Pagine

domenica 30 luglio 2017

SCALLION PANCAKE E IL NUOVO LIBRO DELL’MTCHALLENGE.

Ovvero “The crêpe is the new Black
L’ultimo nato in casa MTC è uscito solo da poco più di un mese ed è già andato a ruba, d'altronde non poteva che essere così, visto il successo dei precedenti.
Potrò essere anche di parte, e lo sono, ma questo libro è davvero favoloso.
Come tutti quelli che lo hanno preceduto anche questo è un libro monotematico, ma non per questo meno ricco. L’argomento sono le crêpes, crespelle e cialde e tutte le loro sorelle, cugine e parenti varie sparse per il mondo.
Un tour gastronomico completo a colpi di spatole e padelle. Con tutto il bagaglio di ripieni, creme, salse sciroppi che queste preparazioni necessitano, per diventare antipasti sfiziosi, primi robusti, piatti unici, dolci voluttuosi, ma anche merende e colazioni un po’ diverse dal solito cappuccino e brioche.





Le ricette della community Mtc, sempre collaudate e approvate, sono illustrate da una impareggiabile Mai Esteve, la super grafica che ci regala ogni mese fantastici banner, e arricchite dagli scatti un grandissimo fotografo, Paolo Picciotto. Il tutto sotto la regia attenta e sagace della nostra capa indiscussa, Alessandra Gennaro, che poi è la mente (diabolica) dietro a tutto questo.

Per chi come me ha avuto l’onore di comparire nei libri dell’MTC è bene ricordare che il nostro impegno è consistito in pochi minuti di lavoro al PC. 
Ovviamente non parlo della realizzazione delle ricette, quelle di solito sono state già fatte e pubblicate nei blog precedentemente. Mi riferisco al momento in cui si viene coinvolti di persona per i libri. La cosa di solito funziona così: arriva una mail di Alessandra, o di una collaboratrice, che informa che la tal ricetta è stata scelta per essere inserita nel libro: va bene?  Si ovviamente si, con tutto il cuore si.
Segue allegato con la bozza della ricetta e richiesta di revisione: controllare eventuali errori di copiatura, dosaggi sbagliati, nome corretto del blog e nome e cognome senza storpiature. Quanto ci vuole in tutto? Cinque minuti tra leggere, correggere e rinviare. Bon, finito lì. Si può tornare ai nostri soliti tran tran quotidiani. Ci si può scordare del libro fino all’annuncio ufficiale della pubblicazione.

Il grosso del lavoro però deve ancora venire: bisogna  scrivere, correggere, riscrivere e controllare di nuovo e questo mal di pancia tocca ad Ale, compreso litigare, pardon discutere con casa editrice, blogger ansiose e isteriche e l’universo mondo, perché il libro veda la luce nei tempi stabiliti e nel modo migliore.
La palla poi passa a Mai e alle sue mani creative, ogni volta si pensa che è stata superlativa e quella dopo si supera nuovamente.
Poi arriva il momento delle fotografie e se qualcuno qui sa che lavoro infame può essere fotografare del cibo, contando tutta la fila di santini richiamati in aiuto, quella sono io. Io sto alla food photography come l’orlo della gonna alle ginocchia di M.me Macron. Apprezzo una fotografia fatta bene, con il piatto che invita letteralmente a essere mangiato. Comprendo anche l’importanza e l’impatto delle immagini se ci si occupa di cibo “virtuale” su carta o web, seppur per hobby come me. Io ci provo anche, ma la dura realtà è che proprio non sono capace e non ho pazienza: sposto cose, metto e tolgo suppellettili varie, zoomo, cerco la luce giusta, sbuffo, impreco, sacramento in ostrogoto poi finisco per scattare un centinaio di foto tutte simili nella loro banalità e nessuna che si avvicini lontanamente a quello che avevo in mente. Mi arrendo.
Per fortuna che l’MTC ha un fotografo professionista, Paolo, che sa cosa vuole fare e come farlo. Infatti le sue foto sono perfette.
Ma c’è anche chi prepara il set, croce e delizia di ogni food blogger che si rispetti, perché di props, tovagliette, posatine e suppellettili non ce n’è mai abbastanza.
“E se ci mettessi anche un nastrino? O un paio di fiori secchi?” che poi non ci azzeccano nulla con il piatto in questione ma tant’è un tocco rustico-chic non lo si nega mai. Posso solo immaginare il poveruomo, circondato da donne blogger.
Va detto che le suddette si sono anche prese la briga di cucinare i piatti per le fotografie, preparando anche ricette altrui, cercando magari ingredienti particolari che mannaggia al lemon grass e al pepe di Sichuan. Di tutto il gruppetto cito Vittoria Traversa come portavoce per i miei ringraziamenti.

Un grazie doveroso va anche ai membri della redazione dell’MTChallenge che ogni mese fanno correre una macchina sempre più perfetta, con tutto quello che comporta in termini di impegno e tempo sottratto magari alla famiglia, alle proprie vicende personali e al proprio blog. Ne cito una su tutti, Giulia Robert di Alterkitchen.

Perché tutti questi ringraziamenti? Perché si. Perché mi va di farli e non per piaggeria, non ne hanno bisogno, ma perché lo trovo giusto. E se per questo qualcuno mi riterrà una lecchina, pazienza, problemi suoi. Chi mi conosce sa che sono un orso che non si perde in smancerie e quando mi allargo vuol dire che ci tengo davvero.

Alla fine il libro arriva dove deve arrivare: nelle cucine di chi vuol preparare qualcosa di nuovo, sfizioso, da porca figura insomma.
È esattamente un mese che ho il libro tra le mani, l’ho sfogliato tutto, ho messo post-it praticamente in ogni pagina, non sapevo da cosa iniziare.
Sono stata fortemente attratta dalle ricette esotiche: l’ Okonomiyaki giapponese, la Aloo Paratha indiana, ma anche la Arepa venezuelana ha il suo perché. Mi sono buttata subito sui Banh xeo vietnamiti, a metà tra crepe e omelette, senza glutine, senza latte e senza uova, ma incredibilmente buoni,  però non ho fatto in tempo a fotografarli perché erano già spariti.
Per partecipare all’MTC Summer Edition occorre realizzare una ricetta del libro.
Per togliermi dall’impaccio della scelta mio marito ha usato un metodo altamente scientifico: ha preso il libro e ha aperto a caso. Il CNR sta pensando di assumerlo.
Che poi non so quanto sia stato il caso, visto che questi pancake li aveva già adocchiati da tempo. Forse il caso avrà avuto un piccolo aiuto.
Vada per gli Scallion pancake, uno street food molto amato in Cina, sorta di piadine sfogliate, arricchite con cipollotto. Si mangiano caldissime, da sole o accompagnate con salsa di soia. Io le ho servite con un semplice patè di melanzane, che poi è una delle mie ricette che compare nel libro.
La scelta oltretutto non poteva essere più azzeccata visto che viene dal blog e dalle manine sante della nostra Mai Esteve.
Ultima cosa da dire e poi cuciniamo sul serio: i proventi di questo libro, come per tutti gli altri dell’MTC, andranno a sostenere l’associazione “Piazza dei Mestieri” di Torino, ma recentemente presente anche in altre città italiane, che si prefigge di inserire nel mondo del lavoro tutti quei ragazzi che hanno per vari motivi abbandonato precocemente gli studi, fornendo diplomi e titoli professionali. Il sostegno è volto a creare borse di studio. Ci tenevo in modo particolare a ricordarlo.
Bando alle ciance, scaldiamo le padelle e si cucina.









Scallion Pancake made in Taiwan
Di Mai Esteve. Dal libro “The crêpes is the new black”.

Ingredienti per circa 6 pancake:
180g di farina bianca,
100-120 ml di acqua,
1 cucchiaino di sale,
olio di sesamo o di altri semi,
3 cipollotti freschi o un mazzetto di erba cipollina.

Preparazione:
tritate finemente i cipollotti, compresa la parte verde più tenera o l’erba cipollina.
Mischiate la farina con il sale in una ciotola. Scaldate l’acqua fin quasi al bollore e versatela pian piano sulla farina mescolando con un cucchiaio di legno per non bruciarvi. Quando avrete un impasto omogeneo versatelo sulla spianatoia ben infarinata e lavorate con le mani fino ad avere un impasto liscio, setoso e non più appiccicoso.
Dividete l’impasto in sei palline uguali. Stendete una pallina col mattarello in un cerchio molto sottile, un paio di mm. Spennellatelo con poco olio di semi, arrotolatelo a sigaretta non troppo stretta e poi a spirale. Spianatelo nuovamente
Distribuite sul disco di pasta un cucchiaio di cipollotto tritato, arrotolatelo ancora a sigaretta e poi a spirale. Non arrotolatelo troppo stretto
Fate lo stesso per tutte le palline di pasta, ottenendo sei spirali.
Se non le cuocete subito adagiatele su un vassoio leggermente infarinato e copritele con un canovaccio pulito.
Stendete le spirali di pasta schiacciando delicatamente col mattarello, ottenendo dei dischi di circa 10 cm di spessore.
Scaldate 2-3 cucchiai di olio di semi in una padella pesante, friggete i dischi uno alla volta, facendoli dorare bene da ogni lato.
Serviteli subito.



Note:
Non schiacciate troppo la pasta col mattarello all’ultimo step per formare i pancake, così non esce l’aria dalle varie piegature che li rende poi friabili e croccanti, quasi sfogliati, in cottura.
Si possono cuocere immediatamente, ma come per le nostre piadine trovo che giovino di una mezz'oretta di riposo, non so se è un caso ma gonfiano di più in cottura.
Adagiateli nella padella ben calda, ma poi abbassate il fuoco in modo che cuociano bene anche all'interno senza bruciare subito in superficie, caso mai rialzate il fuoco alla fine per rosolarli.

Questi pancake possono essere gustati in purezza o intinti nella onnipresente salsa di soia o qualche derivata.
Ma nulla vieta di accompagnarli con quello che la fantasia suggerisce.
Tipo un mediterraneo patè di melanzane.
Una mia versione, facile e “casalinga”,  ispirata al mediorientale Babaganouch, che è  presente nel libro.




Patè di melanzane.

Ingredienti:
2 melanzane viola grandi,
1 spicchio d’aglio,
peperoncino,
origano secco,
il succo di ½ limone,
1 cucchiaio di Tahina (crema al sesamo, facoltativa),
prezzemolo tritato,
olio extra vergine d’oliva,
sale.

Tagliate le melanzane a dadini: se volete un patè più fine e omogeneo togliete la pelle, se lo volete più saporito e ruvido lasciatela. Mettete i dadini in uno scolapasta, cospargeteli di sale e lasciatelo sgocciolare per mezz’ora circa, sciacquateli sotto l’acqua corrente e fateli stufare in una larga padella antiaderente con lo spicchio d’aglio spellato e due cucchiai di olio. Mescolate di tanto in tanto.

Insaporite con peperoncino e origano. Frullatele, eventualmente eliminate l’aglio, con la tahina, il succo del limone e un filo d’olio fino ad ottenere una crema. Regolate di sale e peperoncino. Servite con prezzemolo tritato.



1 commento:

  1. Che meraviglia Manu! Direi che non puoi proprio lamentarti del risultato ^_*
    Buon inizio settimana e a presto <3

    RispondiElimina

Spero vi siate divertiti qui da me. La mia porta è sempre aperta a tutti quelli che vogliono condividere con me la passione per la cucina e i libri. In amicizia e serenità. Sarò felicissima se mi lascerete un commento, un'opinione, un consiglio ...anche solo un saluto! Fa davero piacere avere un segno del vostro passaggo qui.