preferisco non esagerare
col sale dove posso)
1 tazza di burro
freddo a pezzi (230g),
½ tazza di mirtilli
secchi fatti rinvenire nel succo d’arancia per 10 minuti (70g circa),
½ tazza di noci
pecan tostate e tritate (50g circa)*,
½ tazza di latte
(120ml circa)**
1 uovo medio,
la buccia di
un’arancia.
*se non le trovate mischiate metà noci e metà
nocciole, come dice di fare Laurel Evans.
**in qualche ricetta che ho trovato sul web
si usa latticello o succo d’arancia al posto del latte.
Mescolate la farina,
zucchero, lievito e sale in una scodella larga. Unite il burro a pezzetti e amalgamate
fino ad ottenere un composto a grossi grumi.
Strizzate i mirtilli
e aggiungeteli all'impasto insieme alle noci pecan. Battete l’uovo con il latte
e la buccia d’arancia grattata in una scodellina. Aggiungete agli altri
ingredienti e lavorate velocemente finché l’impasto diventa una palla omogenea.
L’impasto
deve avere una consistenza piuttosto morbida, tipo quella per gli gnocchi o per
la pizza. Non deve essere sodo e
compatto come quello per i normali biscotti, ma si deve poter lavorare bene.
Con queste dosi però l’impasto era decisamente molle e appiccicoso.
Credo
che ci siano troppi liquidi, per poterlo lavorare bene ho dovuto aggiungere un
paio di cucchiai di farina in più. Non so se sia dovuto alla ricetta non
precisa, alla conversione tra Cups e grammi, alla farina, al burro troppo molle
o alla cuoca.
Infarinatela e
stendetela fino a uno spessore di circa 1cm e mezzo. Tagliate nella forma
desiderata e cuocete a 160° per 25 minuti circa finché si dorano.
Si possono anche
congelare e cuocere direttamente in forno finché sono ben dorate. Ci vorrà più
tempo.
Io ho curiosato qua e la
per il web e ho notato che la forma tipica è a triangolo. Si ottiene
semplicemente stendendo l’impasto a rettangoli o cerchi di circa 20cm di
diametro, poi si tagliano a spicchi. Oppure si formano dei cerchi con un taglia
biscotti tondo di circa 6cm di diametro. O altre forme a piacere. È inutile
ritagliarli con forme complicate perché in cottura gonfiano molto e la
perderebbero.
Li ho adagiati sulla
placca coperta di carta forno un po’ distanti fra loro e li ho infornati finché sono dorati in superficie. Non importa se sembrano ancora molli e crudi, in
realtà poi si compattano un po’ raffreddandosi. Non lasciateli cuocere troppo
perché altrimenti si seccano. All'interno devono comunque rimanere soffici.
Si possono glassare prima
della cottura spennellandoli con latte e ricoprendoli con zucchero bianco o di
canna. Oppure si possono glassare anche da cotti con semplice glassa bianca di
zucchero a velo, acqua e limone (o arancia).
Durano per qualche giorno chiusi in una scatola a
chiusura ermetica. Sono buoni nel cappuccino a colazione, col caffè, col tè.
Spalmati con un velo di marmellata o crema alla nocciola e cioccolato. Sono
perfetti per la merenda a scuola dei bambini, perché non si sbriciolano troppo.
Anche x me è davvero difficile convertirmi all'e-book..amo troppo il contatto fisico con quel pezzo di carta ricco di emozioni che ho paura che uno schermo possa far assopire..
RispondiEliminaSplendido questo romanzo..come mi ritrovo nello scacciare lo stress di Wyn mettendo le mani in pasta, dimenticare tutto e tornare a vivere con il sorriso...lo mettevi in dubbio???
Fantastiche focaccine hai estrapolato da questo libro..me ne sono già innamorata :-)
Bravissima Manu <3<3<3
Manuela le tue focaccine sono troppo buone....prendo nota!
RispondiEliminacomplimenti..un bacione grande e buona giornata:)simona
Ho il tuo stesso problema: divoro libri e non ho più spazio dove tenerli, anche perché la casa dove abito è minuscola, ma non mi sono ancora convertita all'e-book per le ragioni che menzioni.
RispondiEliminaQuanto alle focaccine, hanno un aspetto molto invitante ed in effetti ricordano parecchio gli scones.
Un abbraccio