Ma anche per
il ritorno del blog o almeno una puntata speciale anche di questo.
Non so se
sarà un ritorno effettivo, la voglia di impiattare, fotografare, scrivere e smanettare sul PC non è ancora
tornata. Anzi è sempre stata la parte più faticosa.
Mi è sempre
piaciuto mettermi alla prova con tecniche nuove, ingredienti particolari o
ricette di altre culture. Anche se devo dire che ultimamente mi rifugio sempre
di più sui binari più comodi e rassicuranti dei piatti di casa mia.
Sarà il
periodo un po’ particolare, che richiede cibi confortanti.
E si che di
tempo ne avrei per trafficare in cucina.
Comunque sia,
oggi mi sono un po’ scrollata di dosso il torpore ed eccomi qui.
La mia
ricetta in realtà non ha niente di così sorprendente o geniale.
È l’input da
cui è scaturita che è molto interessante: la cucina degli scarti.
Che non è
quella degli avanzi che è innata nella nostra cultura. Si tratta proprio di
utilizzare gli scarti di verdura che normalmente finirebbero nella spazzatura e
creare un piatto di pasta.
A dire il
vero io faccio il meno scarto possibile già di solito, essendo cresciuta in
campagna sono già abituata ad usare quasi tutto.
Per esempio
le carote non le spello mai, le lavo molto bene, le gratto un po’ con uno
spazzolino e basta. Delle zucchine tolgo
solo il picciolo peloso. Dei carciofi uso anche un po’ del gambo. I semi dei pomodori e la loro acqua non li
elimino mai, nemmeno quando li mangiamo in insalata, anzi è la parte più buona
da raccogliere col pane. I torsoli dei broccoli e dei cavolfiori, se non sono
veramente brutti e legnosi (capita quando la verdura non è più freschissima),
vanno a finire nella minestra. Le pellicine delle fave guai a levarle,
soprattutto se sono piccole e tenere,
adesso è un po’ diventato uso comune spellale una per una per togliere l’amarognolo,
ma dalle mie parti ti levano il saluto per molto meno.
Anche degli
asparagi praticamente non butto mai via nulla. Tolgo solo l’ultimissima parte
del gambo, quella proprio dura. Non li spello mai, elimino con uno spelucchino
solo qualche fogliolina se li devo
cuocere interi per farli al gratin. Se devo fare un risotto o una crema neanche
quelle.
Però è un
utilizzo complessivo, parti nobili e scarti insieme. In piatti piuttosto
semplici e casalinghi dove si butta tutto dentro e via. Tipo un risotto o una
zuppa.
Fare una
pasta condita con un sugo concepito direttamente e solo dagli scarti è
tutta un’altra cosa. Bisogna davvero
ragionare in un’altra maniera.
Per la prima
volta mi sono ritrovata a mettere da parte le punte e i gambi più teneri, che
userò stasera per farcire delle crespelle, e usare solo il rimanente.
Già che
c’ero ho recuperato delle foglie ormai ingiallite di un cespo di sedano bianco,
dei veli di cipolla rossa avanzati da un soffritto e delle erbe aromatiche
secche in vasetto.
Nella foto
vedete anche una foglia di alloro, ma all'ultimo momento non l’ho usata, avevo
paura che l’aroma dell’alloro fosse troppo prevalente.
Questione
bottarga: ero indecisa, anche qui non volevo che il sapore sapido e marino del
pesce fosse troppo prevaricante. Però mi sembrava anche che potesse dare un
guizzo di sapore. Bisogna dosarla bene, non troppa, ma si deve anche capire che
c’è altrimenti non avrebbe senso.
Alla fine ho
preferito non metterla e usarla eventualmente dopo, da grattugiare sul piatto.
Io la
preferisco senza, perché tende a coprire un po’ il resto dei sapori. Neanche a
dirlo mio marito e mio figlio invece l’hanno apprezzata con, ma loro
mangerebbero la bottarga anche da sola a morsi.
Ancora una volta grazie a MTChallenge, ad Alessandra e Greta e alle loro menti
vulcaniche, per avermi risvegliata dal letargo, per avermi fatto tornare la voglia di mettermi in gioco. So di non aver fatto una gran prova di abilità, ma mai come questa volta ho giocato per esserci, per il gruppo, per la voglia di far qualcosa insieme.
Adesso vado di ricetta perchè poi divento piagnucolosa e sentimentale.
PENNE CON SALSA AI GAMBI DI ASPARAGI, MOLLICA
CROCCANTE ALLE ERBE E NUVOLE DI ASPARAGI FRITTI.
(Bottarga
si, bottarga no, il dibattito è ancora acceso)
Ingredienti
per 3 persone
250g di mezze
penne
un mazzetto di asparagi freschi
un mazzetto di asparagi freschi
1 spicchio
di aglio
2 manciate
di foglie appassite di sedano bianco
2 fette di pane
raffermo
Maggiorana
secca
Erba
cipollina secca
Qualche velo
esterno di cipolla rossa
Olio
extravergine di oliva
Sale
Bottarga di
tonno intera o macinata (facoltativa)
Sciacquate
bene gli asparagi e pelate i gambi col pelapatate, parificate le punte
tagliando via la parte più dura, circa
10 cm.
Tenete da
parte in frigo le punte che vi serviranno per un’altra preparazione. Per esempio potete lessarli a
vapore e farli gratinare in forno con poca besciamella, Fontina e Parmigiano
grattugiato. Invece dovete occuparvi degli scarti.
Portate a
bollore una capace pentola d’acqua con le bucce di cipolla.
Col
pelapatate avrete ottenuto dei filamenti dai gambi degli asparagi. Tenetene
da parte 2/3, magari scegliendo quelli più lunghi. Il resto
tritatelo finemente a coltello.
Tagliate la
parte dura dei gambi a dadini molto piccoli e poi tritateli più finemente
possibile. Tritate insieme anche qualche foglia di sedano.
Ho cercato
di utilizzare tutto il gambo fino in fondo; qualche asparago, i più grossi,
avevano un fondo particolarmente legnoso, l’ho messo a bollire nell'acqua con
le bucce di cipolla, così ho cercato di prelevare con un coltello ancora un po’
di polpa.
Scaldate 3
cucchiai di olio d’oliva in una padella grande con lo spicchio d’aglio, unite
il trito di asparagi e fate rosolare bene. Bagnate con l’acqua bollente
aromatizzata e fate cuocere per 15 minuti, deve essere ben tenero. Non deve
asciugare troppo.
Insaporite
con una bella presa di maggiorana e erba cipollina secche. Aggiustate di sale
ed eliminate l’aglio. Il sugo, per tanto lo si faccia cuocere non rimarrà
cremoso, ma piuttosto granuloso e con qualche parte un po’ più consistente al
palato, perché ho usato solo le parti più dure degli asparagi. Anche il colore
non sarà di un bel verde brillante, ma piuttosto chiaro.
Tritate le
foglie di sedano finemente. Frullate la mollica di pane con le foglie di
sedano, un cucchiaino di maggiorana ed uno di erba cipollina. Dovete ottenere
delle briciole piuttosto grossolane. Scaldate due cucchiai di olio in un
padellino antiaderente e fatevi tostare il composto di pane. Tenete da parte al
caldo.
Scaldate 3-4
cucchiai di olio di semi in un piccolo padellino e fatevi friggere i filamenti
di asparagi, un mucchietto per volta, raggruppandoli con la forchetta in modo
da creare delle nuvole. Scolateli quando sono ben croccanti e teneteli al
caldo. Questo passaggio potete farlo mentre la pasta cuoce.
Salate
l’acqua aromatizzata, eliminate le bucce di cipolla, e fatevi lessare la pasta.
Scolatela piuttosto al dente, prelevandola dalla pentola con una schiumarola.
Mettetela
nella padella col condimento di asparagi e fatela saltare 2-3 minuti
aggiungendo poca acqua di cottura alla volta. Mantecate ancora con un filo di
olio a crudo. La pasta deve assorbire la parte liquida del sugo insaporendosi
bene, non deve essere troppo asciutta, ma nemmeno bisogna aggiungere troppa
acqua altrimenti rimane slavata.
Impiattate
spolverando di pane croccante e guarnendo con la nuvola di asparagi.
NOTE
La Bottarga: se decidete di usarla, grattugiatene poca nel
sugo, prima di aggiustare di sale perché è molto sapida. Aggiungetene poi una
grattatina nei piatti di servizio, insieme al pane aromatico. La metto in fondo
come aggiunta perché la pasta secondo me funziona anche senza, ma i miei uomini
l’hanno preferita con. Sarà che io non ne vado matta, sarà che avrei preferito
una grattata di pecorino sardo non troppo stagionato, che usato in mantecatura
avrebbe anche legato di più il sugo, però non lo avevo.
Gli scarti
degli asparagi non differiscono dalla parte nobile nel sapore, sanno di asparago
insomma. La differenza la fa la consistenza e il colore. Per tanto lo si faccia
cuocere il sugo non rimarrà cremoso, ma piuttosto granuloso e ruvido al palato perché
fatto con le parti più dure e fibrose. Potevo forse frullarlo col mixer ma
avrebbe perso la sua peculiarità, non ci sarebbe stata differenza che usare l’asparago
intero.
La mia
intenzione era quella di risaltare solo gli scarti.
Forse avrei
potuto frullare un paio di asparagi interi lessati e aggiungerli al sugo per
dare la cremosità senza eliminare la parte ruvida al palato e ne avrebbe
guadagnato anche il colore del piatto finale.
Oppure avrei
potuto aggiungere cremosità con del formaggio, pecorino o parmigiano, non
troppo altrimenti si coprono il resto dei sapori. Riproverò.
Il pane croccante
ha un buon profumo di erbe aromatiche, soprattutto il sedano gli da una nota
molto fresca e piacevole, non volevo rischiare che venisse coperto.
Le nuvolette
di asparagi fritti sono un giochino divertente. Sono scenografiche il giusto,
ma si mangiano bene con tutto il resto. Devono essere belle croccanti e
asciutte.
adoro le foglie del sedano e qui direi che sono in ottima compagnia: il piatto fa golissima!
RispondiEliminaAnch'io utilizzo gli scarti con il tuo stesso approccio. Per esempio oggi che ho fatto la spesa al supermercato ho acquistato i finocchi e domani le parti i ciuffi e i "gambi" li sposo con le carote e ci faccio una vellutata. Non sono così brava a concepire un piatto solo con gli scarti, come hai fatto tu. La bottarga la metterei eccome !
RispondiEliminaBrava, Manu, ti sei cimentata con lo scarto più ostico, la parte terminale dei gambi degli asparagi, che non perde la fibrosità neppure con le cotture più lunghe e l'hai risolta in modo intelligente e creativo. Te la sei cavato molto bene anche con l'abbinamento (altra nota dolente, con gli asparagi), ricorrendo ad uno scarto compatibile, diciamo così :) ma attenuandone il sapore con lo stratagemma delle briciole di pane. Come te, non avrei messo la bottarga, perché uccide la delicatezza del sugo: avrei però aggiunto scorza di limone e pepe bianco, per bilanciare il grasso del fritto e dare freschezza al piatto. Ma è un dettaglio, naturalmente, che nulla toglie alla tua bella prova: brava!
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