mercoledì 29 maggio 2013

IMBUCATA A UNA FESTA

Girando per il web, giorni fa mi sono imbattuta in un blog davvero interessante, si chiama Torsolo di mela, di Chiara . Li ho trovato una pagina (CONTEST ADVISOR) dove ci sono catalogati, in ordine di data di scadenza, tutti contest in corso, se non tutti almeno una larga parte.
Che idea fantastica che ha avuto Chiara ! Ovviamente ho inserito subito la pagina tra i miei preferiti.

In occasione del “compli. Blog”  di PASSIONE COMMESTIBILE, Lucia ha avuto l’idea di organizzare un pranzo completo dove ogni invitato si occupa di preparare una portata. Brava! Mi piacciono questo genere di feste.

A me piace molto organizzare cene e pranzi per parenti e amici, soprattutto perché ne approfitto sempre per sperimentare qualche ricetta nuova o per cucinare quei piatti che quotidianamente non si preparano mai. Mi piace organizzare il menù, fare la spesa e farmi un piano di lavoro da seguire, adoro cancellare via via le voci che ho segnato e vedere i piatti prendere forma. La soddisfazione se la cena è gradita è enorme.

Però c’è un però: devo ammettere che a volte arrivo al momento della cena già stanca, anche perché io esagero sempre. Non sia mai che mi limiti nel numero di portate o nelle dosi: “ma se poi non bastasse?” poi se avanza mi faccio le paranoie:”ma allora non è piaciuto”. Un amico mi ha detto che la mia unità di misura è il BANCALE!!

Nella mia famiglia, in una cena o pranzo con invitati, ci devono essere gli antipasti e mai meno di 5, sarebbe un disonore, il primo può essere anche uno solo (perché di solito si tratta di un piattino “leggero” e “delicato” tipo i ravioli al ragù) ma i secondi no, almeno due, scherziamo? E poi i contorni, i formaggi, i dolci (avete notato che uso sempre il plurale?), frutta, caffè e ammazza caffè... non sono pranzi sono battaglie campali!
Quando il numero dei commensali supera il 10 però scatta il mutuo soccorso: chi si occupa di una cosa, chi di un’altra … alla fine c’è roba per una caserma di alpini ma almeno si è tutti più rilassati.

Quindi mi sono subito auto invitata, anche se proprio all’ultimo momento e ho deciso di portare un primo piatto: gnocchi (ancora!)  Io li adoro, tutti i tipi, e so che incontrano sempre il favore di tutti. Mentre altri tipi di pasta fatta in casa sono più legati a una stagione o periodo dell’anno, gli gnocchi secondo me vanno bene sempre, basta cambiare qualcosa nell’impasto o nel condimento ed è fatta. Questi li ho fatti qualche tempo fa, il blog era ancora in embrione, la foto l’ha scattata mio marito, prima che ci avventassimo sopra. Per cui l’impiattamento non è un granché, veramente non c’è nemmeno l’impiattamento … direttamente in padella … diciamo che fa tanto country … diciamo così va!!

Comunque BUON COMPLIBLOG Lucia!!!!

 





 

GNOCCHI DI RICOTTA E ROBIOLA CON ASPARAGI E PANCETTA.

Ingredienti per 4 persone:

300g ricotta,
200g robiola fresca (io avevo quella di Roccaverano),
1 uovo grande,
2 cucchiai di grana grattugiato,
250g circa di semola fine,
1 mazzo di asparagi,
150g di pancetta a fiammiferi,
100g provolone piccante,
1 spicchio d’aglio,
sale, noce moscata,
olio extra vergine d’oliva.

Impastare la ricotta con la robiola, il grana, l’uovo, la farina, un pizzico di sale e una grattatina di noce moscata, bisogna ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso. Non usare troppa farina altrimenti si induriscono in cottura.
Formare tanti rotolini come grissini e tagliarli a pezzetti piccoli di circa 2cm, passarli poi con una forchetta o l’apposito riga-gnocchi.
Pulire gli asparagi ed eliminare le parti dure, raschiare i gambi per togliere le foglioline (io non li pelo col pelapatate perché mi sembra di sprecarli, è sufficiente staccare tutte le foglioline con un coltellino). Tagliarli poi a pezzetti lunghi 1/2cm circa.
Far rosolare lo spicchio d’aglio spellato in una padella con 3 cucchiai di olio d’oliva, unire gli asparagi e farli cuocere per 10 minuti, unendo poca acqua, salare e lasciare che si asciughino.
Aggiungere la pancetta e farla rosolare molto bene.
Lessare gli gnocchi in abbondante acqua salata, scolandoli man mano che vengono a galla, farli saltare nella padella con gli asparagi con un cucchiaio di acqua di cottura.
Completare con il provolone a dadini e servire.

Questo piatto è facile da fare e presenta davvero bene, gli asparagi si possono cuocere in anticipo e poi unire la pancetta all’ultimo. Gli gnocchi possono essere fatti anche qualche ora prima e messi nei vassoi ben larghi e tenuti in frigo fino al momento di usarli.

Addirittura si possono congelare, sempre nei vassoi, poi vanno messi nei sacchetti trasparenti; vanno poi cotti senza farli scongelare, ma pochi alla volta così l’acqua non perde il bollore e non si attaccano.
 
 
 
 
 

OGNUNO HA LE SUE CERTEZZE.


Di recente ho sentito qualcuno asserire con incrollabile certezza che non bisogna ASSOLUTAMENTE mettere il timo sul pesce.  No, NO e POI NO, il timo va bene con la carne ma non sul pesce, lo dice anche Carlo Cracco! Beh se lo dice lui … io appunto mi sono subito preoccupata di usarlo il prima possibile.
Lo so che sembro sempre il Bastian Contrario della situazione, ma è più forte di me.

In fondo il timo è un’erba aromatica e così come le altre può piacere o no. A me guarda caso piace e parecchio e non vedo perché non dovrebbe stare bene con il pesce. Secondo me è solo questione di gusti.
Io per esempio non amo il limone sul fritto di pesce, trovo che copra il sapore e ammosci la croccantezza del fritto, oppure uso pochissimo la menta o mentuccia, non la amo molto e non sopporto l’abuso del prezzemolo tritato per guarnire qualsiasi piatto. Ma sono gusti e opinioni mie quindi lascio agli altri il beneficio del dubbio.

Veniamo al timo: mi hanno regalato delle belle trote appena pescate e le ho volute cucinare nel modo più semplice, al forno con tutte le erbette fresche del mio terrazzo … timo compreso!
Mi spiace per il sig. Cracco, ma tanto sono certa che non lo verrà mai a sapere … però sono abbastanza convinta che se le sarebbe sbafate pure lui!

 





TROTE AL FORNO.

Ingredienti per 3-4 persone:

3 trote da 400g circa,
2 spicchi d’aglio,
salvia, rosmarino,maggiorana, timo e prezzemolo freschi,
2 cipollotti freschi (la parte verde),
olio extra vergine d’oliva,
½ bicchiere di vino bianco secco,
sale grosso.

 
Lavare bene le trote ed eviscerarle, nell’apertura della pancia inserire una foglia di salvia e un piccolo rametto di ognuna delle altre erbe aromatiche.
Mettere le trote su una placca da forno foderata di carta forno bagnata e strizzata. Sbucciate gli spicchi d’aglio e tagliateli a pezzetti, tagliate a striscioline la parte verde dei cipollotti ( la parte bianca tenera servirà per un’insalatina mista di contorno), mettete tutto intorno ai pesci insieme a qualche rametto delle erbe aromatiche.
Bagnate con il vino bianco e completate con un pizzico di sale grosso. Lasciate insaporire per mezz’oretta.  Poi infornate a 200° per 30 minuti circa.

Servire con un’ insalatina mista di songino, rucola, pomodorini e cipollotti affettati finemente.

martedì 28 maggio 2013

QUANDO SCENDO DALLA NUVOLETTA.








Oggi scrivo soltanto per ringraziare tutti quelli che mi hanno fatto l’onore e il piacere di venirmi a trovare nel mio angolino di web.

Grazie per i complimenti e gli incoraggiamenti. Per me è davvero importante sapere che ci siete. È come entrare a far parte di una comunità ed esserne accettati.

Come avrete capito questo blog è un modo per esprimere ciò che penso, riguardo alle mie passioni, cucina in primis, ma anche riguardo alle mie piccole vicende quotidiane. Uno sfogo insomma. Per cui vi ringrazio fin d’ora se voleste sopportare i miei sproloqui.

In merito al post precedente, temo di essere risultata un po’ troppo irruente, pedante forse, ma assolutamente in buona fede.
Di solito non amo le polemiche, quelle gratuite poi mi fanno venire il prurito.
La realtà è che io mi illudo che si debba andare tutti d’accordo, essere tutti simpatici e gentili reciprocamente … quello che si dice vivere su una nuvoletta, rosa per giunta !
Quando poi saltano fuori certe cose, giudizi sgradevoli o irritanti, dati solo per poterci essere … è come se improvvisamente mi ingrigissero la nuvoletta … e quindi mi avvilisco.
Dovrei imparare a fregarmene, a essere superiore, tanto peggio per loro, ma sotto sotto ci rimugino.

Piuttosto che criticare qualcuno in qualcosa che comunque si è impegnato a fare, sbagliato o no, sto zitta, soprattutto se non sono stata interpellata. Non per ipocrisia, sia chiaro, non faccio nemmeno complimenti fasulli. Solo che non mi piace mettere l’accento sugli errori altrui, se mai ce ne sono. In fondo penso sempre: ma io avrei davvero saputo fare meglio?
Comunque credo che ci sia sempre modo e modo per dire le cose. Oggi in nome della sincerità si dimentica l’educazione.

Quindi prima di parlare ci penso su, scelgo le parole con cura, cercando di dire la mia senza offendere nessuno, il più delle volte lascio perdere, preferisco tacere … Ma poi apro bocca e … e deflagro … i pensieri escono a grappolo, come le bombe.
E se ne vanno in fumo tutti i buoni propositi di diplomazia!

Colgo l’occasione per parlare di un altro libro che mi è piaciuto:

 

A NEVE FERMA di Stefania Bertola.

Adoro tutti i suoi romanzi, perché sono freschi e spensierati, ma con una bella dose di ironia
che li rende spassosi. Si leggono in un lampo.
Riesce a far vivere un sacco di personaggi contemporaneamente senza perdere il filo, rendendoli molto speciali, ognuno con una personalità spiccata e particolare, ma al tempo stesso realistici e mai sopra le righe. Poi non so perché ma io ritrovo sempre qualcuno che conosco, anche solo accennato.
Questo romanzo parla come al solito di vicende che si intrecciano intorno a un unico argomento: l’amore, ma quello incasinato e inaspettato, con risvolti a volte surreali, a volte romantici, a volte spassosi. Inoltre ha come sfondo una pasticceria e un concorso per pasticceri. Più di così.

Consiglio vivamente anche gli altri della stessa autrice:

NE PARLIAMO A CENA
BISCOTTI E SOSPETTI
ASPIRAPOLVERE DI STELLE

Se volete passare qualche ora in una nuvoletta, non proprio rosa, direi piuttosto di un bel fucsia vivace.
 
 
 
P.S. sapete come si a a modificare l'orario di pubblicazione di post e commenti? sto diventando pazza, ma continuo ad avere  quello della csta occidentle degli Stati Uniti!!!

domenica 26 maggio 2013

LA TAIEDDHRA DELLA DISCORDIA.


Da qualche mese ho scoperto il blog Menù Turistico e il suo MTChallenge.  Seguo con interesse le sfide e ogni volta aspetto di sapere quale sarà la ricetta del mese. La sfida del chilli  mi ha davvero entusiasmato. Ho anche provato a realizzare qualche ricetta e inventarmi delle varianti, ma non mi sono mai osata partecipare sul serio. Non so perché , poca fiducia in me stessa forse, i partecipanti mi sembrano sempre tutti bravi e competenti (ricette golose impittamento e foto fantastici!)
Però mi sembra anche che si divertano un sacco e che non ci sia mai una competizione troppo agguerrita. Così mi sono detta: la prossima volta partecipo pure io.

Ok, aspettiamo di vere la ricetta: la Taieddhra. Oddio cos’è? Mai sentita. No, non è vero, è la tiella pugliese, l’ho anche mangiata ed è buonissima.
Ho letto le regole della sfida, ci ho pensato un po’ su e mi è venuto in mente un piatto che la ricorda  e che ho già fatto molte volte. Basta adattarlo all’occasione, neanche tanto.
Mi sono messa all’opera e il risultato non mi è sembrato affatto male, anzi. A giudicare da come se lo sono spazzolato i miei commensali credo proprio che sia stato apprezzato.

Benissimo devo solo farmi coraggio e partecipare. Allora vado nel sito di MTChallenge, alla pagina giusta e … trovo il putiferio. Una serie di commenti agguerritissimi di chi disapprova la competizione, il voler rivisitare la tradizione, la scelta della ricetta,  anche il nome(praticamente tutto) e chi invece difende lo spirito della gara.

La prima cosa che ho pensato è stata: “ma si parla di cucina o dei massimi sistemi? Ma si può prendere tanto sul serio la questione se le zucchine sono o non sono nella tradizionale tiella pugliese?”. Evidentemente io sono ingenua e superficiale, ma non credo che mettere o meno le cozze sgusciate possa cambiare qualcosa negli equilibri di politica estera. Forse nei miei.

Lo spirito del gioco, perché di gioco si tratta, mi pare sia quello di sfidarsi su una ricetta seguendo alcune regole fisse, ovviamente, ma avendo disposizione qualche alternativa in modo che ognuno possa proporre qualcosa di personale, altrimenti non avrebbe senso. Si avrebbe una ripetizione dello stesso piatto, cambierebbero solo le stoviglie in cui è presentato. Giusto?
Allora perché ci si scalda tanto se si parla di rivisitazione, variante, ecc? 

Io lo so benissimo che non sto facendo una vera Taieddhra, ma soltanto una ricetta che ne è ispirata, ma non è questo il bello? Conoscere un piatto, apprezzarlo e lasciare che ne ispiri un altro e così via. Se non si potesse mai modificare nulla,  scomporre, reinventare, personalizare, dove sarebbe la creatività in cucina? Ttti quei libri, riviste e blog non avrebbero ragione di essere.

Francamente non sono nemmeno d’accordo con chi va ad analizzare se quella proposta da Cristian sia la vera Taieddhra o no, ma cosa significa “vera” e “tradizionale” in fondo? Lui è pugliese? Si. La sua famiglia pure? Si. La sua è una ricetta di famiglia? Si. Ecco. Dovrebbe bastare.

È vero che ci sono ricette che sono uguali da secoli e in ogni cucina della regione: per esempio il pesto ligure, che si fa sempre allo stesso modo da Spezia a Ventimiglia, ma ci sono altre ricette che differiscono persino da casa a casa, pur restando tipicamente liguri.
Nella mia famiglia e in quella di mio marito ci sono almeno tre ricette diverse della Cima, sostanzialmente sono la stessa cosa ma in realtà differiscono anche di poco. Eppure sono tutte tramandate da generazioni di massaie liguri fino al midollo. Ora qual è quella “vera”, quella più “tradizionale” delle altre? Quella più ligure?
Sinceramente noi non ci siamo mai posti il problema , a parte qualcuno, ma in ogni famiglia c’è sempre un saccente piantagrane, ci siamo comunque  goduti il piatto chiunque lo avesse cucinato, ringraziando chi continua a farlo.

Ma ci sono sepre gli esperti espertissimi che hanno pronto uno storico-esperto-ricercatore della cucinada da citare  e prendere come fonte certa e assoluta. Ora lancio una provocazione: ma siamo proprio sicuri che quello stor-esp-ric- dot-lup-mann abbia davvero in mano i teoremi assoluti della cucina? Mah!
E se il tal “Giusbino di Roccapelata” nel ‘700  ha scritto che il tal piatto si fa proprio così, vorrà dire che se ne farà una ragione.  Forse se il buon Giusbino avesse pranzato in un’altra casa o osteria avrebbe tramandato ai posteri una ricetta diversa. Potrebbe essere.

Per cui ora veniamo al dunque: ho il coraggio di partecipare o no?
Mi lancio ugualmente nella bizzarra impresa pur sapendo che attirerò gli strali di qualche conservatore della cucina?
Si, a questo punto devo proprio farlo.

Ecco quindi la mia Taieddhra apocrifa (più di così!):

 
 
 
 
 
 


 

 TAIEDDHRA … D’ALPEGGIO.

Ingredienti per 4-5 persone:
250g riso,
4 patate medie circa (600g),
500g di filetti di trota,
1 mazzo di spinaci selvatici e ortiche,
3 cipollotti freschi,
fumetto di pesce,
50g  tra parmigiano e formaggio d’alpeggio stagionato (io ho usato la Raschera),
olio extra vergine d’oliva (io quello ligure),
pepe.

 
Ho sbucciato le patate e le ho affettate non tropo sottili. Ho affettato anche i cipollotti.
Ho pulito i filetti di trota, spellandoli ed eliminando tutte le spine con una pinzetta, li ho tagliati a striscioline.
Ho sciacquato molto bene gli spinaci per eliminare la terra e la leggera peluria, ho lavato l’ortica  e l’ho tuffata per pochi secondi in acqua calda per togliere la peluria urticante.
Ho tagliato le verdure finemente.
Ho grattugiato i formaggi con la grattugia a fori larghi.
In una pirofila di ceramica ho distribuito 2-3 cucchiai di olio, ho fatto uno strato con metà patate, uno di cipollotti,  ho spolverato con una manciata di formaggi grattugiati, ho distribuito il riso e l’ho coperto con la trota a pezzetti condendola con un filo d’olio e una macinata di pepe.
Ho continuato con le erbette e coperto uno strato di patate.  Ho completato con un filo d’olio.
Infine ho versato il brodo caldo  a filo dell’ultimo strato e ho infornato a 180° per 1 ora circa.
Quando mancavano pochi minuti ho distribuito il resto del formaggio sulle patate e ho acceso il grill perché si formasse la crosticina dorata.
Non occorre mettere il sale perché il brodo è già salato                       

P.S. Questa ricetta in verità non l’ho inventata appositamente ma è una modifica (ancora!) a una ricetta di riso al forno che fa mia mamma. In oltre io la faccio anche  con l’orzo al posto del riso, ma non era valido per questo contest.
 
Le foto non sono un granchè ma le ho scattate di sera, con la luce giallognola della mia cucina, con i miei impazienti dalla fame e con la macchinetta che ho... ok ok basta scuse:-)
 
 
 
 
 
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sabato 25 maggio 2013

PRESTO CHE È TARDI!!!


Ce l’ho fatta! Avevo detto che stavo preparando una torta tutta rosa e verde e ci sono riuscita. In tempo per partecipare al contest di Food and Colors.
Per l’intero menù non c’è più il tempo, vorrà dire che lo realizzerò anche fuori concorso.
Questa torta l’ho preparata oggi perché avevo ospiti a pranzo, in realtà l’ho preparata ieri perché necessita di qualche ora di frigo, anzi se si mette una mezz’oretta in freezer è meglio perché si compatta meglio e più in fretta … solo che me la sono dimenticata in freezer e quando questa mattina l’ho tirata fuori era solida come una pietra.  
D’accordo che il pranzo era per le 13 ma avevo sinceramente paura che fosse  ancora troppo dura. invece l’errore si è rivelato tutto sommato proficuo perché ho potuto toglierla dallo stampo più agevolmente, l’ho potuta guarnire con calma e con altrettanta calma ho potuto fare le foto prima che arrivassero gli ospiti. Poi l’ho messa ad aspettare buona buona in frigo che arrivasse il suo momento di entrare in scena.
Ed era anche buona: cremosa ma compatta. Ogni tanto un colpo di fortuna ci vuole!

 




 

TORTA SEMIFREDDO PISTACCHI E MANDORLE.

Per la pasta biscotto:
4 uova,
150g farina00,
100g pistacchi tritati (io avevo quelli di Bronte che sono super),
150g zucchero semolato,
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva,
1 bustina di vanillina.

Per la crema alle fragole:
500g fragole,
100g ricotta,
100ml panna,
4 fogli di gelatina,
100g zucchero.

Per la crema bianca:
250g mascarpone,
200g Philadelphia,
100ml panna,
2 cucchiai colmi di zucchero
Fragole e pistacchi interi per guarnire.

Preparare la pasta biscotto: montare le uova con lo zucchero finché non sono gonfie e spumose, unire la vanillina, i pistacchi e la farina a poco a poco mescolando con una frusta. Infine mettere l’olio e se occorre 1-2 cucchiai di acqua o latte. Versare in una placca foderata di carta forno bagnata e strizzata. Infornare a 180° per 20 minuti. Togliere dal forno e far raffreddare.
Tagliare dalla pasta un disco del diametro di una teglia rotonda a cerniera di circa 24cm (aiutandosi con il fondo della teglia) e disporlo nel fondo della teglia. È meglio mettere prima sul fondo un cerchio di carta forno di qualche millimetro più grande così la pasta non si attacca al fondo.

Preparare le creme: tagliare le fragole pulite a dadini piccoli cospargerli con due cucchiaini di zucchero e qualche cucchiaio d’acqua e lasciarli macerare per circa mezz’ora. Sgocciolateli e con il sughetto ottenuto bagnate la pasta.
Poi frullate le fragole con lo zucchero e la ricotta. In un pentolino sciogliete la gelatina con un cucchiaio di acqua o latte, incorporatela al frullato a filo mescolando.
Montate la panna a neve e incorporatela delicatamente al composto. Mettete in frigo per 15-20 minuti, quando comincia a rassodare versare la crema sulla base di pasta. Mettere in frigo per mezz’ora (o in freezer per 15 minuti) perché si addensi.

Nel frattempo preparare la crema bianca: lavorare il mascarpone e il Philadelphia con lo zucchero, poi incorporare la panna ben montata.
Tagliare un po’ della pasta biscotto rimasta e una decina di fragole a dadini piccoli, distribuirli sulla crema di fragole e poi ricoprire con la crema bianca, livellare bene e  mettere in frigo per almeno 4 ore.
Togliere i bordi dello stampo, e far scivolare la torta sul piato eliminando la carta. Per questo è meglio metterla per 30 minuti in freezer, facilita l’operazione. (figurarsi tutta la notte !)
Guarnirla a piacere con fragole, dadini di pasta biscotto o panna montata.






 



venerdì 24 maggio 2013

ALTRO POST ALTRO CONTEST.


Ormai mi sono lanciata. Questa volta per partecipare al contest di Colors and Food, tema del mese piatti in verde e rosa. Anche questo è davvero molto intrigante e mi ha ispirato un sacco di idee, tanto che mi è venuta l’idea di preparare un intero menù tutto basato su questi colori. Per ora sono al secondo, ma il dolce è in fase di allestimento, vedremo se riesco a finirlo in tempo prima che il concorso scada, cioè domani.
Intanto comincio a dare questa mia ricetta. È molto facile da fare ma presenta bene.
Ho sbirciato qua e la concorrenza e ho visto che il livello è molto alto. Proverò senz’altro più di un piatto.

AGGIORNAMENTO: con questa ricetta vorrei partecipare al contest di Michela: RASPBERY I LOVE YOU". Come al solito mi aggiungo all'ultimo minuto, ma quando l'ho scoperto non ho potuto fare a meno di iscrivermi. Non so se sono perfettamente in regola perchè le ricette che hanno postato gli altri concorrenti sono tutte dolci ( e tutte golosissime per altro :-P) mentre io arrivo con questa che è salata. Ma non ho trovato nulla in proposito sul regolamento per cui ci provo. Male che vada parteciperò fuori concorso, comunque avrò avuto l'occasione di incontrare persone nuove. 


 



 
 
 
 
 

TAGLIATA DI TONNO CON FAVE E LAMPONI.

Per 4 persone:
2 fette spese di tonno da circa 400g l’una,
250g di lamponi,
20 baccelli di fave fresche ,
songino,
½ bicchiere di vino bianco,
2 rametti di prezzemolo,
erba cipollina,
olio extra vergine di oliva,
aceto balsamico,
zucchero,sale e pepe.

Mescolate il vino con 2-3 cucchiai di olio, ½ bicchiere di acqua, un pizzico di sale e pepe e le erbe aromatiche tritate. Fate marinare le fette di tonno per 30 minuti.

Sgranate le fave e scottatele per pochi istanti in acqua bollente salata, poi togliete la pellicina. Sciacquare delicatamente i lamponi e il songino.

Frullate 50g di lamponi con 3.4 cucchiai di olio, 2 di aceto balsamico, ½ cucchiaino di zucchero e pochissima acqua.

Cuocete il tonno in una padella col fondo pesante ben calda 3 minuti per lato, irrorandolo con poca marinata. Tagliate il tonno a fettine sottili e disporle nei piatti con il songino, i lamponi e le fave, condite con un filo d’olio e la salsina di lamponi.

 
 
 
 
 
Con questa ricetta partecipo al contest di Nonna Rica Raspberry I love you
 

EVVIVA LA RICOTTA.


 
Io adoro la ricotta. Mi piace perché sta bene con tutto e risolve un sacco di situazioni. Con un po’ di zucchero e cacao diventa una semplice merenda golosa ma se la si sa usare bene è un ingrediente prezioso per mille piatti.
Per questo che quando ho trovato il contest di Chez Monik, che richiedeva come ingrediente fondamentale proprio la ricotta, mi sono entusiasmata. Facile, ho detto, io conosco tantissime ricette che la contemplano, ho solo l’imbarazzo della scelta.
Appunto, avevo così tante idee che non sapevo quale scegliere. Vabbè che l’importante è partecipare e bla, bla, bla… ma vorrei anche fare una bella figura… un minimo di spirito di competizione ce l’ho anche io.
Così passavano i giorni e ancora non avevo deciso. In più mi si è presentato un altro problema non da poco… io in realtà non so assolutamente nulla di come funzioni un blog … ho a malapena imparato a postare le ricette e le relative foto e già mi sembrava di essere una hacker e adesso mi salta fuori sta storia del banner da mettere nella sidebar e linkare e … chi, dove, come ma soprattutto perché?
Ho dovuto ricorrere all’aiuto di mio marito anche solo per tradurmi il tutto in un linguaggio comprensibile. E chiunque abbia un marito che sia solo un pochino esperto in queste cose, sa in quale ginepraio mi sono messa, perché loro, i mariti intendo, danno per scontato che tu debba imparare tutto subito … ma dai è facile, ma come non sai cos’è un banner… ma se lo sapevo fare ti pare che chiedevo a te che hai la pazienza di un ultrà all’ultima di campionato!!
Comunque  eccomi qua, forse dico forse ce l'ho fatta … non ne sono tanto sicura però.
 
 


 
 
 
CALDO FREDDO DI RICOTTA E VERDURINE.

600g ricotta,
400g robiola,
50ml panna,
1 uovo,
2 fogli di gelatina,
1 peperone rosso piccolo,
3 zucchine chiare,
2 carote,
erba cipollina,
pancarré ai cereali,
½ cucchiaino di zucchero,
olio extra vergine d’oliva,
sale e pepe.

Preparare le verdure: tagliare tutte le verdure a dadini molto piccoli e farle rosolare in una padella con poco olio, salare e pepare, cuocere mescolando lasciandole croccanti, caramellarle con lo zucchero e un cucchiaio d’acqua.
Lavorare la ricotta con la robiola, sale e pepe, incorporare l’erba cipollina tagliata finemente e metà delle verdure (anche un pochino meno).
Dividere il composto in due. Ad una parte aggiungere l’uovo sbattuto ed amalgamare bene poi distribuire l’impasto in 4 stampini da sufflè monoporzione, imburrati. Disporre gli stampini in una teglia con acqua calda e cuocere in forno a bagnomaria per circa 45 minuti a 180°.
All’altra parte di composto unire la gelatina ammollata, sciolta nella panna e fatta intiepidire. Mescolare bene poi versare in 4 stampini da budino, fasciati con la pellicola. Mettere in frigo per almeno un’ora, o in freezer per una mezz’ora.
Tagliare dal pancarré 4 dischi della dimensione dei budini e farli tostare leggermente, sformare i budini di ricotta sui dischi di pane, disporre nei piatti con gli sformatini caldi e completare con le verdurine croccanti.
Volendo si può guarnire il piatto con la glassa all’aceto balsamico.

N.B. è meglio servire gli sformatini caldi subito, perché quando escono dal forno sono belli gonfi, poi si ammosciano come i sufflè.


 
 
 
 
 
 


mercoledì 22 maggio 2013

TANTO FA ANCORA FREDDO…


Sarà che a causa del tempo la prova costume sembra ancora molto lontana e quindi non spaventa. E comunque a me personalmente viene il nervoso da pre-spiaggia giusto una settimana prima, quando ormai c’è ben poco da fare.
Inutile tentare di rimediare nutrendomi per quei pochi giorni di sedano e carote e ingollando litri di tisana drenante. A parte vivere con l’ansia di avere un bagno sotto mano, non si conclude granché. Poi il carattere subisce pericolosi cambiamenti: io sono già poco paziente, lo riconosco,  e l’età comincia a peggiorare le cose, ma quando sono a dieta non parlo più … abbaio!

Per di più mi capita una cosa strana: io non sono molto amante dei dolci in genere, mi piace farli ma preferisco la roba salata; eppure appena pronuncio la parola dieta, anche solo se la penso, mi viene una irrefrenabile voglia di dolce, che mi spinge persino a rubare le barrette di cioccolata di mio figlio. Quelle zuccherose che si attaccano al palato, che normalmente non considero nemmeno cioccolato, ecco ieri ne ho mangiate, o meglio ingoiate tre una dietro l’altra, intere, senza nemmeno masticarle. Avevo la lingua così legata che non ho parlato per un quarto d’ora.
Poi hai voglia buttar giù tisana!

Quindi, tanto per non smentirmi, ho preparato una torta al cioccolato. Ma non per me, sia chiaro, per mio figlio, così la porta a scuola per merenda …
Inoltre mi ha aiutato lui a farla, da bravo ha pesato tutti gli ingredienti, ha mescolato; montare gli albumi a neve no, troppa fatica, ci vuole troppo tempo  (… avrà preso da qualcuno?),  insomma non potevo rifiutarmi di prepararla.

Ma è con la ricotta e senza burro, in fondo è “leggera” !

 


 

TORTA DI RICOTTA AL CIOCCOLATO.

250g ricotta,
3 uova grandi,
260g farina 00,
200g zucchero,
1 bustina di lievito,
60g cioccolato fondente,
sale un pizzico,
burro solo per la tortiera.

Lavorare a crema i tuorli con lo zucchero, finché diventano spumosi, incorporare la ricotta e la farina setacciata con il lievito, poca alla volta.
Se occorre unire 1-2 cucchiai di latte. Grattugiare grossolanamente il cioccolato e unirlo all’impasto.
Montare gli albumi a neve con un pizzico di sale e incorporarli delicatamente.
Versare in un tortiera da 24cm di diametro, leggermente imburrata ( ma se usate la carta forno non occorre) e infornare a 170° per circa 45 minuti.
Far riposare ancora per 5 minuti nel forno spento e leggermente aperto.
Quando è fredda spolverare a piacere con zucchero a velo.

domenica 19 maggio 2013

L’EPOPEA DEL CAMBIO DEGLI ARMADI.


Piove, guarda come piove, guarda come viene giù … purtroppo non è solo una canzone di Lorenzo-Jovanotti.  E fa pure un freddo caino.
Riusciremo mai a eliminare i maglioni? Ho cominciato a fare il cambio degli armadi un mese fa, quando c’è stata l’unica settimana di bel tempo che mi aveva fatto ben sperare, invece è durata poco e ora sono ancora qua con giacche e maglioni che girano per la casa, ma nel frattempo ho già dovuto tirar fuori dai meandri del ripostiglio gli scatoloni dei vestiti leggeri, perché in quella mezz’ora che c’è il sole si schianta. Per ho una una stanza che sembra un magazzino dell’Oviesse ai saldi.
Considerando che abito in montagna e che l’estate a ferragosto è bella che finita, praticamente mi devo rassegnare ad avere un’insalata di indumenti eterogenei, tutti stipati insieme nell’armadio: il girone degli indecisi! L’importante è non arrivare ad usare il pile come copricostume.

Perciò tra poco è quasi finita la primavera e praticamente non l’abbiamo nemmeno vista arrivare. Però sono arrivate le fave, un po’ in ritardo viste le temperature, almeno dalle mie parti, o meglio dalle parti di mio papà, il contadino è lui.
A noi piacciono crude, con formaggio e salame e una bella striscia di focaccia calda. E un bicchiere di vino fresco. Ma possono diventare protagoniste di piattini davvero sfiziosi.
Oggi mi andava di preparare una pasta un po’ primaverile,  con verdure saltate. Però avevo della bella pancetta a fiammiferi. Carbonara con verdure? Già fatta molte volte. Poi pasta lunga o corta? Indecisa come i vestiti.
Idea: orzo e farro. Insieme perché uno da solo non mi bastava. Di necessità virtù.

 

 
 
 
 
 
ORZO E FARRO CON FAVE, ZUCCHINE E PANCETTA.

Ingredienti per 4 persone:
4 zucchine chiare piccole,
200g di fave sgusciate,
80g di pancetta dolce a dadini,
2 cipollotti freschi,
280g circa tra farro e orzo,
pecorino romano,
olio extra vergine d’oliva,
sale.

Ho pulito i cipollotti e ho tagliato la parte più bianca e tenera a rondelle sottili. Le ho fatte dorare in una padella antiaderente con 2-3 cucchiai di olio.
Ho lavato e tagliato le zucchine a metà per il lungo e poi a rondelle, le ho messe nella padella con i cipollotti e le ho fatte rosolare a fuoco vivo per qualche istante, poi le ho bagnate con poca acqua e le ho fatte cuocere dolcemente lasciandole però croccanti.
Ho sbollentato le fave in acqua salata per un paio di minuti e le ho unite alle zucchine. Volendo si può togliere la pellicina, soprattutto se sono un po’ grosse e non freschissime, così sono meno amare. Le ho lasciate insaporire 2 minuti.
In un’altra padellina ho fatto rosolare la pancetta, senza condimento, finchè è diventata croccante.
Nel frattempo ho fatto cuocere l’orzo e il farro in acqua bollente salata e li ho scolati al dente. Li ho uniti alle verdure con 1-2 cucchiai di acqua di cottura e ho fatto saltare. Ho aggiunto un filo d'olio crudo e ho mescolato.
Infine ho unito la pancetta e il pecorino grattugiato con la grattugia a fori grossi.
Buon appetito!